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Elisa Forte per la Stampa
«Andate via, lasciateci in pace». È la frase che ripetono i genitori di Paola a chi bussa alla porta della loro casa. Una brutta storia ancora tutta da chiarire. Una tragedia sulla quale ora si cercano delle risposte. «Abbandono di incapace, aggravato dalla morte»: è l' ipotesi di reato di cui dovranno rispondere i genitori della trentunenne di Polignano a Mare, una delle più belle cittadine turistiche della Puglia, trovata morta il giorno dell' Epifania. Paola da quasi 15 anni era reclusa nella sua casa nel centro storico di Polignano e il suo corpo è stato trovato dai soccorritori tra sporcizia, feci, insetti e cibo avariato.
Nell' abitazione, che si trova alle spalle della Chiesa dei Santi Martiri Cosimo e Damiano, a pochi passi dal Municipio, il disordine regna sovrano. Paola, secondo le poche notizie che filtrano dalla procura, è magrissima. Molti testimoni, infatti, raccontano che è morta esile perché lei voleva essere così fin da ragazza. E non è un caso che tra gli amici si parli di una sospetta anoressia iniziata già ai tempi delle Superiori.
Alcuni vicini, invece, sostengono che sarebbe morta di stenti in una famiglia «benestante ma distratta» che vivrebbe in precarie condizioni igieniche. Ma a questo punto in tanti si pongono la stessa domanda: Paola a 31 anni avrebbe potuto badare a se stessa? «Non ci risulta che fosse disabile come è stato scritto», dicono negli uffici sociali del Comune. La vita di Paola è stata quella di una ragazza normale fino al quarto anno di scuola superiore: frequentava con profitto l' Istituto Tecnico Commerciale a Monopoli (Bari). Poi è iniziata la lunga fase della solitudine. Il rifiuto della vita. Il rifiuto della compagnia. Il rifiuto degli amici. Il rifiuto del cibo. Ora, dunque, sarà l' inchiesta della Procura di Bari, coordinata dalla pubblico ministero Bruna Manganelli, a stabilire se i genitori che hanno rifiutato l' assistenza dei Servizi sociali per la figlia, possano essere accusati di non averla nutrita e curata.
«L' ultimo ricordo di Paola per strada è di più di 13 anni fa: passava sotto il mio balcone. Era magrissima e sempre molto coperta, anche quando faceva caldo», racconta Marlena Grande, la sua compagna di scuola che qualche tempo fa aveva ha anche allertato "Chi l' ha visto" per tentare di farla uscire dalla sua casa-prigione. Ci avevano provato in tanti ad aiutarla: il parroco, il sindaco, i vigili urbani, il medico e le amiche. A tutti è stato detto di andare via e di rispettare la volontà di Paola. «Vuole vivere per conto suo», dicevano i genitori. È una storia assurda.
Con lei viveva anche il fratello, di un anno più piccolo. E i genitori. «Il padre fa l' agricoltore mentre la madre è casalinga - dicono testimoni - Entrambi si sono sempre dimostrati poco disponibili al contatto con gli altri. Mentre il fratello di Paola sembra una persona completamente diversa». «E' un dramma anche per noi amministratori. Abbiamo insistito con tutti i mezzi per aiutare Paola», racconta il sindaco Domenico Vitto. «Dopo aver convocato i genitori, dopo aver inviato i servizi sociali e i vigili nella loro abitazione, puntualmente respinti, i genitori in Municipio si sono scagliati contro di noi. Ci hanno detto di lasciare in pace la loro famiglia».
E aggiunge: «Al Comune abbiamo anche ricevuto una telefonata della figlia che ci rassicurava sul fatto che stesse bene e ci chiedeva di non rovinare la sua tranquillità». In questi anni ha provato a capire di più di questa brutta storia anche il parroco dei Santi Medici Cosima e Damiano, don Giancarlo Carbonara. «Con la scusa di una benedizione all' appartamento ho provato più volte ad entrare. Nessuno ha mai aperto. Ci ho provato da quando sono qui, da quattro anni». I funerali si svolgeranno domani alle 15,30 nella Chiesa a pochi passi dalla sua abitazione che ha smesso di frequentare subito dopo la Cresima. E a chi ieri ha bussato alla porta di quella casa è stato risposto: «Andate via, lasciateci in pace».
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