DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Luigi Accattoli per “Il Corriere della Sera”
Traffico di droga, reati finanziari e tentativi di truffa ai danni dello Ior, traffico di valuta, traffico e detenzione di materiale pedopornografico, pirateria informatica, furto di posta elettronica, sottrazione di beni appartenenti allo Stato: si direbbe che succeda di tutto nel piccolissimo Stato della Città del Vaticano e la fonte sull’aumento dei reati piccoli e grandi è più che certa, trattandosi della relazione di apertura dell’anno giudiziario tenuta ieri mattina da Gian Piero Milano, promotore di giustizia presso il Tribunale Vaticano (un ruolo che nel nostro ordinamento corrisponde a quello di procuratore generale).
Il traffico di droga è forse il caso più singolare registrato nel 2014. Un traffico postale: tre spedizioni di plichi o pacchi contenenti stupefacenti, approdati in Vaticano con l’indicazione di destinatari inesistenti, che in gergo sono detti «indirizzi civetta». Quando vengono individuati, si tratta di tenere sotto controllo la «merce» per arrestare chi si presenta a ritirarla.
Due dei tre pacchi sono stati semplicemente sequestrati dalla Gendarmeria vaticana, mentre per un terzo — proveniente dalla Germania, o transitato attraverso la Germania — era stata tesa una trappola sofisticata per l’arresto del reale destinatario, o del «postino».
Abbiamo appreso che le polizie di più paesi erano sulle tracce di quella spedizione e tutto era pronto per cogliere il frutto della laboriosa indagine ma l’operazione non è andata in porto per un improvvido scoop di un giornale tedesco — la Bild — che ebbe una soffiata dalla polizia di quel paese con la conseguenza che mai nessuno si è presentato a ritirare la «merce».
Per reati contro il patrimonio della Santa Sede nel corso del 2014 è stato indagato tra gli altri un monsignore, Bronislaw Moraviec, economo della basilica pontificia di Santa Maria Maggiore, con l’accusa di «appropriazioni indebite, distrazioni e sottrazioni di beni».
Due sono stati le indagini per possesso di materiale pedopornografico, la più importante delle quali riguarda l’arcivescovo ed ex nunzio Józef Weso?owski, denunciato anche dalle autorità della Repubblica Dominicana dov’era nunzio e attualmente in Vaticano in attesa di un processo per pedofilia che potrebbe portare ad una condanna di 7 anni di carcere.
Weso?owski fu arrestato il 23 settembre scorso: dopo aver trascorso ventiquattr’ore nella cella situata nell’edificio che ospita la caserma della Gendarmeria, ha scontato i suoi quaranta giorni di arresto in una stanza della Penitenzieria Apostolica. Attualmente non è più ai domiciliari ma non può uscire dalla Città del Vaticano.
Tra le sei persone finite nel piccolo carcere vaticano lungo il 2014 c’è anche Marcello Di Finizio, che ripetutamente si è calato con una corda lungo i costoloni della cupola di San Pietro. L’ultima esibizione, la quinta, gli è costata l’arresto nei giorni dello scorso Natale. Dovrà tornare in Vaticano per comparire davanti al Tribunale il 7 febbraio.
Infine la vicenda di Iana Aleksandrovna Azhdanova, l’attivista delle Femen arrestata il 24 dicembre in piazza San Pietro. Quando il 26 dicembre mattina è stata interrogata — ha riferito ieri Milano — «ha candidamente confessato che il suo gesto, come del resto tutti gli altri simili compiuti dalle sue compagne, era stato concordato pochi giorni prima attorno a un tavolo con i fotografi immancabilmente presenti alle loro esibizioni». È stata rimessa in libertà il giorno successivo .
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