DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Andrea Zambenedetti per la Stampa
Le ustioni di terzo grado sul cento per cento del corpo non sono in queste ore l' unica preoccupazione dei medici. A condizionare la possibilità di sopravvivenza dei lavoratori travolti ieri mattina da una colata di acciaio incandescente è anche l' impossibilità di rimuovere completamente i residui di metallo dal corpo.
È di quattro feriti, tre in pericolo di vita, il bilancio del drammatico incidente sul lavoro avvenuto ieri a Padova. Mancano dieci minuti alle 8 di ieri quando alle Acciaierie Venete avviene l' incidente. Quattro operai, due interni e due di una cooperativa incaricata delle manutenzioni, si trovano a distanza ravvicinata da una «siviera».
Il contenitore, che trasporta 100 tonnellate di acciaio a 1600 gradi, si sposta a dieci metri d' altezza. All' improvviso il gancio che lo tiene in asse si rompe o semplicemente si sgancia (questo punto potrebbe essere determinante per l' inchiesta). Il cestello si inclina e la colata incandescente finisce al suolo travolgendo i lavoratori e proiettando gli schizzi nel raggio di qualche metro.
L' allarme è immediato. Sul posto arrivano i Vigili del fuoco che mettono in sicurezza l' area, spengono la colata e consentono agli operatori del 118 di prestare i primi soccorsi ai quattro lavoratori travolti. Il più grave, Marian Bratu, originario della Romania, ha ustioni su tutto il corpo. Immediatamente l' elicottero lo porta al centro Grandi ustionati di Cesena.
Le prossime ore saranno determinanti per l' evoluzione del suo quadro clinico. Fuori dai cancelli dello stabilimento, tra le lacrime, i colleghi non possono far altro che sperare: «Confidiamo in un miracolo». Ustioni altrettanto gravi, estese al settanta per cento del corpo, per altri due dipendenti di una ditta di manutenzioni.
Uno è ricoverato a Verona, l' altro a Padova, anche per loro la prognosi è riservata. Critiche, ma fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita, le condizioni di un quarto lavoratore.
«Avevamo già segnalato che queste siviere si muovevano mentre c' erano delle persone al lavoro nelle vicinanze - spiega Loris Scarpa, segretario padovano della Fiom, che ha raggiunto personalmente l' azienda - nonostante questo siamo davanti a quattro lavoratori, giovanissimi ma al tempo stesso esperti, feriti in modo grave. Non è pensabile che ancora oggi qualcuno vada al lavoro e non sia sicuro di tornare a casa.
Le aziende non sono più strutturate per vedere la sicurezza come prioritaria. Non è più un problema che riguarda una singola azienda, ma ormai questa situazione riguarda l' intero Paese».
Acciaierie Venete è un gruppo che conta in totale mille dipendenti tra gli stabilimenti del Centro e Nord Italia e produce ogni anno un milione e 500 mila tonnellate di acciaio.
Oggi nello stabilimento padovano lo sciopero di 24 ore. I sindacati annunciano mobilitazioni anche negli altri stabilimenti del settore metalmeccanico. Nel frattempo tocca agli inquirenti: i tecnici dello Spisal hanno lavorato a lungo dentro lo stabilimento e i carabinieri hanno sequestrato l' area in cui è avvenuto l' incidente su ordine della magistratura che, come da prassi, ha provveduto ad aprire un fascicolo.
Il 2018 si conferma un anno nero sul fronte degli incidenti sul lavoro. Da Carrara a Lucca, passando per Siracusa, Gorizia, Reggio Calabria e Genova, solo per citare le ultime tragedie in ordine di tempo, la sicurezza sul lavoro rimane una delle emergenze che a quanto pare potrebbe rimanere tale ancora a lungo.
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