DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Simone Di Meo per Dagospia
Se il porto di Napoli fosse una persona, sarebbe un caso da studiare per una grave ed anomala forma di autolesionismo. Uno che si dà una coltellata e prova piacere. Con una indagine della Corte dei Conti ancora aperta sui mancati pagamenti delle concessioni, con processi e inchieste penali in corso e con tre procedimenti della Ue per indebiti aiuti di Stato; il comitato portuale ha ben pensato, il giorno stesso che è stata approvata la riforma che tra l'altro cancella proprio i comitati portuali, di infliggere un altro colpo di lama alle molli carni dell'Autorità portuale. Come? Abbattendo il tasso di interesse (dal 7 al 4,5%) per le aziende che non pagano o pagano in ritardo le concessioni, e sforbiciando di un buon 40 per cento i canoni demaniali per i terminalisti.
In un primo momento, la delibera sembrava essere stata sonoramente bocciata in sede di discussione anche con il parere contrario del Commissario straordinario, ma astruse interpretazioni delle norme sulle votazioni l'hanno invece validata. Pochi giorni fa è stata ufficialmente pubblicata, e sarebbero già pronte le denunce all'autorità giudiziaria da parte di molti concessionari che hanno anticipato la loro posizione con assoluta chiarezza. Viene da chiedersi: questo commissario Basile ci fa o ci è?
La delibera è un chiaro regalo ad alcune ricche compagnie a danno di altre; oltre che una palese dimostrazione del conflitto d'interesse che ingessa le attività dello scalo. Dove il «cerchio magico» di manager e armatori, molto vicini al gruppo di Gianluigi Aponte, decide per la maggioranza dei concessionari spesso grazie alla complicità di sindacalisti fin troppo spregiudicati. Due in particolare: della Cisl e della Uil.
La delibera della discordia avrà come unico effetto diretto l'ulteriore impoverimento delle già malridotte finanze portuali. Nel documento preparatorio, che Dagospia ha potuto leggere, c'è scritto – a titolo di esempio – che «per i tre terminalisti “Tfg”, “Conateco” e “Soteco”, applicando la riduzione […] l'impatto sul bilancio dell'Autorità portuale risulterebbe di circa 800mila/900mila euro annui, da verificare ulteriormente».
Un atto di autolesionismo contabile, appunto, unico nel suo genere. Poco importa che le società «Soteco» e «Conateco», partecipate dalla holding Aponte ed amministrare dal plurindagato Legora de Feo, facciano parte del gruppo di aziende su cui l'Antitrust Ue sta indagando per presunti aiuti di Stato in relazione alla «rinuncia alla riscossione degli importi dovuti a titolo di concessione»;
e che siano finite sotto processo, tra gli altri insieme all'amministratrice da «La Nuova Meccanica Navale» Anna Ummarino e all'ex presidente dell'Autorità Portuale Luciano Dassatti, per non aver pagato i corrispettivi per l'occupazione delle aree demaniali per molti milioni di euro. Giusto per sottolineare: lo stesso Legora de Feo faceva parte della commissione di quattro componenti che ha proposto la riduzione dei canoni. Nel porto di Napoli le cose funzionano così. Al contrario.
LEGORA DE FEO CON VALERIA MARINI
(simonedimeo@gmail.com)
Ultimi Dagoreport
NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI…
DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA”…
C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA…
FLASH – COME MAI IL PRIMO MINISTRO UNGHERESE VIKTOR ORBAN, PUR INVITATO, NON È VOLATO A WASHINGTON…