MODI SPICCI! – SULLA PELLE DEI MARÒ SI GIOCA LA CAMPAGNA ELETTORALE INDIANA: IL LEADER NAZIONALISTA MODI ACCUSA L’”ITALIANA” SONIA GANDHI DI FAVORIRE I FUCILIERI E PROVOCA: ‘IN QUALE GALERA SONO RINCHIUSI?’

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Raimondo Bultrini per "la Repubblica"

È solo la vigilia dell'avvio ufficiale della campagna elettorale indiana e delle prime votazioni, ancora lontane qualche giorno. Ma l'aria comincia già a farsi rovente dato che di mezzo ci sono le preferenze di 840 milioni di uomini e donne, il più vasto esercito di votanti del mondo, oltre al futuro internazionale di un continente strategico.

Da ieri l'Italia è diventata ufficialmente la cavia della nuova strategia d'orgoglio globale del candidato del partito fondamentalista Bjp Narendra Modi, accreditato come il prossimo vincitore della poltrona di premier. Lo spunto è stata la vicenda dei marò accusati della morte di due pescatori del Kerala. «In quale galera sono rinchiusi?», ha chiesto provocatoriamente Modi alla leader della coalizione di governo Sonia Gandhi, ben sapendo che si trovano in una residenza dell'ambasciata italiana.

La frecciata sul tallone d'Achille della "origine straniera", l'italiana Sonia se l'era andata a cercare punzecchiando il suo nemico numero uno proprio sull'orgoglio nazionalista. «Alcuni - aveva detto durante il suo primo comizio in pieno centro di Delhi - suonano i tamburi del patriottismo, ma vogliono solo prendere il potere ingannando la gente». «Non abbiamo bisogno di certificati di patriottismo rilasciati da lei», le ha risposto Modi.

I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - ha infierito - «hanno ucciso due pescatori innocenti in Kerala, e invece di essere spediti in prigione, sono stati mandati in Italia». Il fatto che siano stati poi rispediti in India non è un'attenuante per Modi, visto che in quel caso il merito è stato della Corte Suprema, che ha imposto il loro ritorno togliendo le immunità all'ambasciatore italiano Mancini.

Anche se ampiamente previsto da tempo, lo scambio verbale sul caso marò non ha mancato di sconvolgere completamente il possibile scenario di una soluzione diplomatica "soft" per le sorti dei nostri militari una volta messe alle spalle le tenzoni elettorali. Proprio ieri il tribunale speciale indiano delegato alle indagini aveva preso atto della decisione della Corte suprema di sospendere il procedimento penale affidato finora a una sezione speciale investigativa che si occupa di terrorismo.

Sembrava una buona cosa, ma il rinvio di ogni decisione al 31 luglio potrebbe coincidere proprio con l'ingresso ufficiale al potere di Narendra Modi e del suo partito ultrareligioso, determinato - come si è visto nella replica a Sonia Gandhi - a salvaguardare l'orgoglio nazionale a qualunque costo.

La sorte dei militari è ora affidata alla speranza che si sia trattato di pura propaganda elettorale, anche perché Narendra Modi ha dimostrato nel suo regno del Gujarat, uno degli Stati con la bilancia commerciale più attiva verso l'estero, di voler aprire le frontiere del commercio e della finanza, e una crisi con un partner anche piccolo come
l'Italia potrebbe avere conseguenze negative a domino in tutto l'Occidente.

Nessun investitore straniero rischierebbe di perdere ogni cosa a causa di una delle tante crisi diplomatiche sempre in agguato quando ribolle il sangue dei nazionalisti hindu.
Nella complessa e spesso confusa vicenda giudiziario-diplomatica dei fucilieri, la posizione italiana e parallelamente quella di Sonia Gandhi sono sempre più connesse e la leader della coalizione al governo da 10 anni deve rispondere per ogni azione degli italiani in India. In attesa della sua replica, resta l'impressione che non mancheranno altri colpi bassi, specialmente ora che i suoi avversari - non solo Modi - avvertono la debolezza del suo sistema di potere basato su alleanze regionali in via di dissoluzione.

 

 

 

 

 

 

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone alda d eusanio con i due maro girone e latorre jpegNARENDRA MODI Staffan de Mistura