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"MIO FIGLIO È STATO FILMATO MENTRE SUBIVA ABUSI SESSUALI" - LO RIVELA LA MAMMA DEL 15ENNE, AFFETTO DA UN DISTURBO COGNITIVO CHE, LA NOTTE DI HALLOWEEN, E' STATO TORTURATO A TORINO DA UN GRUPPO DI TRE SUOI COETANEI. TRA LORO ANCHE UNA RAGAZZA - LA GIOVANE, CHE È STATA INTERROGATA, MINIMIZZA E SCARICA LA RESPONSABILITA' SUGLI ALTRI DUE: "LA VERSIONE DEL 15ENNE È VERA IN PARTE. NON È STATO OBBLIGATO A FARE CERTE COSE" - IL SUO RACCONTO VIENE SMENTITO DALLA MAMMA DELLA VITTIMA: "GLI HANNO PUNTATO UN CACCIAVITE ALLA GOLA, GLI HANNO TOLTO IL TELEFONO, RASATO CAPELLI E SOPRACCIGLIA, POI LO HANNO PORTATO VERSO IL FIUME E LO HANNO COSTRETTO A ENTRARE IN ACQUA"
Estratto dell'articolo di Alberto Giulini per il “Corriere della Sera”
«So di avere colpe, ero presente e non ho agito. Mi assumo le mie responsabilità». Ha rotto il silenzio la ragazza di 16 anni indagata, insieme a un 14enne e un 15enne, per la «notte degli orrori». Il suo nome è finito nel registro degli indagati per le presunte sevizie a cui sarebbe stato sottoposto Giacomo (nome di fantasia), il ragazzo di 15 anni che ha denunciato di essere stato sequestrato e torturato ad Halloween.
I carabinieri hanno identificato i due ragazzi come principali protagonisti della notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, rilevando anche la presenza della 16enne. La ragazza, che è stata interrogata, avrebbe però ricoperto un ruolo marginale secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti.
«Sono arrivata in un secondo momento e non ho assistito a tutto — si difende la giovane —. In mia presenza Giacomo non è mai stato minacciato, così come non gli è mai stato sequestrato il telefono».
La 16enne, assistita dall’avvocato Roberto Capra, fornisce quindi una sua ricostruzione della notte di Halloween. E in particolare di quello che sarebbe accaduto all’interno dell’appartamento in cui il 15enne ha denunciato di essere stato sequestrato e torturato.
«Gli è stato detto parecchie volte di andarsene se non gli piaceva quello che stava accadendo. È voluto rimanere, non è stato obbligato a fare certe cose. Giacomo aveva il telefono in mano, se fosse stato così gravemente in pericolo come dice, se ne sarebbe potuto andare in ogni momento. Non voglio dire che abbia torto, ma non ha completamente ragione su quello che sta raccontando in giro: la sua versione è vera in parte, non del tutto».
La ricostruzione della 16enne è categoricamente smentita dalla madre di Giacomo. «Mio figlio è stato minacciato, gli hanno puntato un cacciavite alla gola — ribadisce la donna —. Quei ragazzi gli hanno tolto il telefono, hanno bloccato il numero di noi genitori e poi lo hanno torturato e picchiato per due ore, chiudendolo in bagno con una catena. Sotto la minaccia del cacciavite gli hanno rasato capelli e sopracciglia, poi lo hanno portato verso il fiume e lo hanno costretto a entrare in acqua.
Non soddisfatti, l’hanno messo sotto una fontanella, tra sputi e offese varie. Alle 13, dopo aver finito di torturarlo, l’hanno accompagnato alla stazione di Porta Nuova e gli hanno restituito il telefono. Si è fidato di quei ragazzi, Giacomo li conosceva e in generale pensa che siano tutti “migliori amici”. È un bonaccione, non ha malizia per individuare il confine tra la bontà e il male».
[...] I carabinieri hanno sequestrato i telefoni dei ragazzi alla ricerca dei video (almeno 4) che riprendono diversi momenti della «notte degli orrori». Immagini che, in un primo momento, non sono state trovate. Con ogni probabilità i video sono stati cancellati, ma potrebbero essere recuperati con una serie di accertamenti tecnici e informatici.
E potrebbero nascondere anche episodi di violenza sessuale, di cui non c’era traccia nella prima denuncia. «Giacomo è stato filmato mentre subiva abusi sessuali — spiega la madre —. Si è vergognato a dirlo subito, me lo ha riferito in un secondo momento». [...]
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