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NETANYAHU CONTINUA A FARLA FUORI DAL VASO: NON PUÒ DARE ORDINI A UN CONTINGENTE DELLE NAZIONI UNITE – “BIBI” INTIMA ALL’ONU DI RITIRARE I SOLDATI DELLA MISSIONE UNIFIL: “IL RIFIUTO DI ALLONTANARE I CASCHI BLU LI HA TRASFORMATI IN OSTAGGI. COSÌ L’ONU FORNISCE UNO SCUDO UMANO A HEZBOLLAH” – IL PREMIER ISRAELIANO PENSA DI FARE IN UNO STATO SOVRANO (IL LIBANO) QUELLO CHE HA FATTO A GAZA, MA I SOLDATI DELL’ONU POSSONO ANDARSENE SOLO SU MANDATO DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU – ANCHE SE I MILIZIANI SI NASCONDONO LÌ VICINO, ATTACCARE LE BASI È UNA VIOLAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE…

Estratto dell’articolo di Francesca Caferri per “la Repubblica”

 

BENJAMIN NETANYAHU CONTRO EMMANUEL MACRON

Dopo la dichiarazione di “persona non grata” nei confronti del segretario generale Antonio Guterres, il braccio di ferro fra il governo israeliano e le Nazioni Unite sembrava aver raggiunto il punto più basso, ma ieri lo scontro ha raggiunto un nuovo minimo. Con un messaggio inviato allo stesso Guterres, il premier Benjamin Netanyahu ha intimato all’Onu di allontanare i suoi caschi blu dalle «roccaforti di Hezbollah» nel Sud del Libano.

 

TUNNEL DI HEZBOLLAH A POCHI METRI DALLA BASE UNIFIL IN LIBANO

«Il suo rifiuto di ritirare i soldati di Unifil li ha trasformati in ostaggi», scrive Netanyahu. La loro stessa presenza «mette a rischio le vite dei nostri militari», insiste il premier. Il messaggio si conclude sottolineando come le forze armate israeliane abbiano più volte avanzato all’Onu la richiesta di ritiro, ma si siano trovate di fronte a ripetuti rifiuti: animati – nella visione di Netanyahu - dalla volontà di «fornire uno scudo umano a Hezbollah».

 

LE BASI UNIFIL COLPITE

Il messaggio era appena stato diffuso quando dal quartier generale di Naqoura, il comando di Unifil denunciava «l’ennesimo attacco» nei confronti delle sue postazioni: tank dell’esercito di Tel Aviv sono entrati in una base, distruggendone l’ingresso.

 

MEME SULLA RISPOSTA ISRAELIANA ALL ATTACCO IRANIANO

[…] la base dell’Unifil colpita è stata quella di Ramyah, occupata dal contingente ghanese. La brigata israeliana si è trovata in mezzo a un cerchio di fuoco tra Ramyah, Al-Qouzah, Aita Al-Shaab e Blida. Ieri mattina intorno alle 3.50 i combattenti sciiti hanno colpito un tank dell’Idf per impedire ai reparti di recuperare i feriti. Alle 4.30, due Merkava hanno sfondato il cancello principale della base Unifil, chiedendo più volte ai soldati di spegnere le luci.

 

Il comando ha protestato perché «stavano mettendo in pericolo i peacekeeper », ma gli israeliani hanno abbandonato la posizione solo 45 minuti dopo. Alle 6.40 la base è stata colpita di nuovo e 15 peacekeeper sono rimasti intossicati dal fumo delle esplosioni, con irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali.

MISSIONE UNIFIL IN LIBANO

 

«Un carro armato delle Idf che stava cercando di evacuare i soldati feriti mentre era ancora sotto il fuoco, è andato a sbattere per diversi metri contro una postazione dell’Unifil», secondo l’Idf, per il quale si è trattato di un «incidente».

 

Il Palazzo di Vetro ha replicato che lo sfondamento è stato «deliberato», «può costituire un crimine di guerra», e ha riaffermato che l’inviolabilità dei caschi blu deve essere «garantita in ogni circostanza».

 

MISSIONE UNIFIL - LIBANO -

La tensione fra Unifil e Israele è alle stelle da giorni: con l’inizio dell’operazione di terra contro Hezbollah, i militari israeliani sono penetrati in diversi punti lungo la Linea Blu che segna il confine con il Libano. E spesso, si sono ritrovati davanti le basi bianche con la bandiera azzurra che da 18 anni sono sparse lungo tutta l’area […]

 

«Solo il Consiglio di Sicurezza può ordinarcelo, non un singolo Paese», aveva detto qualche giorno fa in un’intervista a Repubblica il portavoce della missione Andrea Tenenti.

Della crisi discuterà nei prossimi giorni il Consiglio europeo: l’Italia con 1.200 soldati, la Francia con 700 e la Spagna con 680 sono i Paesi che più contribuiscono alla missione.

BENJAMIN NETANYAHU CON I CARTELLI ALL ONU

Lo scontro su Unifil non è che l’ultima puntata del braccio di ferro che da un anno oppone Israele e le Onu. Era iniziato quando Guterres aveva detto che il 7 ottobre «non era venuto dal nulla», proseguito quando Israele aveva accusato l’Unrwa (agenzia Onu per i profughi palestinesi) di aver coperto Hamas. E ora al Parlamento israeliano è in discussione una legge per vietare le attività dell’Unrwa. […]

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