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IL MIRACOLO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: PER FARCI LAVORARE DI MENO, CI FARÀ LAVORARE DI PIÙ – COME VERRÀ RIEMPITO IL TEMPO LIBERATO DAI SOFTWARE, IN GRADO DI SOSTITUIRE GLI UMANI NELLE TASK PIÙ NOIOSE, IN UN MONDO CHE CONSIDERA LA QUANTITÀ DI ORE LAVORATE (E NON LA QUALITÀ) L’UNICO VALORE PER LA PRODUTTIVITÀ? È OVVIO, CON ALTRO LAVORO! ALLA FINE GLI UNICI BENEFICIARI DELL’IA SARANNO LE AZIENDE, CHE CERCHERANNO DI SPREMERE ANCORA DI PIÙ I LAVORATORI. MA PER QUANTO POTRANNO SOSTENERE ATTIVITÀ AD ALTA INTENSITÀ MENTALE PER DIECI ORE AL GIORNO, ALMENO CINQUE GIORNI A SETTIMANA?

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Estratto dell’articolo di Lidia Baratta per www.linkiesta.it

 

intelligenza artificiale nel lavoro

La principale caratteristica dell’intelligenza artificiale è quella di ridurre il tempo che serve per realizzare un certo lavoro. Svolgendo al posto nostro le task più ripetitive e noiose, l’Ai «libera tempo» […]. Ci regala nuovi minuti e ore che prima dedicavamo al lavoro.

 

Ci sono diversi calcoli su quanto tempo l’Ai sia in grado di farci guadagnare. Secondo l’Osservatorio Hr Innovation Practice del Politecnico di Milano, in media chi usa strumenti Ai al lavoro risparmia il 26 per cento di tempo, circa 30 minuti al giorno, ma chi è più esperto arriva anche a 50 minuti al giorno.

 

[…] La domanda ora è: cosa ne facciamo del tempo liberato dall’Ai?

 

burnout 4

Secondo il PoliMi, il 60 per cento dei lavoratori usa il tempo guadagnato per svolgere le stesse attività con maggiore produttività, mentre il 44 per cento per attività extra-lavorative, impegni personali e familiari.

 

Boston Consulting Group ha scoperto invece che molte persone dedicano le ore extra guadagnate all’interazione con i colleghi o all’apprendimento di nuove competenze.

 

Ma non siamo tutti così virtuosi. Secondo un sondaggio dell’Università di Losanna, l’83 per cento di quelli che hanno risparmiato tempo grazie all’Ai ha ammesso di averne sprecato almeno un quarto in attività futili. Più della metà ha risposto di aver semplicemente fatto più dello stesso lavoro di sempre. E solo pochi hanno detto di aver usato quel tempo per godersi la famiglia, apprendere nuove competenze o migliorare la propria salute.

intelligenza artificiale nel lavoro

 

[…] Il rischio – scrive il Wall Street Journal – è che si finisca per riempire il tempo liberato con altro lavoro. Eseguire più velocemente compiti come la consultazione di documenti, la scrittura di email o la trascrizione di una registrazione audio dovrebbe farci vedere l’Ai come un’alleata e non come una minaccia. Ma se finire prima il lavoro non porta con sé tempo libero extra, allora gli unici beneficiari degli effetti dell’Ai saranno probabilmente le aziende, che cercheranno di spremere ancora di più i lavoratori.

 

burnout stress da lavoro 1

Non sembra, ad esempio, che i dipendenti di Amazon vadano verso carichi di lavoro più leggeri. Il ceo Andy Jassy di recente ha esortato i dipendenti a capire «come ottenere di più con team più agili» utilizzando l’intelligenza artificiale. Il messaggio da parte sua e di altri leader aziendali è che non possiamo semplicemente fare lo stesso lavoro in meno tempo e poi staccare prima.

 

Un recente sondaggio, condotto dalla società di software Sap, ha rilevato che quasi la metà dei lavoratori statunitensi ritiene invece che il tempo risparmiato grazie all’Ai dovrebbe appartenere a loro, non ai datori di lavoro. E più di un quinto degli intervistati ha confessato che preferirebbe «nascondere» il tempo risparmiato ai propri datori di lavoro, piuttosto che dare loro un motivo per chiedere e aspettarsi di più.

 

intelligenza artificiale nel lavoro

Sarà quindi questo un nuovo campo di battaglia sul posto di lavoro? Finiremo per mentire sulla efficacia dell’Ai per non rischiare di lavorare di più?

 

[…] Ma molto dipende da come si usa l’intelligenza artificiale. Prendiamo ad esempio Jeff Mette, direttore generale di una società di consulenza software di Atlanta. Mentre c’è chi risparmia qualche minuto usando ChatGpt per scrivere una e-mail, Mette è diventato un “ninja dell’intelligenza artificiale” in grado di risparmiare molto più tempo utilizzando programmi diversi, ognuno con uno scopo specifico: usa un tool per la ricerca di informazioni, un altro per riassumere le informazioni e ha istruito anche un altro programma ancora a imitare il suo stile di scrittura.

 

ANDY JASSY - AMAZON

Nel complesso, Mette stima che ciò che prima gli richiedeva sessanta ore di lavoro ora è in grado di farlo in trenta, principalmente perché l’Ai lo aiuta ad acquisire informazioni sui clienti e i loro concorrenti molto più rapidamente rispetto al vecchio metodo di lettura manuale di documenti finanziari e articoli.

 

Il tempo extra guadagnato grazie all’Ai gli ha permesso di crearsi un secondo lavoro, oltre a quello principale a cui dedica quaranta ore a settimana. «Ho avviato un’attività parallela di consulenza delle piccole imprese», dice Mette al Wsj. Non solo. Grazie all’Ai, anche il lavoro principale di Mette ha cambiato forma. Ora dedica un’ora agli incontri informali, che prima cercava di far stare in soli 30 minuti. Il ritmo più lento, dice, stimola maggiore creatività.

 

intelligenza artificiale nel lavoro

[…] Una cosa però è trasferire il tempo risparmiato a un secondo lavoro o a un corso di formazione. Un’altra è lavorare effettivamente di più. E la storia della tecnologia in effetti non è dalla parte dei lavoratori.

 

«Le nuove tecnologie che velocizzano alcuni aspetti del lavoro intellettuale tendono solo a farlo diventare più frenetico», dice Cal Newport, autore di “Slow Productivity”.

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«L’introduzione dei computer e delle email negli uffici, ad esempio, ha solo fatto esplodere i carichi di lavoro dei dipendenti». Questo accade anche perché in molti lavori la produttività è difficile da misurare, quindi le aziende usano il tempo come indicatore.

 

burnout stress da lavoro 6

L’intelligenza artificiale, ora, dovrebbe liberarci dai compiti banali e ripetitivi per permetterci di concentrarci su quelli importanti. Ma potremo davvero sostenere attività ad alta intensità mentale per otto ore al giorno e cinque giorni a settimana?

 

«Eliminando le attività a bassa intensità mentale, stiamo già accumulando troppe attività ad alta intensità», spiega Juliet Schor, economista e sociologa, autrice del libro “Four Days a Week”. E i livelli di stress possono peggiorare se ci si aspetta che si lavori le stesse ore di prima eseguendo solo mansioni più alte grazie all’Ai che ci libera dalle attività ripetitive.

 

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Schor è sostenitrice della settimana corta come soluzione. Così come lo è Christopher Pissarides, economista vincitore del Premio Nobel, che consiglia di sfruttare questo nuovo tempo libero per migliorare il nostro benessere e per passare alla settimana di quattro giorni.

 

[…]  La vera sfida sarà usare il nuovo tempo liberato per sviluppare nuove abilità, diverse da quelle da cui ci libera l’intelligenza artificiale. Magari qualcuno troverà anche il tempo di allenarsi per correre una maratona, proprio grazie all’Ai. Perché no?

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