DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maicol Mercuriali per www.italiaoggi.it
Trovare conforto e aiuto psicologico non è facile, soprattutto in un Paese povero, dove il sistema sanitario fa già acqua da tutte le parti e la salute mentale non è certo in cima alle priorità delle istituzioni. Eppure è proprio in un ambiente così difficile che ci sarebbe bisogno di supporto: lo testimonia lo Zimbabwe, dove esercitano oggi solo 14 psichiatri, 150 psicologi clinici e meno di 500 infermieri psichiatrici per una popolazione di 16 milioni di abitanti, il 70% dei quali vive al di sotto della soglia di povertà.
La popolazione, ha ricordato l'Agenzia France Presse, è stata colpita duramente dalla crisi economica degli ultimi vent'anni, che ha moltiplicato i casi di depressione e di disturbi mentali, senza che il sistema sanitario pubblico fosse nelle condizioni di offrire assistenza.
Così ci hanno pensato i privati. Lo psichiatra Dixon Chibanda nel 2006 ha avuto l'idea di offrire sessioni gratuite e itineranti sulle «panchine dell'amicizia». Ha formato donne anziane, chiamate affettuosamente «mbuya» o «gogo», dando loro le basi della psicologia comportamentale ed esse hanno iniziato a incontrare persone bisognose lungo una strada o in un parco pubblico.
Terapia all'aria aperta, dunque, partita con 14 nonne a Mbare, uno dei sobborghi più poveri della capitale Harare e negli ultimi due anni ben 160 mila persone sono venute a sedersi su una di queste panchine, con un picco registrato durante i mesi più duri della pandemia. Sono ormai mille le panchine in tutto lo Zimbabwe, animate da più di 1.500 nonne.
Shery Ziwakayi è una di loro, fa questa attività da sei anni e, come ha riportato l'Afp, riceve una media di tre persone al giorno: giovani, alcuni soffrono di stress o lottano contro la dipendenza; altri sono vittime di violenza, attraversano difficoltà finanziarie o sono disoccupati. «Dopo aver parlato, molti si ritrovano guariti e ritornano alla vita normale», ha detto la nonna psicologa.
«È un modo semplice ma potente per promuovere la salute mentale», ha rilevato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms. «Basta sedersi e parlare, questo può fare un'enorme differenza».
L'Oms sostiene questo metodo che sarà valorizzato durante i Mondiali di calcio in Qatar: sono state allestite 32 panchine, una per ogni squadra in gara, proprio per sensibilizzare sui temi della salute mentale.
«Questa deve essere portata fuori dagli ospedali e nelle comunità», ha detto l'ideatore delle panchine dell'amicizia, ricordando che sei dei dieci Paesi con il più alto tasso di suicidi al mondo si trovano in Africa. L'aiuto delle nonne può salvare tante vite.
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