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"CONSIDERAVAMO L'OCCIDENTE UN ARGINE ALL'AUTORITARISMO. ORA RISCHIATE DI FINIRE COME NOI" - PARLA L'ARTISTA CINESE DISSIDENTE BADIUCAO, INVISO AL REGIME DI PECHINO E SCAPPATO IN AUSTRALIA: "VI STATE CINESIZZANDO, LASCIANDOVI INCANTARE DALL'AUTORITARISMO RUSSO. SE PUTIN VINCE, XI JINPING INVADERA' TAIWAN" - "IL REGIME CINESE CERCA DI INTIMORIRMI CON MINACCE DI MORTE SUI SOCIAL. MI MOLESTANO OVUNQUE VADA. OGNI MIA MOSTRA È ACCOMPAGNATA DA TENTATIVI D'INTIMIDAZIONE. QUANDO NON BASTA, MANDANO I LORO AGENTI. MI FANNO AVERE MESSAGGI SINISTRI. È SUCCESSO ANCHE QUI IN ITALIA, QUANDO ESPOSI A BRESCIA NEL 2021: ALCUNI CITTADINI CINESI VENNERO A STRINGERMI LA MANO DICENDO..."
Estratto dell'articolo di Antonio Gnoli per “la Repubblica”
«La mia Cina, che ho abbandonato per non essere messo a tacere, non si accontenta più di censurare i suoi cittadini all'interno del Paese: esporta l'oppressione anche fuori. Chi come me critica il governo attraverso il soft power dell'arte, è preso di mira ovunque si trovi nel mondo e su tutte le piattaforme digitali».
Badiucao è l'artista dissidente nato a Shanghai nel 1986, che dopo aver iniziato la carriera esibendo anonimamente i suoi lavori – tanto da essere chiamato il "Banksy cinese" – fu identificato dalle autorità e costretto a fuggire in Australia. Fino al 2019 ha sempre indossato la maschera in pubblico, abbandonandola poi in occasione del trentesimo anniversario delle proteste di Piazza Tienanmen.
«So che ogni mio lavoro mi rende più indigesto al regime. Ho paura, ma non mi fermo», dice. Domani è l'ultimo giorno in cui è possibile visitare negli spazi di Exma a Cagliari la sua mostra Un cambiamento che non si vedeva da un secolo (frase pronunciata da Xi Jinping a Vladimir Putin).
Perché Pechino ha paura di lei?
«Tutti i regimi hanno paura di chi pensa controcorrente. I dittatori si sentono semidei, superiori agli esseri umani: non a caso Xi Jinping e Vladimir Putin hanno parlato di immortalità. Vogliono essere percepiti come divinità, controllare tutto. E purtroppo questo non accade più solo in Paesi autoritari come Cina, Russia e Iran. Anche l'America di Trump attacca arte e artisti per gli stessi motivi. Dovrebbe essere un monito. Un tempo consideravamo l'Occidente un argine all'autoritarismo. Invece rischiate di finire come noi».
Come cercano di intimorirla?
«Con minacce di morte sui social o creando falsi account con il mio nome da dove spargono fake news su di me. E poi mi molestano costantemente, in Australia dove vivo e ovunque vada. Ogni mia mostra è accompagnata da tentativi d'intimidazione di ambasciate e consolati cinesi che scrivono ai governi, ai Comuni, ai galleristi dicendo che se mi ospiteranno, ci saranno conseguenze nelle relazioni diplomatiche ed economiche con la Cina.
Quando non basta, mandano i loro agenti. Mi seguono, mi fanno avere messaggi sinistri. È successo anche qui in Italia, quando esposi a Brescia nel 2021: alcuni cittadini cinesi vennero a stringermi la mano. Ripetendomi tutti lo stesso messaggio: "L'Italia è un Paese pericoloso, c'è la mafia, attento, potrebbero spararti per strada"».
Che cosa significa essere un artista dissidente?
«Significa non cercare solo la bellezza estetica, ma provare a toccare mente e anima con quel che metti nei tuoi lavori. Affrontare la missione impossibile di esprimersi quando la censura è ovunque.
Una battaglia difficile, ma che vale la pena combattere perché la libertà di parola, insieme all'ironia, sono le armi più efficaci contro gli autoritarismi. L'arte innesca pensiero e questo fa paura, sanno che può distruggerli. Per questo cercano di portar via libertà, sperimentazione, espressione agli artisti.
Vogliono fare il lavaggio del cervello alla gente. Certo, paghiamo un prezzo alto. E non solo noi in prima persona: anche i nostri familiari, collaboratori, galleristi». [...]
È in contatto con gli artisti rimasti in Cina?
«Impossibile: i contatti con me li metterebbero in pericolo. Non mancano gli artisti dissidenti underground, ma le loro voci sono soppresse. Di recente ci sono stati due casi clamorosi. Uno dei Gao Brothers è stato arrestato per una scultura vecchia di dieci anni che rappresentava un Mao pentito. Stessa sorte per i Nut, artisti ambientalisti, finiti in manette per il loro lavoro di denuncia sociale».
Pensa che le cose possano cambiare?
«Speravo in una spinta della classe media che dopo l'apertura del mercato ha mandato i figli a studiare all'estero. Invece vi state cinesizzando voi, lasciandovi incantare dall'autoritarismo: russo oltre che cinese. Per questo ritengo la questione degli aiuti europei all'Ucraina importante: se Putin vince, Pechino invaderà Taiwan, gli Stati Uniti la Groenlandia. Tutto andrà all'aria. Solo difendendo la democrazia qui in Europa arginerete l'autoritarismo degli altri».
Lei non ama essere paragonato a Banksy. Perché?
«Non mi fraintenda, è un onore essere comparato a lui. Ma trovo che ribellarsi all'interno di una democrazia occidentale sia relativamente facile. Insomma, non mette nei guai la sua famiglia coi suoi murales. E poi lo trovo un po' troppo silenzioso sull'Oriente. Perché limitare il proprio campo? Di recente io ho disegnato più vignette su Trump che su Xi: con la mia arte voglio contribuire a far aprire gli occhi a tutti». [...]
opere di badiucao 4
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