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IL PARADOSSO DI SINGAPORE, L’AUTOCRAZIA "FELICE" – LO STATO DEL SUD EST ASIATICO, CHE QUEST’ANNO FESTEGGIA I 60 ANNI DI INDIPENDENZA, VIVE SOTTO UNA “DITTATURA VELATA”, EPPURE IL PAESE VA MEGLIO CHE MAI – IL PIL È IN COSTANTE CRESCITA, L’ETÀ MEDIA SI ALLUNGA OGNI ANNO E LA SOGLIA DI POVERTÀ È QUASI INESISTENTE – NEL PAESE CI SONO REGOLE SEVERISSIME (CHI MASTICA CHEWING GUM RISCHIA MULTE DI MILLE EURO), I CITTADINI SONO COSTANTEMENTE SORVEGLIATI E UNA PATENTE COSTA 84MILA DOLLARI, MA IL PARTITO CHE GOVERNA, IL “PEOPLE ACTION” È POPOLARISSIMO TRA GLI ABITANTI…
Estratto dell’articolo di Giulia Zonca per “la Stampa”
Compiere gli anni oggi e festeggiare da più di un mese è molto Singapore: dove tutto è un eccesso controllato, compreso il tema per i 60 anni di indipendenza «Majulah Singapura» che sta per oltre quello che c'è. E la città stato del Sud Est asiatico non fa che trasformarsi senza mai andare troppo lontano dai suoi complicatissimi principi.
Un patto tra chi comanda, con l'autoritarismo dolce, e chi lo accetta in nome del benessere ed è uno splendido equilibrio che accarezza l'inquietudine. È un pacchetto completo, Pil in costante crescita pure in tempo di recessione globale e telecamere in ogni angolo, tasse sulle auto private, divieti di varia natura, dal fumo in strada, se non in aree designate, al proibizionismo sulla gomma da masticare, altamente inquinante.
Fino a 1.000 dollari di multa, 2.000 per i recidivi. Guidare è un vero lusso, costa la patente e il rinnovo annuale di circolazione. Vogliono favorire i mezzi pubblici e le bici elettriche, i taxi a basso costo. Il resto corrompe l'aria e occupa spazio che lì non c'è perché in meno di 60 km si passa da est a ovest. Undici auto ogni 100 persone, con licenze che a marzo sono aumentate del 18 per cento e toccano gli 84.000 dollari.
In un Paese che non ha stabilito un salario minimo e solo dal 2026 metterà una cifra di ingresso per la manodopera nei cantieri, in gran parte immigrati da India e Bangladesh per un totale di 1,17 milioni di stranieri. Le contraddizioni sono violente, eppure non vengono quasi mai a galla, è tutto un compromesso tra il migliore dei mondi possibili, la baia futuribile, l'età media che si allunga di continuo, la soglia di povertà che è talmente minima da non essere registrata e quel che serve per mantenere la struttura così come è. Come è diventata.
[…] Vive di attualissimo glamour e di centralità contemporanea, di cocktail nella Singapore che se ne fa un vanto e appoggia stelle Michelin sopra lo street food, tra i quartieri che si spartiscono equamente la multiculturalità. Le strade arabe con i loro murales, Little India, Chinatown e in ognuno di questi incroci ci sono i luoghi di culto, i centri che raccontano l'eredità delle specifiche tradizioni, il cibo, l'accento.
La pluralità è un'esigenza per una popolazione fatta di strati e la parola minoranza è un insulto. Pure i migranti, ancora ammassati nei dormitori ai confini della città, con garanzie precarie, sono celebrati ed esposti alla National Gallery con lavori che li ringraziano per i rischi portati sulle spalle. È difficile grattare sotto l'esteso consenso, quasi impossibile. Ogni increspatura viene lasciata viaggiare senza oppressione manifesta e anche abbandonata a spegnersi, solitaria.
[…] Singapore è smart city, hub finanziario, passaporto forte, diplomazia fluida che Giorgia Meloni frequenterà nella visita di settembre. È il punto nevralgico per quella nanotecnologia indispensabile alla crescita mondiale. Per funzionare, il sistema ha bisogno di stabilità per cui si è consegnato a un singolo partito, il People Action che ha 87 dei 97 seggi disponibili in parlamento.
A ogni piccola flessione di popolarità succede qualcosa che compatta la stragrande maggioranza. Prima il Covid e, a maggio, nelle ultime elezioni, l'incubo dei tassi di Trump. La politica, a lungo in mano a una singola famiglia, non ha traballato neanche in nome degli scandali, della faida che ha fratturato gli eredi del «grande visionario», nomignolo riservato a Lee Kuan Yew, il fondatore che ha pianto 60 anni fa. E non di felicità. Lui credeva che fosse più facile prosperare insieme con la Malesia, «uniti dalla geografia».
Singapore non ha risorse naturali, però oggi è la scena di «Crazy & Rich Asians», prima libro e poi film che ha intrigato l'Occidente ed esaltato l'Oriente. Si parla di famiglie multimilionarie, di set incredibili, di sfoggio, di una certa, autoironia nata con i ventenni. […] Chi non ha accesso all'abbondanza, forse non la sogna nemmeno.
Semplicemente, si guarda in giro e non riesce a immaginare un altro luogo dove ci sia lavoro e un grado di istruzione accessibile e una sanità che, pur su un numero di persone gestibile, è pubblica. O meglio a punti: se non sgarri, segui gli studi giusti, nei percorsi designati, inizi a lavorare all'età in cui è richiesto sei tutelato, se ne esci non vieni calcolato. […]
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