
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Marco Zatterin per âLa Stampa'
à fatta. Salvo colpi di scena, sarà la prima intesa europea sulla tassazione del risparmio siglata dal 2003 a oggi, la decisione che consentirà all'Unione di compiere un bel passo avanti sulla strada della trasparenza e della lotta all'evasione. L'accordo politico è finalizzato, assicura un fonte del Consiglio Ue, e sarà esplicitato nelle conclusioni di vertice dei capi di stato e di governo di giovedì e venerdì. La decisione formale slitterà alla prima riunione a livello ministeriale (lunedì prossimo), dove passerà come «punto a», chiudendo senza discussione uno dei più difficili e sofferti dossier della storia comunitaria.
Di fatto sarebbe la fine dell'inviolabilità del segreto bancario, prosciugando un mare risale al 2005, ma già dal 2008 si è cominciata a discutere la sua versione rafforzata per chiudere i buchi normativi, estendendo i controlli a fondi di investimento e pensione, nuovi strumenti finanziari e pagamenti effettuati a traverso trust e fondazioni.
L'accordo del 2005 prevedeva che i paesi dell'Ue si scambiassero informazioni sui movimenti dei risparmi, con l'eccezione di Lussemburgo e Austria, che per garantire la riservatezza dei clienti hanno accettato di imporre una ritenuta alla fonte secca del 35% sui rendimenti dei non residenti. In pratica, si poteva rinunciare a un terzo della remunerazione in cambio dell'anonimato. Un piccolo prezzo per chi ha la coscienza sporca.
Nella primavera del 2013 la macchina legislativa si è rimessa in moto grazie anche allo scandalo Offshoreleakes, alimentato dalle rivelazioni giornalistiche a proposito di 130 mila conti correnti nascosti in giro per il pianeta. Pressati dall'opinione pubblica, molti governi europei hanno cominciato a spingere davvero per un sistema unificato di scambio informazioni. L'obiettivo, tuttavia, richiedeva che anche Lussemburgo e Austria partecipassero. Ma i due paesi legavano il loro assenso all'adesione dei paradisi terzi, Svizzera, Andorra, Liechtenstein, Monaco e San Marino. Adesso l'impiccio s'è sbloccato. O quasi.
Berna sta rinegoziando l'accordo bilaterale con l'Unione, destino al quale si è arresa. Una volta siglato il patto, gli stranieri con un conto della confederazione non avranno più alcuna protezione e saranno oggetto di comunicazione automatica da parte delle banche alle autorità fiscali del loro paese. Il problema che resta, è l'avvio di una rapporto diretto fra le autorità fiscali, discusso peraltro a livello G20 e Ocse.
In questo contesto tutti, anche gli elvetici, sono disposti allo scambio automatico. Però si preferirebbe procedere con uno standard globale e dunque l'Europa potrebbe decidere di attendere qualche mese per avere un unico sistema a livello planetario, con l'ispirazione benigna del Fatca, l'impianto di accordi bilaterali creato dall'America col resto del mondo.
Nell'attesa si avanza con la superdirettiva e l'aggiramento delle regole fiscali da parte dei non residenti diventa a questo punto molto più difficile.
E' stato stimato che l'estensione della copertura materiale degli accordi sulla fiscalità per coprire tutti i redditi (e non solo gli interessi) potrebbe essere un affare da 2,5 miliardi di gettito l'anno per l'Europa. Per i governi europei è un affare da non perdere.
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