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Giuseppe Spatola per ''Libero Quotidiano''
Da boss della Mala del Brenta agli affari con lo Stato, fornendo le «capannine» per l' acqua pubblica. Una nuova vita fatta di affari e pubbliche relazioni, finite quando l' Asl ha scoperto che i valori d' arsenico nelle «bocce» destinate a scuole e uffici pubblici erano fuori norma.
Così la nuova esistenza di Felice Maniero, il bandito dalla faccia d' angelo, si è arenata al Tribunale di Brescia, che il 17 febbraio ha decretato il fallimento della Anyaquae, società che vendeva sistemi di filtraggio dell' acqua a decine di Comuni italiani, intestata al figlio illegittimo. Per Maniero l' azienda negli anni scorsi era stata un successo di fatturati, almeno fino a quando l' Asl ha scoperto che i parametri di arsenico dell' acqua depurata che scendeva dalle «capannine» vendute ai Comuni erano fuori norma e quindi da vietare.
Da qui la crisi con le amministrazioni, che hanno sospeso gli accordi e la società avviata al fallimento. Libero dal 2010, «Felicetto» si è stabilito a Brescia in una villa di Mompiano, avviando con il figlio illegittimo - Alessandro Biselli - la Anyaquae srl di Roncadelle, la cui sede legale risultava essere a Bolzano. Un' azienda solida, che negli ultimi cinque anni ha costruito le «casette» d' acqua filtrata e depurata per decine di comuni italiani, da Campi Salentina a Collepasso, passando per Villa Castelli e Castelvetrano.
Tutto in regola, con un business lontano dai vecchi fasti da malavitoso e i Comuni che in pochi anni gli hanno raddoppiato le commesse. Una nuova vita finita, però, davanti alle provette dell' Asl che analizzando l' acqua filtrata da Faccia d' angelo denunciano una quantità di arsenico superiore al dovuto.
Un colpo duro da assorbire anche per il capo della mala del Brenta che non è più riuscito a vendere un sistema di filtraggio certificato come «rischioso». Inevitabile, quindi, il fallimento certificato il 17 febbraio scorso dai giudici bresciani che hanno portato avanti l' istanza richiesta dal creditore «Legno Style srl», azienda di proprietà di un falegname che nel 2012 aveva costruito e montato i mobili per l' ufficio dell' Anyaquae. Così l' insoluto da trentamila euro e gli affari azzerati dalla vicenda dell' arsenico alla fine hanno messo in un angolo l' ex boss, costringendolo ad alzare bandiera bianca e a cambiare nuovamente vita lontano da quella che si era rifatto a Brescia.
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