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Fausto Biloslavo per il Giornale
Il drone sospetto vola sopra un obiettivo sensibile come un aeroporto oppure uno stadio. A Mosul i miliziani dello Stato islamico lo usano con una granata in grembo, che può venir sganciata da un telecomando. Una minaccia possibile del terrore anche in Europa, ma come un fulmine irrompe dal cielo D' Artagnan, un' aquila reale delle forze aeree francesi.
Non è una fiction, ma l' addestramento standard del rapace che piomba sul drone a 80 chilometri all' ora e lo blocca con gli artigli mettendolo fuori uso a colpi di becco. Poi vola via come un fulmine. E porta il drone a terra tenendolo sempre stretto con gli artigli e avvolgendolo con le ali di due metri per non lasciarselo scappare. La missione è compiuta.
D' Artagnan ed i tre moschettieri Athos, Porthos e Aramis sono le aquile reali anti terrorismo, che vengono addestrate nella base aerea francese di Mont-de-Marsan a 130 chilometri da Bordeaux. La loro missione è bloccare potenziali droni delle cellule jihadiste lanciati nei cieli di Francia. I servizi segreti europei segnalano da tempo il pericolo dell' utilizzo di questi piccoli velivoli senza pilota come sui fronti di guerra in Iraq e Siria.
Le aree a rischio sono gli aeroporti, gli stadi, le manifestazioni in piazza che attirano grandi folle come i concerti o riunioni diplomatiche di alto livello stile G7. I terroristi possono utilizzare i droni per spiare gli obiettivi oppure filmare gli attentati dall' alto o colpire sganciando granate da 40 millimetri. Individuarli e colpirli non è sempre facile grazie alle modeste dimensioni. Per questo i francesi addestrano le aquile reali. L' attacco in volo al drone è fulmineo e preciso, come se il rapace fosse nato per mantenere il predominio dei cieli e far fuori la ronzante macchina.
Gli animalisti, come sempre, hanno sollevato polemiche sull' incolumità delle aquile. Dennis Janus, portavoce della polizia olandese, che per prima ha adottato i volatili in funzione anti terrorismo li ha silenziati: «Non una sola aquila è rimasta ferita, ma nessun drone è sopravissuto».
I rapaci vengono abituati, subito dopo lo svezzamento, a mangiare il cibo depositato su un drone. Una volta pronti alla caccia l' istinto spinge i volatili ad attaccare il mini velivolo senza pilota in cerca di qualcosa da mangiare. Grazie alla proverbiale vista d' aquila possono individuare la preda prima dell' occhio umano e lanciarsi in volo per neutralizzarlo. Una volta compiuta la missione con la cattura del «drone», l' istruttore fa il resto premiando l' aquila con un boccone prelibato.
Nella base aerea francese dove viene addestrata la prima squadra di rapaci antiterrorismo il rombo dei caccia bombardieri Rafale in decollo si mescola al verso stridente delle aquile, che pattugliano il cielo a caccia di intrusi meccanici. In Olanda i primi rapaci hanno superato gli ultimi test lo scorso settembre e saranno impiegati sul serio quest' anno in operazioni anti droni. «I costi sono molto bassi - spiega il comandante Laurent che guida il programma di addestramento francese -. Le aquile possono venire utilizzate per sorvegliare aeroporti, partite di calcio o altri obiettivi sensibili» nel mirino dei terroristi.
D' Artagnan e i tre moschettieri alati hanno iniziato l' addestramento da sei mesi. E sono quasi pronti a difendere la Francia dal cielo abbattendo i droni del terrore.
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