DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell'articolo di Maurizio Menicucci per www.lastampa.it
Mezzo secolo fa, nel mese di marzo, proprio mentre in Cina un agricoltore ritrovava il celebre esercito in terracotta dell’imperatore Qin Chi Huang, nelle campagne di Cabras, vicino a Oristano, un altro contadino, […] urtava con l’aratro un busto di calcare. Era la prima delle 5200 tessere di un vero puzzle archeologico, quello dei Giganti di Mont’e Prama, che avrebbe richiesto più di 30 anni per essere ricomposto.
Formato da 28 figure intere e a tutto tondo, che sono esposte nei Musei di Cagliari e di Cabras, il piccolo esercito di pietra rappresenta tre classi di combattenti: pugilatori, arcieri, dotati di arco decorato, e opliti, portatori di scudo rotondo e lancia, o pugnale. Grazie a loro, il “Monte delle Palme” fu subito considerato dai maggiori studiosi dell’epoca, guidati da Giovanni Lilliu, il più importante sito archeologico della Sardegna e il più grandioso complesso statuario dell’Occidente protostorico. […] Ma, se il puzzle materiale sembra risolto, dare un contesto cronologico e un significato ai reperti è un rompicapo molto più arduo.
[…] Si ritiene “illustrassero” 120 sepolture individuali che via via si sono rinvenute lì intorno, ma che solo in parte sono state studiate. Alti dai due ai due metri e mezzo, più antichi di qualsiasi statua trovata nel Mediterraneo occidentale, di gigantesco, in realtà, hanno soprattutto la mole di interrogativi che sollevano, a cominciare dall’età, attribuita dapprima al VII-VIII secolo, quindi al IX, infine al XIII.
Più verosimilmente, testimoniano un unico, lungo arco di tempo, che sconfina nel post-nuragico, come suggeriscono il Dna e altri esami sui resti inumati nelle tombe a pozzetto, quasi tutti di giovani maschi, tra loro parenti. Si tratterebbe, dunque, di un’élite di guerrieri caduti in battaglia e raccolti in un Heraion, un luogo consacrato agli eroi. […]
Una trentina di modellini di nuraghe ritrovati nell’area (lo stesso numero di quelli scoperti in tutta l’isola!) aggiungono suggestione al sito, spingendo qualcuno a immaginare l’esistenza di una vera e propria accademia di architettura, specializzata nel progettare e realizzare “chiavi in mano” queste strutture. Altri Paesi, meno ricchi di Storia del nostro, ma più intelligenti, avrebbero fatto di tutto per mantenere aperti gli scavi. Invece, alla fine degli Anni 70, dopo tre campagne, esaurite le scarse risorse, ma non i litigi tra università e sovrintendenze sarde, le ricerche furono interrotte.
A riprenderle, 35 anni dopo, sono stati l’ingegnere dell’Università di Cagliari Gaetano Ranieri e l’archeologo dell’Università di Sassari, Raimondo Zucca, con l’autorizzazione della Sovrintendenza di Cagliari. Ranieri è un pioniere delle tecnologie elettromagnetiche e acustiche, oggi diventate indispensabili alla ricerca archeologica non invasiva, così come alla diagnostica medica. […]
area archeologica di mont'e prama 1
Da allora hanno continuato ad allargare il raggio delle loro ricerche, tra ostacoli burocratici e inspiegabili distrazioni da parte dei responsabili della tutela archeologica. La più imbarazzante è l’impianto di una vigna industriale proprio sul confine dei vecchi cantieri, che ora, per proseguire gli scavi, si dovrà risarcire a prezzo di mercato o espropriare con costi legali.
Professore Ranieri, in un modo o nell’altro, avete scoperto ancora molto, là sotto. Ci racconta com’è andata?
“Già nel 2013 avevamo notato e mappato numerose anomalie geomagnetiche: solidi che ricordavano nuraghe, pavimenti, muri e tombe. Tirammo fuori due grandi betili, otto tombe e due statue quasi intere. I sette ettari sui quali stavamo lavorando sembravano raccontare la “storia” complessa di un grande centro abitato o di un grande sacrario”.
Ma perché sarebbe sorto su un’altura così insignificante, a 12 metri sul livello del mare?
“Qualcuno la collegava agli importanti siti metalliferi di Montiferru e Monte Arci, che distano solo una ventina di chilometri. Noi, però, compulsando le carte antiche, notammo che i nuraghi si trovavano sempre al centro di zone ricche di acqua”.
Qui, però, non ci sono acque dolci…
“L’unica vera riserva idrica è lo stagno di Cabras. Oggi è salato, ma nell’età del Bronzo, probabilmente, era un lago d’acqua dolce, alimentato dai piccoli affluenti del fiume Tirso, che sfocia nel golfo di Oristano. Un luogo ideale. Dovevamo guardare sotto il fango. I nostri strumenti potevano farlo. Il problema era operare senza indicazioni su una superficie liquida di 23 chilometri quadrati”.
area archeologica di mont'e prama 2
Rischiavate un buco nell’acqua, in senso letterale..
“Molti se lo auguravano. Allora ci venne l’idea di indagare sulla chiesa ipogeica di San Salvatore, che probabilmente è legata al culto precristiano dell’acqua. Un rilievo multispettrale mise in evidenza che la massima parte delle raffigurazioni parietali è di epoca romana. Però, poi, con i rilievi all’infrarosso, scoprimmo sotto un disegno più antico: una sorta di castello a otto torri. Forse un nuraghe.
Con l’idea che fosse reale e fosse stato sommerso cominciammo le operazioni di sondaggio. Grazie ai pescatori della cooperativa Is Pontis rilevammo 4 chilometri quadri di stagno nel tratto prospiciente a Mont’è Prama. La profondità massima è di un metro e 60, il fango è quasi liquido. L’esplorazione con onde sismiche e tomografie elettriche in movimento ha rilevato un possibile paleo alveo del lago e di alcuni piccoli affluenti, e strutture a forma di nuraghe, con terrazza e cupola”.
I nuraghe integri sono praticamente inesistenti. Sotto quanti metri di fango?
“Circa 9 metri alla base”.
In termini di tempo?
“La sedimentazione in un ambiente lacustre con immissario ed emissario pare possa variare da 80 a 140 centimetri a millennio…”.
Ma per arrivare a 9 metri ci vorrebbero 6 mila anni e i nuraghe più antichi ne hanno meno di 4 mila…
“E, allora, dobbiamo pensare a un evento estremo capace di accelerare la sedimentazione”.
[…] Non si può non pensare ai disastri di questi giorni…
“Sì, però, moltiplicati per 10, o per 100, con bufere di pioggia e venti fino a 350-400 km l’ora. Il climatologo Cliff Harris e il meteorologo Handy Mann, dell’Università dell’Illinois, hanno ricostruito la storia della temperatura media della Terra dal 2500 a.C. a oggi. Tra il 1600 e il 1100 hanno rilevato un’impennata tra i 3 e i 4,5 gradi e condizioni di estrema siccità, seguiti da una brusca inversione, con freddo intenso e venti molto forti. In un recente articolo su “Nature” Sturt Manning e altri della Cornell University, in base all’analisi isotopica sugli anelli di accrescimento del legno, propongono uno schema simile, con escursioni estreme annuali o perfino mensili”.
Una delle statue ritrovate a Monte Prama
Se questa era l’aria che tirava, la Storia che dice?
“Dice che la grande crisi del Mediterraneo - un collasso globale, con carestie, migrazioni, guerre - si ebbe, appunto, tra il 1204 e il 1192 a.C., quando lo sconvolgimento climatico toccò i massimi. Molti studiosi sostengono che l’impero hittita crollò, in pochi anni, a causa di questi eventi. Noi stiamo imparando sulla nostra pelle come il clima possa influenzare i sistemi sociali, economici e politici. Ma dobbiamo pensare quanto pesasse migliaia di anni fa. Al tempo, la Sardegna si trovava ai margini di un clima quasi polare dal lato Ovest, proprio dove è Cabras, e da un clima torrido verso Est. Queste condizioni favoriscono cicli di uragani di forza inaudita che potrebbero aver distrutto la civiltà nuragica”.
[…] Questo potrebbe spiegare perché i nuraghe attuali sono decapitati, mentre non lo sono né i modellini né i nuraghe affondati nel fango dello stagno, probabilmente prima di rompersi sotto la furia degli elementi. Però, come al solito, le cause di questo collasso del clima restano oscure: non è così?
“Credo che ci arriveremo presto: tutto sembra indicare un fenomeno globale, la cui brutalità è più evidente sulle coste del Mediterraneo, perché era questa la culla della civiltà”. […]
Statue di Monte PramaStatue di Monte Prama 6
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