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Gianpaolo Iacobini per "il Giornale"
Assolti. Perché il fatto non sussiste. In 51 riconosciuti innocenti 8 anni dopo le manette. A mandarli in galera era stato il pm Luigi de Magistris. Il sindaco di Napoli incassa un’altra sconfitta. Una nuova bocciatura del suo operato da giudice. Dell’operazione Drug off nelle cronache si erano perse le tracce. Nulla a che vedere, sul piano della notorietà, con Whynot,Toghe Lucane e Poseidone, le inchieste che al primo cittadino napoletano avevano fruttato la fama di eroe senza macchia, vittima delle congreghe del potere - ovviamente corrotte e corruttrici - fatte di politici arraffoni, imprenditori affaristi, toghe infedeli.
Eppure,il blitz scattato nel luglio del 2006 aveva numeri importanti: 2 anni di indagini, 477capi d’imputazione, un’ordinanza di 1.971 pagine divise in 5 volumi e, soprattutto, 70 fermi. Firmati dal de Magistris inquirente, all’epoca in servizio alla procura di Catanzaro. Provvedimenti adottati per scongiurare il pericolo di fuga dei presunti appartenenti a due distinte associazioni a delinquere – una dedita al traffico di droga, l’altra al riciclaggio di auto rubate - ritenute padroni dell’area ionica catanzarese.
Così almeno sosteneva l’allora sostituto procuratore. Che non aveva cambiato idea neanche quando molti degli indagati, nei giorni successivi, erano stati scarcerati dal Gip e poi lasciati a piede libero dalla Cassazione, alla quale aveva presentato ricorso senza successo. Abbastanza per fermarsi a riflettere e magari rileggere con occhio diverso la mole di intercettazioni telefoniche e ambientali messa sul tavolo come prova regina. Non per de Magistris, che nel 2007,alla vigilia del trasferimento ad altra sede decretato dal Csm, chiede per tutti il processo. Passa un anno: in 52 vengono rinviati a giudizio. Ma per i 18 che scelgono il rito abbreviato il Gup non ha dubbi: non luogo a procedere.
La botta è tremenda. Chi viene fuori dall’inferno giudiziario passa al contrattacco. Come Sarino Frustaci, che nel 2011 cita per danni lo Stato, reclamando 100mila euro per l’ingiusta detenzione. Il resto del gruppone, invece, rimane ostaggio d’un processo che si trascina stanco: nel 2009 la prima udienza, nel 2012 la requisitoria del pubblico ministero. Solo due giorni fa la sentenza.
Al netto delle prescrizioni, per i 51 imputati alla sbarra (il cinquantaduesimo è morto in attesa di giudizio) il Tribunale di Catanzaro ha disposto l’assoluzione con formula piena. Una stroncatura netta dell’impostazione accusatoria, che restituisce alla giornalisticamente bistrattata DrugOff un posto al fianco delle sue consorelle, nobili presto decadute a dispetto del loro charme mediatico: Why Not, per molti concausa della caduta del governo Prodi, s’è chiusa lo scorso ottobre, con la conferma in Cassazione delle assoluzioni dei principali imputati.
Già nel marzo del 2011 il Gip aveva cancellato Toghe Lucane, archiviando le contestazioni a carico dei 30 indagati. Resiste Poseidone, che a 9 anni dall’apertura del fascicolo arranca in dibattimento, dopo la decimazione patita al termine dell’udienza preliminare, con 23 rinvii a giudizio e 11 proscioglimenti.
Insomma,tra i pochi ad uscire con una condanna dalle quattro grandi inchieste portate avanti dal pm partenopeo paradossalmente c’è proprio lui, Luigi de Magistris, in primo grado dichiarato colpevole di abuso d’ufficio insieme al superconsulente informatico Gioacchino Genchi per aver utilizzato senza autorizzazione - secondo il Tribunale di Roma - i tabulati telefonici relativi alle utenze in uso ad alcuni parlamentari.
Visti i risultati conseguiti sul campo, fosse stato il dipendente di un’azienda privata lo avrebbero cortesemente accompagnato alla porta. Su due piedi. Ma era un giudice. E in Italia lo hanno eletto prima europarlamentare, poi sindaco d’una metropoli.
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