FLASH! - LA SCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSINA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI, CHE…
1 - “BISOGNA ESSERE COSCIENTI DEI RISCHI ANCHE IN AMBIENTI STRAORDINARI”
Estratto dell’articolo di Elena Dusi per “la Repubblica”
GIANLUCA DI GIOIA, IL TURISTA ITALIANO UCCISO DA UNO SQUALO A MARSA ALAM IN EGITTO
«Il Mar Rosso ospita varie specie di squali, ad esempio grigi e di scogliera. Molti non rappresentano un rischio per l’uomo. Ma si ritiene che lì nuoti anche il più pericoloso squalo bianco». A Fabrizio Serena — ricercatore dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr, vicesegretario del gruppo squali dell’Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) per il Mediterraneo — è capitato di trovarsi in mezzo a questi pesci. «Ma non amo andarli a disturbare. C’è chi li va a cercare per nuotare in mezzo a loro e farsi trascinare attaccato alla pinna dorsale».
Non è il caso dei turisti di Marsa Alam.Cosa può essere successo?
«Uno squalo attacca l’uomo perché ha fame o perché si sente disturbato. Forse nuotando al largo i due si erano trovati nel suo raggio d’azione e lo hanno innervosito. Nel Mar Rosso il rischio è sempre presente. In caso di incontro, non sai mai come lo squalo potrebbe reagire».
GIANLUCA DI GIOIA, IL TURISTA ITALIANO UCCISO DA UNO SQUALO A MARSA ALAM IN EGITTO
Negli ultimi anni ci sono stati diversi attacchi nel Mar Rosso. Gli squali sono in aumento?
«No, al contrario. Gli egiziani li pescano molto e la loro popolazione è in forte calo. Nemmeno le statistiche sugli attacchi mostrano aumenti. Ma anche se gli squali sono più rari, uscire in mare implica la possibilità di incontrarli. I turisti dovrebbero sapere meglio come comportarsi».
Non c’è abbastanza preparazione?
«Sulla spiaggia ci sono i cartelli che avvertono della presenza di squali, ma probabilmente non tutti hanno la giusta consapevolezza del rischio e dei comportamenti per evitare incidenti. Chi è in vacanza può essere spensierato. Sente parlare degli squali, vede i cartelli, ma non pensa che possa davvero accadere».
GIANLUCA DI GIOIA, IL TURISTA ITALIANO UCCISO DA UNO SQUALO A MARSA ALAM IN EGITTO
Sul Mar Rosso ci sono guide locali per le immersioni al largo?
«Vengono anche organizzate delle uscite nelle zone frequentate dagli squali allo scopo di osservarli. Ci si può calare in una gabbia o in acqua libera, ovviamente con una guida che dia tutte le spiegazioni necessarie prima dell’immersione. Ma il pericolo, accanto a questi animali, non può mai essere azzerato».
Cosa si deve fare di fronte a uno squalo affamato o aggressivo?
«Afferrare il muso, che è la parte più sensibile, o addossarsi con le spalle a una parete, per dimezzare la parte del corpo esposta all’attacco. In caso di ferita, si rischia il dissanguamento. In mare si perde sangue copiosamente». […]
2 - MASSIMILIANO BOTTARO R ICERCATORE DEL GENOA MARINE CENTER: "EPISODI NON FREQUENTI MA CHE SPAVENTANO TRA LE POSSIBILI CAUSE C'È IL BOOM DEI TURISTI"
Estratto dell’articolo di F.D.V per “la Stampa”
«Quando avvengono questi episodi c'è sempre il rischio di cadere in allarmismi. Gli attacchi mortali da parte di squali sono molto rari. È importante leggere bene le statistiche». Il monito a non farsi prendere dal panico arriva da Massimiliano Bottaro, ricercatore esperto di squali del Genoa Marine Centre – Stazione Zoologica Anton Dohrn e membro del comitato scientifico di Triton Ets che si occupa di ricerca marina e conservazione.
Bottaro, perché uno squalo attacca l'uomo?
«I motivi possono essere molti. Ma tra i più comuni c'è sicuramente quello predatorio: attaccano per fame, anche se l'uomo non è il loro "cibo preferito". Siamo troppo esili e con troppe ossa. Un altro motivo potrebbe essere la curiosità: vedono qualcosa che si muove in acqua, capiscono che è edibile e mordono per vedere di cosa si tratta.
Purtroppo, accade che il morso possa rivelarsi fatale. Attaccano anche per errore, e questo è molto più comune negli esemplari giovani: scambiano l'essere umano che, per esempio, sta sulla tavola da surf e pagaia con le mani e i piedi in acqua per una foca. Visto dal fondo in controluce, la sagoma è più o meno la stessa. Sull'ipotesi dell'errore la comunità scientifica è divisa. Ma non è un'opzione impossibile. Potrebbe attaccare anche se si sente minacciato».
Quali sono le accortezze da tenere quando si nuota in acque popolate da esemplari pericolosi?
«La regola vale per ogni ambiente naturale: prudenza, buon senso e rispetto. Se ci sono linee di balneazione oltre le quali è vietato immergersi, bisogna osservare i divieti. Se si è a conoscenza di una particolare presenza di squali in una zona bisogna aver rispetto e tenersi alla larga».
[…] Nel Mar Rosso, però, negli ultimi anni c'è stato almeno un caso all'anno. Sta cambiando qualcosa?
«Si stanno studiando tutta una serie di circostanze che potrebbero indurre gli squali a un cambiamento nel comportamento. E le responsabilità potrebbero essere legate all'esplosione del turismo: fino a 20 anni fa, l'unica località per sub era Sharm el-Sheik. Adesso si è diffuso anche in altre zone. Questo potrebbe aver provocato due conseguenze: l'habitat loss e l'avvicinamento degli squali alle coste».
Partiamo dalla prima.
«L'habitat loss, o perdita dell'habitat, è quella circostanza in cui un animale perde, per esempio, il luogo in cui andava a cacciare. Nel caso dello squalo, potrebbe essere stato costruito un porto turistico o aperta una spiaggia dove in inverno va a procurarsi il cibo.
Così l'animale è disorientato».
E l'avvicinamento alle coste?
«Sempre a causa dell'aumento del turismo – su questa ipotesi non ci sono ancora evidenze scientifiche – il mare potrebbe essere stato impoverito di pesci, che erano cibo per gli squali, pescati per soddisfare le esigenze dei ristoranti. Per compensare questa perdita, gli scarti di cibo di alberghi e resort vengono poi gettati in mare, spingendo gli squali ad avvicinarsi alla costa». […]
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