DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Paolo Russo per “la Stampa”
Assolti, ma senza formula piena, i quattro ospedali teatro di altrettante tragiche morti di donne in sala parto tra Natale e Capodanno.
Le relazioni della task force inviata dal ministro Lorenzin all' ospedale Civile di Brescia, al "Fracastoro" di San Bonifacio in provincia di Verona, al San Bassiano di Bassano del Grappa e al Sant' Anna di Torino, dicono che responsabilità dirette non ce ne sono state ma che, ad eccezione dell' Ospedale torinese, qualcosa c' è da rivedere sul piano sia organizzativo che clinico.
Perché in tre casi su quattro i decessi sono avvenuti per infezioni che potevano essere diagnosticate e affrontate prima. Magari in consultorio, se esistesse un maggiore coordinamento tra questi e gli ospedali. Da qui l' idea che circola nel Ministero della salute di predisp orre specifici percorsi diagnostico-terapeutici, soprattutto per le partorienti in sovrappeso e linee guida per affrontare al meglio situazioni critiche, come quelle legate alle infezioni.
Un quadro non del tutto idilliaco presentato proprio mentre ieri, al Cardarelli di Napoli, la diciannovenne Gabriella Cipolletta perdeva la vita in seguito ad un aborto, praticato all' undicesima settimana per evitare eventuali malformazioni del feto causate dell' assunzione di farmaci per curare un fungo. La cartella clinica è stata sequestrata e la Lorenzin ha già annunciato l' invio dei suoi ispettori. Che intanto hanno provato a far luce sulle morti di Natale.
Nello specifico il caso di Angela Testa, deceduta al Sant' Anna di Torino, per gli ispettori «non sembra presentare elementi di inappropriatezza relativamente alla gestione della complicanza». Tutte le manovre di emergenza sembrano siano avvenute correttamente.
Ma la relazione sottolinea la necessità di mettere a disposizione di medici e ostetriche protocolli «per la selezione delle donne da inviare al parto indotto e per la gestione di quelle con agitazione psico-motoria in pre-partum».
Più problematici gli altri casi. A Brescia sono emerse «criticità sia da un punto di vista clinico che organizzativo». Ha lasciato a desiderare la comunicazione con i parenti di Giovanna Lazzari, morta il 31 dicembre dopo un cesareo all' ottavo mese.
Ma soprattutto dal punto vista organizzativo, «in funzione del fatto che il processo assistenziale travaglio-parto-nascita è tempo dipendente, è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso», scrivono gli ispettori con un linguaggio un po' criptico.
Dietro il quale sembra di capire che forse si è perso tempo di fronte all' infezione che aveva colpito la donna e che, chissà, poteva essere diagnosticata dai servizi territoriali prima del ricovero. E se proprio le infezioni, secondo gli esperti ministeriali, richiederebbero di «migliorare la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza ».
Più o meno le stesse criticità cliniche e organizzative sono state rilevate all' ospedale di San Bonifacio, nel veronese, dove a Natale è morta Anna Massignan dopo un parto cesareo conseguente a una brutta caduta in casa.
Mentre nel caso di Marta Lazzarin, deceduta a Bassano del Grappa, non vengono rilevati problemi clinici o organizzativi ma difetti anche qui di comunicazione, oltre che di gestione del dolore. Ferma restando «la necessità di aumentare negli operatori l' aderenza alle procedure relative alle condizioni di rischio».
ANGELA NESTA MORTA IN SALA PARTO
Tutti suggerimenti che al Ministero sono pronti a recepire per raggiungere l' obiettivo, annunciato dalla Lorenzin, di una mortalità zero in sala parto. Almeno di quelle evitabili.
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