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Salvo Palazzolo per palermo.repubblica.it - Estratti
Nel cuore della Sicilia, a Niscemi, i boss non si rassegnano ad arresti e processi. Puntano alla riorganizzazione. Anche con il ritorno a metodi violenti. L’ultima indagine dei carabinieri di Gela, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta, ha svelato un progetto di attentato nei confronti di un imprenditore che alcuni anni fa aveva denunciato un tentativo di estorsione. Questa mattina, i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone.
“L’esecuzione dell’omicidio – spiega un comunicato dell’Arma – è stata bloccata grazie all’accurato monitoraggio da parte dei carabinieri, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia”.
Per i boss, il racket delle estorsioni resta un pezzo importante dell’attività mafiosa. Non tanto dal punto di vista economico, ma per ribadire il potere sul territorio. Ecco perché il no di quell’imprenditore era rimasto uno schiaffo al clan, un segno di ribellione. E i boss volevano rialzare la testa, con un gesto eclatante, un omicidio. Per investigatori e magistrati è stata una corsa contro il tempo per bloccare il progetto che era arrivato in fase “quasi esecutiva”, spiegano gli inquirenti.
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