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NON SARÀ LA TANTO ANNUNCIATA INVASIONE, MA LE SOMIGLIA MOLTO – L’ESERCITO ISRAELIANO FA SAPERE CHE DA IERI SERA OPERANO NELLA STRISCIA DI GAZA MEZZI CORAZZATI, GENIERI E FANTERIA. EPPURE, CI TENGONO A PRECISARE CHE NON È L’OPERAZIONE MASSICCIA EVOCATA DOPO L’ATTACCO DI HAMAS (CHE GLI AMERICANI AVEVANO SCONSIGLIATO DI FARE) – L’EX CAPO DELLO SHIN BET, AMI AYALON: “HAMAS NON SI SCONFIGGE SOLO CON LA FORZA. AVREMO LA NOSTRA SICUREZZA SOLO QUANDO I PALESTINESI AVRANNO SPERANZA - VIDEO

 

 

Ami Ayalon

ISRAELE, NEL NORD DI GAZA OPERANO TANK, GENIERI E FANTERIA

(ANSA) - Sin da ieri sera nel nord della Striscia stanno operando forze israeliane di combattimento combinate, composte da mezzi corazzati, genieri e fanteria. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nelle operazioni i soldati hanno individuato e colpito cellule terroristiche di lancio di missili anti tank e di mortaio.

 

"HAMAS NON SI SCONFIGGE SOLO CON LA FORZA MILITARE"

Estratto dell’articolo di Davide Mattei per “La Stampa”

 

«Quando sei militare in un campo di battaglia non devi sapere nulla dei nemici che ammazzi - io non ne vado orgoglioso, ma ne ho uccisi molti -, quando combatti la guerra al terrorismo però, devi sapere tutto di ognuno di loro».

 

incursione forze israeliane a nord di gaza 6

Ami Ayalon […] ha iniziato a capire chi avesse di fronte quando è stato nominato a capo dello Shin Bet, i servizi segreti israeliani, da allora il suo sguardo è cambiato: «Quando sai tutto del tuo nemico, lui diventa un essere umano, lo capisci, anche se non condividi nulla, alla fine non hai più paura di lui».

 

[…] «L'equazione è semplice: noi avremo la nostra sicurezza solo quando i palestinesi avranno speranza», ripete instancabilmente. […] La sua preoccupazione di "colomba" si è trasformata in amara costernazione: «Hanno ucciso bambini, donne, li hanno bruciati, è stato un massacro», mentre sull'intervento di terra pronuncia oggi parole di "falco" quasi lottando contro se stesso.

gaza distrutta dagli attacchi israeliani

 

Un'operazione di terra dello Tsahal è necessaria?

«Non è solo necessaria, è fondamentale per la sopravvivenza di Israele. Non possiamo lasciare che Hamas controlli i palestinesi a poche centinaia di metri da villaggi israeliani: per quanto alti saranno i nostri muri e sofisticata la nostra tecnologia, troveranno il modo di penetrare di nuovo e ucciderci».

 

C'è chi teme si trasformi in una guerra contro i palestinesi di Gaza.

gaza distrutta dagli attacchi israeliani

«Dobbiamo innanzitutto dire che la nostra guerra è contro il braccio armato di Hamas, le brigate Ezzedin al-Qassam e i leader politici, cinque o sei capi che hanno diretto l'orribile assalto del 7 ottobre. Dobbiamo dire al mondo che non combattiamo l'Islam, ma un'ideologia che non accetta il nostro diritto a creare uno Stato. E poi dobbiamo assicurarci che uno dei parametri sia evitare quante più vittime civili possibili. Quanto meno saranno le vittime, quanto prima arriverà la nostra vittoria e la comprensione delle persone che oggi odiano quello che stiamo facendo».

 

[…] Lei però ha sempre detto che la vittoria non sarà militare.

distruzione a gaza

«Hamas è anche un'ideologia e non si sconfigge con la forza militare, ma contrapponendo un'altra ideologia. Israele ha smesso di farlo dalla seconda Intifada (2000), noi non proponiamo più un orizzonte politico ai palestinesi, se loro pensassero che possono ottenere la loro libertà - con uno Stato palestinese a fianco di uno ebraico - la maggior parte appoggerebbe qualsiasi sforzo per ottenerlo in modo diplomatico, perché in quel modo non morirebbero in strada. Oggi appoggiano Hamas perché si presenta come l'unica organizzazione che lotta per mettere fine all'occupazione e per la libertà dei palestinesi».

il volantino di israele con l appello a evacuare gaza nord

 

Insomma, uno Stato in cambio di pace.

«Noi avremo la nostra sicurezza solo quando i palestinesi avranno speranza, è semplice. Glielo posso tradurre in termini militari: lei non può dissuadere qualcuno dal fare qualcosa se questo non ha paura. Quello che abbiamo visto il 7 ottobre è questo, persone che sono uscite da Gaza in missione suicida, sapendo che non sarebbero tornate, perché non avevano nulla da perdere. Questa è l'equazione, fino a che non la capiremo continueremo a combatterci».

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