romina power

"NON SO PERCHÉ È FINITA TRA ME E AL BANO" – MISTERI D’ITALIA! NEMMENO ROMINA POWER SA PERCHÉ HA CHIUSO CON L’EX MARITO E SI FA TRASPORTARE DALLA NOSTALGIA: "OGNI RAPPORTO HA UNA PARABOLA. NIENTE PUÒ DURARE IN ETERNO" – L’INFANZIA NEI COLLEGI DI MONACHE ("HO PENSATO DI FARMI SUORA") E GLI ANNI DELLA SWINGING LONDON: "ERO FIDANZATA CON IL FIGLIO DEL PITTORE BALTHUS. HO CONOSCIUTO PAUL MCCARTNEY: A CASA SUA HO SCOPERTO LA CUCINA PIÙ SPORCA CHE AVESSI MAI VISTO” – LA SCOMPARSA DI YLENIA E QUELLA FERITA ANCORA APERTA: “NON SMETTERÒ MAI DI CERCARLA, VORREI RIVIVERE UN GIORNO QUALSIASI CON LEI…”

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Walter Veltroni per "Sette - Corriere della Sera" 

 

Romina, vorrei cominciare da tuo padre e tua madre.

romina power e linda christian

«Mio padre purtroppo mi è stato sottratto troppo presto: la vita ci ha concesso solo pochi anni insieme. I miei genitori si sono divisi quando io ne avevo cinque e sono stata mandata con mia sorella Taryn dalla nonna in Messico che, puntualmente, ci ha messo in un collegio di suore, il Marymount di Cuernavaca. Quindi lo vedevo davvero poco. L’attaccamento c’era sempre. Dalle poche foto che ho di noi insieme, si capisce che c’era un forte feeling tra noi. Poi le letterine, le missive che io gli spedivo e che lui scriveva a me e a mia sorella. Purtroppo è stato nella mia vita un grande vuoto, come un albero a cui siano state tagliate quasi tutte le radici.

 

tyrone power con le figlie

Se lui fosse vissuto, la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Molto più ricca, molto più completa. Mia madre invece ha vissuto fino a ottantasette anni e l’ho accompagnata nel viaggio finale di questa vita negli ultimi quattro. Stava molto male, aveva un tumore al colon. Viveva in California, a Palm Springs. Io ho mollato tutto e mi sono dedicata solo a lei. I dottori nel 2008 le avevano dato quattro mesi di vita, con me ha vissuto quattro anni».

 

Di tuo papà hai qualche ricordo personale?

«No, ricordi veri non ne ho, ho solo ricordi di sogni. Per un periodo ho girato il mondo per intervistare persone che lo avessero incontrato. Stavo scrivendo un libro su di lui che si intitola C’ercando mio padre. In quella fase l’ho sognato varie volte. Nei sogni c’erano dei veri e propri incontri con papà. È tutto quello che ho».

 

Cosa ti diceva in questi sogni?

«Alcune volte scendevo in una grotta. Ci guardavamo in uno specchio e lui diceva: “Vedi quanto sei simile a me?”».

Romina Power

 

Dell’immagine cinematografica di tuo padre cosa ti è restato?

«Tantissimo, era l’unico modo per studiarlo, per conoscerlo. Ho guardato tutti i film possibili e immaginabili, tutte le interviste. Mi piacciono molto le interviste che lui ha fatto per qualche trasmissione americana: sento la sua voce e vedo com’era davvero come persona. Come si muoveva, cosa pensava. Sappiamo che era un bravissimo attore, sappiamo che però purtroppo non si è potuto realizzare fino in fondo. Lui amava il teatro e i progetti ambiziosi.

 

romina power assicurasi vergine

Oggi sono felice di vedere che un regista come Guillermo del Toro ha girato una sua versione di La fiera delle illusioni. Il remake di un film del ‘47 che mio padre ha dovuto insistere per far produrre dalla Fox. La major non voleva che il suo divo per eccellenza si mostrasse in un ruolo così ingrato. Che un eroe dell’immaginario mostrasse fragilità. Guillermo del Toro sono sicura che ne abbia fatto un capolavoro. Lui mi ha invitato sul set a gennaio dell’anno scorso, quando ha iniziato le riprese, perché voleva un collegamento con Tyrone Power, e sono molto contenta di apparire con un cameo in una scena. Mi sembra un giusto omaggio a mio padre».

 

Ricordi come sapesti della sua morte?

romina power assicurasi vergine

«Ho rimosso tutte le cose che riguardavano mio padre, forse per soffrire di meno. Avevo sette anni. I miei ricordi d’infanzia iniziano dopo la sua morte, non prima. Però mi è stato raccontato che mia madre è arrivata in Messico, ci ha prese sulle sue ginocchia e ci ha detto “Vostro padre adesso sta con Dio, non sta più qui con noi sulla terra”. Si racconta che io ho guardato in alto e ho commentato: “Forse sta meglio con lui, che con quella donna”. Parlavo della moglie che aveva all’epoca».

 

Come è stato il collegio?

«Non sento mai racconti molto positivi sui collegi delle suore, ma il Marymount era diverso. In verità a Cuernavaca, dove andammo da bambine, c’era un bellissimo clima tropicale. Giocavamo molto all’aperto, erano suore che facevano sport insieme a noi. Insomma non era una cosa chiusa, cupa, triste. Poi sono passata direttamente al Marymount di via Nomentana a Roma, e lì mi ha preso un raptus mistico cristiano cattolico quando mi preparavo alla cresima. Per un periodo, un breve periodo, ho pensato: “Non sarebbe male farmi suora, da grande”. Mi sembrava una vita bella e tranquilla».

 

romina power stash

Perché sei venuta a Roma ad un certo punto?

«Mia madre si è risposata con Edmund Purdom, l’attore. Si sono chiesti dove vivere. A tutti e due piaceva Roma. Negli Anni 60 a chi non piaceva? Era un paradiso, era bellissima. Hanno preso una villa sull’Appia Antica e noi dal Messico siamo state portate a Roma. Però sempre in collegio».

 

Anche quando eravate a Roma con vostra madre stavate in collegio?

«Sì, sì».

E perché?

«Bisognerebbe chiederlo a mia madre. Forse per lei era più semplice. Così ha affidato tutta la nostra educazione a qualcun altro. E forse è stato un bene perché, dopo il Marymount a via Nomentana, siamo passate in un collegio bellissimo in Inghilterra. Nel Kent. Lì mi si è aperto un mondo».

 

Raccontami il tuo arrivo nella Swinging London degli Anni 60.

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«La Swinging London degli Anni 60 l’ho vissuta con il mio primo fidanzato che era Stash, il figlio del pittore Balthus. Era amico dei Rolling Stones, dei Beatles, degli Who. Vivere a Londra con lui era una cosa fantastica. Andavamo a casa di Paul McCartney o ad un concerto degli Who che vedevamo da dietro le quinte. C’erano Carnaby Street e l’arte contemporanea nelle gallerie d’arte: era una festa continua. Recentemente ho visto Get Back.

 

romina power justine

L’ho guardato tra risate e pianti, perché è la cronaca dell’ultimo loro concerto e del loro ultimo disco. Seguivo i Beatles, compravo ogni loro disco, mi ispiravano. In quel tempo mi sembrava che il mondo andasse per il verso giusto. C’era un vento nuovo, la sensazione, non infondata, che tutto stesse cambiando e che tanti muri stessero crollando. Però se confronto quelle speranze, quei sogni, con la realtà cupa del tempo che stiamo vivendo, mi viene il magone».

al bano, promina power, yari e ylenia

 

Che ricordi hai dei Beatles?

«Ho conosciuto Paul McCartney più degli altri. A casa sua ti devo confessare che mi sono affacciata un attimo e ho scoperto la cucina più sporca che avessi mai visto. Piatti accatastati uno sull’altro, dovevano essere giorni e giorni in cui non era stato toccato niente. Sono rimasta scioccata e sorpresa da quella situazione. Lui era molto alla mano, simpatico. Stava con Jane Asher, all’epoca».

 

romina power justine 8

E poi sei tornata a Roma. Perché e quando?

«Sono tornata per un’estate di vacanza all’Helio Cabala. Una sera stavo ballando lì con Taryn e le due figlie di Edmund Purdom, come facevamo ogni giorno. Quando facevamo il nostro numerino di shake, in pista si faceva largo intorno a noi. Dopo una di queste esibizioni, stavo bevendo, si avvicina una persona che si presenta come talent scout della De Laurentiis. Mi dice di essere alla ricerca di una giovane ragazza per il prossimo film con Ugo Tognazzi. Mi parla di cinema, per la prima volta. A me si spalancano gli occhi: in collegio scrivevo recite, interpretavo la parte principale, poi la dirigevo, ero molto coinvolta nelle recite scolastiche.

al bano romina power

 

Corro da mia madre che è un po’ meno entusiasta, ma la convinco prima a posare per delle fotografie per vedere se ero fotogenica, poi a fare un provino cinematografico con Franco Indovina, il regista. Avevo tredici anni e vengo scelta per la parte di Stella in Ménage all’italiana. Mi offrono anche un contratto di sette anni con la De Laurentiis. Alla fine, dopo tanto supplicare, mia madre accetta per il film. Ma non per il contratto di sette anni. Io, finite le riprese, volevo ritornare in collegio. Ma la preside disse di no: “Noi seguiamo il nostro time-table, non quello di Romina. Doveva tornare all’inizio dell’anno. Che rimanga pure dove sta”. Quindi non mi hanno più voluta nel collegio. Insomma, ho iniziato a fare un film dopo l’altro».

 

al bano romina power

Ne hai fatti di varia natura....

«Se avessi scelto meglio, avrei avuto una carriera cinematografica un po’ più di spessore. All’epoca avevo tredici anni, cosa potevo sapere di quale fosse la cosa giusta da fare.... Ti lanci e segui il flusso».

 

Quando sei rimasta a Roma Taryn era con te?

«No, Taryn ha continuato a studiare, è rimasta in collegio. Mia madre diceva: “Taryn deve finire gli studi”. Io invece lavoravo per sostenere me, mia madre e tutta la famiglia».

 

Poi hai cominciato a fare i “musicarelli”. Mi racconti l’atmosfera di quegli anni?

al bano romina power

«Il mio quarto film era Nel sole. Quando leggevo il copione vedevo scritto ogni tanto: “canzone di Al Bano”. Ma io non sapevo chi fosse. Prima hanno fatto un provino cinematografico per vedere se Al Bano ed io, come coppia, eravamo credibili sullo schermo. Pare che piacessimo. Il produttore era Gilberto Carbone, della Mondial Te-Fi. In realtà lui produceva questi film per salvare la Titanus che si era indebitata con Il Gattopardo e altre opere di spessore.

 

Nel sole è stato un successo strepitoso, non solo in Italia. Quando siamo andati a Teheran in Iran, nel ‘69, per un concerto che doveva fare Al Bano, c’era una folla esagerata all’aeroporto, neanche arrivassero i Beatles. Noi sull’aereo ci guardavamo intorno per vedere chi ci fosse a bordo, non potevamo pensare che tutta quella gente era lì per noi. Poi ci hanno portati via di corsa da sotto l’aereo. Mia madre, che era rimasta dietro, era imbestialita perché lei neanche l’avevano riconosciuta, non sapevano chi fosse. A volte la mia vita sembra un film».

TARYN E ROMINA POWER

 

Lo è sicuramente. Ti faccio la domanda che quasi tutti gli italiani si sono fatti allora e non hanno smesso di farsi. Credo che non ci fossero due persone per natura, estrazione, caratteristiche, più diverse di te e Al Bano. Cosa è scattato?

«Una mia figlia, Romina, ha fatto un’analisi accurata della situazione e ha così sintetizzato: “Una hippie e un contadino andranno sempre d’accordo”. Troveranno sempre un punto d’incontro: la natura, l’amore per gli animali, per il canto delle cicale d’estate. E poi la musica, perché scrivevamo molte canzoni insieme, anni fa».

ROMINA E TARYN POWER

 

E perché poi è finita ad un certo punto questo amore tra un contadino e una hippie?

«Questo non si sa. Ogni rapporto ha una parabola. Niente può durare in eterno, secondo me».

 

Qual è il film che sei più orgogliosa di aver girato nella tua carriera?

«Ancora lo devo fare. Come attrice non credo di aver dato un granché, francamente. Non mi è capitato di lavorare con qualcuno che mi ispirasse a tal punto da tirare fuori proprio il meglio di me».

ROMINA E TARYN POWER

 

E invece la canzone a cui sei più legata?

«Più che la canzone mi piacciono i progetti che ho realizzato da solista. Ho portato a termine degli album che ho seguito dall’inizio alla fine, come produttrice, autrice, cantante. Ce n’è uno che si intitola Da lontano. Ho impiegato una quindicina d’anni a mettere al mondo quell’album e ancora adesso mi piace la sua qualità».

 

Tu hai sempre dipinto...

«Sempre. Ecco una cosa bella che mi ha lasciato mia madre. Anche lei dipingeva molto in casa. Era molto dotata anche come pittrice, come ritrattista. Sono cresciuta tra colori e pennelli e a tredici anni ho iniziato ad affrontare tele da un metro per due. Poi ho voluto trovare uno stile mio, diverso da quello di mia madre. Con la spatola, molto materico. Però la prima mostra personale non l’ho fatta fino al 2000».

romina power

 

Ho visto che dipingi utilizzando spesso, come suggestione, le fotografie.

«Sì, realizzate da me. Sai che qui in Puglia ho ritrovato per caso circa ottomila diapositive ektachrome che ho scattato nell’arco di trent’anni? Una cosa incredibile, me ne ero dimenticata».

 

Che rapporto c’è tra fotografia e pittura per te?

«Ti faccio un esempio: portavo i bambini a scuola la mattina, qui in Puglia. Vedo un uomo su un carretto con un cane che cammina dietro. Come faccio a dipingerlo? Lo devo fissare in qualche modo. Allora lo fotografo e poi, con il carboncino, riporto sulla tela quello che ho reso eterno. Realtà e sua deformazione viaggiano insieme».

 

romina power

Ci sono delle foto molto belle tue e di Taryn. Che rapporto avevate?

«Siamo cresciute insieme, abbiamo vissuto sempre insieme tutte le nostre avventure, siamo diventate grandi insieme. Il suo pensiero mi apriva sempre delle nuove finestre, soluzioni alle quali non avrei pensato. Lei era molto analitica, aveva un pensiero trasversale ed era molto diversa dal modo di ragionare di chiunque altro io conoscessi. La sua opinione mi interessava e mi sorprendeva sempre molto. Ora lei mi manca, molto».

 

Sanremo che esperienza è stata? Sei stata lì diverse volte.

«Traumatica, per me. Non riesco a concepire canzoni in gara una contro l’altra. Per me ogni canzone racconta una storia e racconta la creatività di un artista. Non esiste il dare un voto. A Sanremo il posto più tranquillo è il centro del palcoscenico, perché tutto intorno è un caos invivibile. Tutti ti vogliono, chiunque pretende qualcosa da te e se tu non corrispondi, passano in un momento dall’amore all’odio.

 

ROMINA POWER E ALBANO CARRISI

Quando abbiamo vinto, perché quell’anno facevano le votazioni del Totip come fossimo cavalli, man mano che arrivavano i risultati il nostro produttore dell’epoca veniva da noi e diceva “Ragazzi, siamo nella merda” perché lui aveva puntato tutto su un altro cantante che aveva appena acquisito nella sua scuderia e quindi era incazzatissimo che io e Al Bano fossimo in testa. Ma poi dall’alto guardavo giù e vedevo, da dietro il palco, i Queen che si facevano i capelli in modo da gonfiarseli di più. Sanremo è così. Caos e competizione».

 

Se dovessi rivivere un giorno della tua vita, uno solo, quale sceglieresti?

ylenia carrisi

«Lo sai che mi viene in mente, quando mi chiedi questo, la scena del film di Spielberg A.I. in cui alla fine viene concesso a una madre di vivere un solo giorno con il suo bambino? Ogni volta che lo vedo, non riesco a trattenere le lacrime. Se potessi scegliere rivivrei un giorno con Ylenia. Un giorno qualsiasi, con lei».

 

Tua figlia Ylenia è sparita nei primi giorni di gennaio del 1994. Tu non smetti di cercarla.

«Certo, non smetto. Non smetterò».

 

Che idea ti sei fatta?

al bano romina power e ylenia

«In quella città tremenda, New Orleans, ogni anno spariscono tantissime persone. Ovviamente non se ne parla molto, perché tutti hanno paura, non si capisce di cosa. Secondo me lei, come tante altre ragazze, sarà capitata in una di quelle situazioni dalle quali è difficile uscire, è difficile scappare. Non è capitato solo a Ylenia, succede a tante ragazze, purtroppo».

 

Quand’è l’ultima volta che l’hai sentita prima che sparisse?

«A Capodanno del ‘94, quando lei ha chiamato per fare gli auguri alla nonna, perché era il suo compleanno».

 

E non ti ha detto nulla che ti facesse pensare che c’erano problemi?

«Niente. Assolutamente nulla. Poi il fatto che si fosse ricordata del compleanno della nonna - chiamava dagli Stati Uniti - testimonia che stava bene».

 

al bano ylenia romina power

Perché era andata lì?

«Era scappata in Belize da diverso tempo. Viveva in una capanna sulla spiaggia. Le mancava un solo esame per laurearsi al King’s College di Londra e le avevano già offerto un posto come insegnante, per quanto era brillante la sua intelligenza. Però ha scoperto un tradimento del fidanzato ed è scappata via. Non voleva più sapere niente. Con me si manteneva in contatto. Ogni tanto la chiamavo io, qualche volta lei. Fece l’errore di tornare da sola a New Orleans, per quel Capodanno».

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Ho visto che Al Bano invece è convinto che non tornerà. Perché si è fatto questa convinzione?

«Non lo so, lo devi chiedere a lui».

 

Cosa ti manca di più di lei?

«Tutto. La sua intelligenza, la sua simpatia, il suo calore. Avevo diciannove anni, quando lei è nata. Siamo state molto vicine, sempre. Era geniale, scriveva in una maniera pazzesca. Scriveva poesie, racconti e raccontava favole alle piccole. Era una persona che dava molto di sé agli altri, sempre».

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