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Dagotraduzione dal Daily Mail
Quando un bambino cade in un coma profondo, è preoccupante. Ma quando i bambini sono 169, tutti residenti in una piccola area geografica, e distribuiti su più anni, diventa un caso da studiare.
Negli ultimi dieci anni in Svezia 169 bambini siriani, tutti figli di famiglie richiedenti asilo che si sono viste respingere la richiesta, si sono addormentati di un sonno talmente profondo da durare mesi, anni. È successo solo ai bambini siriani, in Svezia. Nessun africano nelle stesse condizioni, per esempio. E nessun siriano in un altro luogo del mondo.
Prima di addormentarsi, i bambini in questione sono diventati ansioni e depressi: hanno smesso di giocare con gli altri, poi piano di piano di parlare, infine si sono messi a dormire.
Eppure i medici, dopo averli visitati e testati, non hanno trovato nessuna disfunzione che spiegasse il loro sonno. Un mistero che ha provato a indagare la scrittrice scientifica e neurologa Suzanne O'Sullivan, che su questa e altre storie ha scritto un libro dal titolo "The Sleeping Beauties".
Secondo la neurologa i piccolo sono affetti da una malattia psisomatica, ma non per questo meno reale, anche se il termine è spesso usato in maniera riduttiva, ad indicare un male frutto dell'immaginazione. O'Sullivan crede che questo male, che è stato ribattezzato "Sindrome da rassegnazione", sia influenzato sia dagli aspetti peculiari delle singole culture che dalla biologia umana.
In Svezia, per esempio, i richiedenti asilo sono stati accolti a braccia aperte all'inizio. Ma, gradualmente, l'atteggiamento è cambiato: l'immigrazione è diventata una questione politica e scottante e i richiedenti asilo che solo cinque anni prima avrebbero ottenuto asilo si sono ritrovati respinti.
I piccoli sono così passati da una sensazione di sicurezza, provata forse per la prima volta in vita loro, alla paura per il futuro: i bambini, senza rendersene conto, si sono difesi come potevano. «Il corpo è lo specchio della mente» dice la neurologa.
Uno di loro ha raccontato la sua esperienza. Si era sentito dentro a una scatola di vetro con pareti fragili, immersa nel profondo dell'oceano. Se avesse parlato, o si fosse mosso, avrebbe creato una vibrazione e frantumato il vetro. «L'acqua mi avrebbe ricoperto e ucciso» ha detto.
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