DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Fabio Tonacci per la Repubblica
«Eravamo nella piscina interna, l’albergo era isolato perché la strada era bloccata. Il mio fidanzato stava parlando con un altro ragazzo. Si dicevano: se adesso succede una catastrofe, qui non ci ritrovano più...». Una chiacchierata drammaticamente casuale e profetica, avvenuta la mattina del 17 gennaio nella spa dell’Hotel Rigopiano, poche ore prima che la valanga lo seppellisse sotto tonnellate di neve. Parla Francesca, l’ultima cliente ad andarsene, in quel martedì vigilia di sciagura.
«Il cognome non lo scriva, per favore. Non voglio farmi pubblicità », premette. Ha 24 anni, fa l’estetista, è seduta al tavolo di un bar di Pescara davanti a un cappuccino. Accanto a lei suo padre, che alza gli occhi al cielo quando inizia il racconto delle ore che hanno preceduto la strage, a cui sua figlia è sfuggita per un caso. «Un caso, sì. Avremmo potuto rimanere lassù fino a mercoledì, perché alla reception proponevano ai clienti prezzi scontati per prolungare la permanenza. Abbiamo preferito andare via».
Quando siete arrivati?
«Lunedì 16, a metà pomeriggio. L’idea era di festeggiare nel resort il compleanno del mio ragazzo, che è il 17 gennaio. L’offerta che avevamo trovato su booking.com, 140 euro per una notte in doppia, valeva solo per quel lunedì e non era rimborsabile. Quando è stato il momento di partire da Pescara stava nevicando tanto e non ero proprio convintissima di andare. Dall’hotel, però, mi hanno telefonato dicendomi che non c’erano problemi, e mi hanno garantito che la provinciale da Farindola sarebbe stata percorribile».
E com’era la strada?
hotel rigopiano prima della slavina
«Nell’ultimo tratto le ruote della macchina slittavano. È dovuto intervenire un ragazzo dell’hotel, il manutentore credo, che ci ha liberati con un piccolo trattorino. Non hanno uno spazzaneve, all’hotel. Solo quella piccola pala meccanica che usano per pulire il piazzale».
Attorno alla struttura, sul versante della montagna, c’era più neve del solito?
«Non saprei dire, era la prima volta che ci andavo. Però la Casa del Bosco, un appartamento esterno che credo costi 1.600 euro a notte, era già inaccessibile: la neve ne aveva ricoperto l’ingresso. E dietro al resort, sul versante, si era formato come una specie di grosso canalone innevato ».
Quanti clienti c’erano lunedì?
«Una ventina, mi pare. Si poteva stare nella spa dalle 15 alle 19, poi dalle 19 alle 21.30 hanno servito la cena e dopo ci siamo trasferiti nella hall, dove c’era il biliardo. La spa era divisa in due zone: a destra il centro benessere col bagno turco, sauna e piscina idromassaggio; a sinistra la piscina coperta e quella esterna. Un posto molto lussuoso, molto caldo e confortevole nonostante la luce elettrica che è saltata tre volte a causa del maltempo».
Durante la notte tra lunedì e martedì è nevicato ancora?
«Tantissimo. Quando ci siamo svegliati, infatti, abbiamo cominciato a preoccuparci. Dovevamo ripartire alle 11, ma non potevamo perché la provinciale era di nuovo impraticabile. Nell’ascensore la direzione aveva affisso un cartello per comunicare che lo spazzaneve sarebbe arrivato alle 11. Ma non si è visto, quindi ci hanno lasciato la possibilità di rimanere in camera e abbiamo pranzato al ristorante ».
In quel momento com’era l’umore generale?
«C’era un po’ di tensione. Nonostante dentro ci sentissimo sicuri, almeno una decina di clienti se ne voleva andare al più presto. C’era un’aria strana, una luce brutta, lugubre. I due ragazzi della reception hanno offerto ad alcune coppie la possibilità di prolungare la permanenza uno o due giorni, a prezzi scontati. Era un modo per risarcirci del disagio dell’isolamento».
E voi?
«Non l’abbiamo presa in considerazione. Una coppia di Atri, invece, ha accettato l’offerta dell’hotel: dicevano che al loro paese non c’era l’acqua e l’esercito era in strada per l’emergenza, quindi che per loro era meglio rimanere un’altra notte al Rigopiano. Ora sono tra i dispersi, purtroppo».
L’albergo andava evacuato prima?
«Non lo so... nessuno, né tra noi clienti né tra il personale, poteva immaginare un disastro del genere. Nessuno parlava del rischio valanghe. Certo, mai vista tanta neve attorno a un albergo... ».
Come è proseguita la giornata di martedì?
«C’era un uomo, credo il proprietario, che cercava di tranquillizzare tutti. Mi ricordo di aver sentito una telefonata alla reception, nella quale rassicuravano i clienti che sarebbero dovuti arrivare quel giorno».
«Lo spazzaneve alla fine è arrivato alle 15. A quel punto una quindicina di clienti, tra cui noi, se ne sono andati. Eravamo una carovana di 7 macchine. Scendendo molto lentamente, abbiamo incontrato 5 automobili che stavano salendo. Ci siamo dovuti spostare di lato, sul ciglio della strada, per evitare incidenti. In un’auto c’erano dei bambini piccoli, e mi ricordo di aver pensato: accidenti, questi portano su i figli...ma non si accorgono della situazione?. Quando ho saputo che li avevano salvati, ho pianto di gioia».
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