DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Simona Marchetti per la Stampa
Un pugno di pagine preziose, un trattato scientifico nascosto nell’archivio di un piccolo Comune, capace però di raccontare uno spaccato di Pianura Padana che non c’è più: le malattie della miseria, la vita povera nelle campagne del Novarese, la nascita delle prime cooperative, la storia di un paese ricostruita dagli appunti di un medico condotto del 1876.
La scoperta è emersa dagli archivi di Romentino, un piccolo centro dell’Ovest Ticino, 6 mila abitanti, arricchito negli Anni 80 dalla scoperta del petrolio. Una ricchezza ancora del tutto sconosciuta quando, nel 1876, il dottor Giuseppe Gnocchi divenne il medico condotto.
A quell’epoca, poco dopo l’Unità d’Italia, in paese risiedevano 2874 abitanti, secondo i dati del censimento del 1881. L’aspettativa di vita era di 33 anni, e le malattie più diffuse erano la pellagra, di cui pativa chi mangiava solo polenta, e la tubercolosi. Patologie della povertà, della miseria più nera:
«Il medico - racconta Gilberto Stevenazzi, docente di lettere in pensione e appassionato di storia locale - portò a termine l’indagine commissionata a livello nazionale dal collega Agostino Bertani, la cosiddetta “Inchiesta Jacini” sui lavoratori agrari. Ma non si limitò a compilare i questionari. Li elaborò in proprio e ne ricavò un volumetto che descrive la realtà del nostro Comune».
Nessuno ne aveva avuto più notizia, ma Stevenazzi, insieme all’ex dirigente scolastico Franco Groppetti, ha recuperato il testo della «Topografia medico igienico statistica del Comune di Romentino» pubblicata da Gnocchi nel 1881, l’unico esemplare conservato dalla biblioteca Negroni di Novara.
«Per me è come aver fatto un salto indietro nel tempo - spiegano il sindaco di Romentino, Alessio Biondo, e l’assessore alla Cultura Paola Occhetta - questo libriccino racconta com’era la nostra realtà locale prima dello sviluppo industriale: agricoltura di sussistenza, abitazioni fatiscenti e poverissime, mortalità alle stelle».
Uno spaccato che rispecchia le condizioni della pianura novarese e piemontese prima e durante lo sviluppo industriale e agricolo conseguente all’Unità d’Italia. «Proprio in quegli anni - aggiunge Biondo - nel 1868, iniziarono i lavori per il cavo Belletti, ora Diramatore Vigevano, che consentì l’avvio e lo sviluppo delle manifatture tessili che cambiarono il volto del territorio». Arrivarono le piccole industrie, più lavoro, dunque un benessere, certamente relativo rispetto ai nostri standard, più diffuso.
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