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“NON SIAMO IN VENDITA” – BYTE DANCE, L’AZIENDA CINESE PROPRIETARIA DI TIKTOK, DICHIARA GUERRA A TRUMP: IMPUGNERÀ L’ORDINE ESECUTIVO DEL PRESIDENTE CHE HA VIETATO LA SOCIETÀ NEGLI STATI UNITI – LE ACCUSE A WASHINGTON: “PRIVATI DEL GIUSTO PROCESSO, NON COSTITUIAMO UNA MINACCIA”. MA PERCHÉ NON CHIARISCE UNA VOLTA PER TUTTE I RAPPORTI CON IL REGIME COMUNISTA?

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tiktok usa

Umberto Rapetto per “il Messaggero”

 

ByteDance, l'azienda cinese proprietaria di TikTok, non ha alcuna intenzione di vendere a Microsoft o ad Oracle la propria piattaforma social e soprattutto non vuole arrendersi alle determinazioni di Washington che vogliono impedire l'utilizzo di una app ritenuta in grado di spiare per conto dell'intelligence di Pechino.

UMBERTO RAPETTO

 

Un comunicato stampa e una dichiarazione tramite il proprio account QQ (il più popolare programma di messaggistica istantanea in Cina) hanno veicolato una vera e propria dichiarazione di guerra basata su due ben precisi ordini di motivi.

 

I MOTIVI

In primo luogo l'azienda nega con forza qualsivoglia condivisione dei dati con il Governo della Repubblica Popolare e quindi non ammette di essere considerata una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense. La seconda argomentazione poggia sulla presunta «mancanza di un giusto processo» nel corso di colloqui e incontri inutilmente intercorsi per fornire spiegazioni e chiarimenti.

follie di tiktok

 

Secondo il portavoce di TikTok, Josh Gartner, l'amministrazione Trump «non ha prestato attenzione ai fatti e ha cercato di inserirsi nelle negoziazioni tra imprese private». Un cambio dell'inquilino della Casa Bianca potrebbe fluidificare i rapporti perché al momento il candidato democratico Joe Biden non si sarebbe espresso in merito.

 

Ad onor del vero, però, Biden avrebbe richiesto allo staff che lo supporta nella campagna elettorale di eliminare TikTok dai rispettivi smartphone, disposizione che evidenzia una certa preoccupazione o per la diminuzione della produttività dei propri collaboratori o per una ben più rischiosa riduzione della sicurezza delle comunicazioni.

sede di bytedance a pechino

 

La piattaforma di condivisione di brevi filmati, che ha raggiunto il culmine della popolarità lo scorso anno, può vantare oltre due miliardi di download e 315 milioni soltanto nel primo trimestre del 2020 mostrando una impressionante capillarità nell'universo degli utenti social. Questi numeri diventano ancor più impressionanti se si rivelano fondati i sospetti di continue violazioni della privacy in danno degli utilizzatori.

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L'inchiesta promossa dall'Autorità Garante per la Protezione dei Dati italiana e recepita dalle omologhe realtà europee è testimonianza della attendibilità dei timori diffusi non solo nei contesti istituzionali, ma anche tra la gente comune e nell'universo aziendale dove l'utilizzo della app da parte dei dipendenti potrebbe mettere a repentaglio informazioni riservate di natura commerciale e industriale. I guai di TikTok non finiscono qui.

 

La piattaforma sta collezionando denunce e intimazioni a giro d'orizzonte: uno dei temi in evidenza è la violazione del diritto d'autore che si profila come immediata conseguenza dell'utilizzo non autorizzato da parte degli utenti di brani musicali adoperati come colonna sonora di balletti e scenette.

 

usa e tiktok

Succede davvero ovunque e la riprova è la causa intentata proprio nelle ultime ore dall'azienda tecnologica vietnamita NVG che ha chiesto la rimozione di milioni di video con basi audio di proprietà di una società discografica controllata.

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