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Giuseppe Legato e Massimo Massenzio per "La Stampa"
Non era il capo. Era solo il figlio del capo. E come suo padre 11 mesi fa, anche lui - ieri si è lanciato nel vuoto portandosi dietro i segreti della 'ndrangheta, la loro seconda famiglia dopo quella di sangue. Cosimo Catalano, 40 anni, figlio del boss Giuseppe, ex numero uno dell'onorata società calabrese sotto la Mole, si è suicidato gettandosi da un ponte dell'autostrada Torino-Pinerolo. Un volo di 15 metri ancora avvolto nel mistero, anche se per Carlo Romeo, il legale che difendeva Cosimo Catalano nel processo Minotauro, «è un suicidio connesso all'aggressione al patrimonio di famiglia».
«Una cosa del genere, nella 'ndrangheta, non si era mai vista», dicono dalla squadra Mobile. La famiglia, di contro, giura: «Era depresso da tempo, molto prima degli arresti». Secondo il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri che fece arrestare Catalano tre anni fa, ci può essere un'altra spiegazione: «La 'ndrangheta è vissuta come una religione.
Il vecchio boss Giuseppe si era dissociato e questo ha potuto generare in lui e nella famiglia un senso di vergogna. La sua ammissione implicita di aver fatto parte dell'organizzazione è stata percepita come una mortificazione del rango criminale che può portare a gesti estremi».
Giuseppe Catalano era l'anziano boss, capo del locale di Siderno distaccato a Torino. Un leader indiscusso che per 20 anni ha disegnato le strategie della 'ndrangheta piemontese. Si era «dissociato» poco prima di suicidarsi. Una confessione indiretta dei reati che la procura gli contestava.
Cosimo invece - per l'accusa - era un affiliato di medio livello. L'ultima «dote» l'avrebbe ricevuta il 12 marzo 2009. «Gli hanno dato la santa» dicono due boss intercettati dai carabinieri. La cerimonia avvenne in un bar alla presenza di molti «padrini» di casati storici: Da Locri a San Luca a Platì. Il locale è stato sequestrato e affidato a una cooperativa che opera nell'orbita di Libera.
Sabato, intorno alle 18, Cosimo Catalano era molto agitato. Gli capitava sempre più spesso negli ultimi tempi. Pare che non avesse nascosto l'intenzione di farla finita prima o poi. Il cognato lo ha accompagnato all'ospedale San Luigi di Orbassano. E' stato visitato e dimesso con la prescrizione di un forte ansiolitico. E' tornato a casa. Ieri mattina è uscito solo, verso le 6 a fare una delle sue frequenti - lunghe - passeggiate. Ha percorso due chilometri e mezzo fino al viadotto, ha scavalcato il parapetto e si è lanciato all'indietro.
Un automobilista se l'è visto quasi piombare addosso. Ha accostato ha chiamato la polizia stradale. Cosimo Catalano indossava un tuta blu, maglietta bianca, una giacca Armani nera e scarpe da tennis. Si era portato un pacchetto di sigarette e un accendino. Nessun documento. Lo ha riconosciuto il cognato. Negli ultimi tempi, questo è agli atti, il profilo criminale della famiglia aveva risentito di un colpo durissimo.
Con la dissociazione, Catalano senior avrebbe messo nei guai gli altri sodali che aspettano la sentenza. Il figlio di un boss di Chivasso ne parla al telefono con la madre e con la fidanzata: «Lui ha ammesso che c'è un'organizzazione. Così frega gli altri».
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