la la land

IL CINEMA DEI GIUSTI - NON CI RESTA CHE IL MUSICAL: SCORDIAMOCI PER DUE ORE TRUMP, GENTILONI, RENZI, GRILLO, LA NEVE E FACCIAMOCI CULLARE DALLE NOTE E DALLA GRAZIA DI ‘LA LA LAND’, CHE È GIÀ IL FILM DELL’ANNO, PROBABILE TRIONFATORE AGLI OSCAR - RYAN GOSLING E EMMA STONE INCANTEVOLI

Marco Giusti per Dagospia

 

La La Land di Damien Chazelle

 

LA LA LAND DAMIEN CHAZELLELA LA LAND DAMIEN CHAZELLE

Non ci resta che il musical. Scordiamoci per due ore Trump, Gentiloni, Renzi, Grillo, la neve e tutto il resto e facciamoci cullare dalle note e dalla grazia di La La Land di Damien Chazelle, che arriverà da noi questo giovedì e che è già il film dell’anno. Sette Golden Globes, e nessun film li ha mai ricevuti, probabile trionfatore agli Oscar e ovunque.

 

A Venezia, dove fu il film d’apertura, se la cavò con una Coppa Volpi a Emma Stone, ma avrebbe forse meritato di più. Va detto però che piacque a tutti, da Peter Brasdshaw a Paolo Mereghetti, e capimmo tutti che era stata la scelta vincente del festival e che da lì, come Gravity e Birdman, sarebbe andato dritto ai Golden Globes e agli Oscar.

 

Del resto, chi non vorrebbe essere come Ryan Gosling e Emma Stone che ballano e cantano per le strade di Los Angeles rincorrendo la vita come nei grandi musical di Gene Kelly, dentro lo schermo di Gioventù bruciata di Nicholas Ray, inseguiti dai dolly di Jacques Demy. Oh, il sogno del musical e degli anni ’50, che già avevamo accarezzato nel geniale Hail, Caesar! dei Coen con Channing Tatum che balla come Gene Kelly e Scarlett Johansson che nuota come Esther Williams.

 

ryan gosling emma stone la la landryan gosling emma stone la la land

Magari i Coen erano troppo sofisticati, troppo colti, troppo freddi, mentre Damien Chazelle è più diretto, più caldo e punta al cuore, non a una rilettura marcusiana del sistema hollywoodiano. Ma quando si apre lo schermo nella prima scena con una voglia di panavision con un balletto tra Donen e Minnelli, La La Land, diretto dal trentenne regista di Whiplash, Damien Chazelle, e interpretato dagli incantevoli Ryan Gosling e Emma Stone, ha già vinto tutti i nostri Oscar. Come li hanno già vinti il direttore della fotografia Linus Sandgram, le musiche di Juston Huwitz, le coreografie di Mandy Moore.

 

Perché in quella prima scena di ingorgo a Los Angeles, neanche godardiana, quasi risiana, che spinge gli automobilisti a un numero da grande musical anni 50, c’è il desiderio di tutti i noi di fuggire dalla realtà, dal verismo, dal cinema di oggi e di tornare al mondo della MGM a Hollywood. La storia, poi, seguirà i sogni i desideri le cadute di una barista degli Studios che vuol far l"attrice, Mia, cioè Emma Stone, e di un pianista che vuol suonare solo jazz e aprire un locale, Seb, Ryan Gosling.

ryan goslingryan gosling

 

Si incontreranno, scontreranno, ameranno, pensando di essere in un vero film degli anni 50 realizzato a Hollywood, mentre siamo nel 2016 e la produzione è di Hong Kong. Anche se per acchiappare un po' di pubblico, Chazelle spinge Seb a lasciar perdere i sui sogni e suonare la tastiera per John Legend. Quello che non voleva fare. Perché? Una prima risposta a Seb gliela dà proprio John Legend. Se vuoi fare il rivoluzionario oggi non puoi fare che il tradizionalista. Un'altra gliela dà il mercato. Il jazz piace solo ai vecchi.

 

Perfino Mia glielo dice: Io odio il jazz. E allora? E allora accetti le leggi del mercato e della moda. Non è più tempo di rivoluzioni. E Marcuse se ne è andato da tempo, come ci hanno detto i Coen. Le uniche rivoluzioni si possono fare tuffandosi nella tradizione, imitando i grandi. Come Nicholas Winding Refn, insomma. Ti devi adattare. E Chazelle è ben cosciente di questo, e lo mette in scena con una certa tristezza.

la la land di damien chazelle con emma stone e ryan goslingla la land di damien chazelle con emma stone e ryan gosling

 

 Mentre Quentin Tarantino si ostina al tornare indietro, addirittura al 70 mm e al cinema western di neve per parlarci dell’orrore dell’America trumpiana di oggi. Con la giusta violenza. E nessuna immagine preannuncia la vittoria di Trump e del trumpismo come l’inquadratura finale di The Hateful Eight. Un bianco razzista-una donna-un nero avvolti dal sangue, dall’odio e dalla bandiera americana.

 

Ecco, invece, Chazelle, ci mostra una favola, più intimista e più triste, della vita di oggi che si confronta con i nostri desideri artistici. E fa un musical non con Gene Kelly e Leslie Caron, ma con due attori di oggi, pur bravissimi, che cantano e ballano (e suonano) come sanno fare. I numeri complessi, alla fine, sono due o tre, e come subentra il melodramma tra i due fidanzati, la storia perde colpi.

la la land  di damien chazelle con emma stone e ryan goslingla la land di damien chazelle con emma stone e ryan gosling

 

Ma “City of Stars”, la loro canzone, ci rimane dentro quando usciamo fuori dalla sala. La La Land è un film romantico pieno di nostalgia, di amore per Stanley Donen e Gene Kelly, per Jacques Demy e le sue demoiselles, per Nicholas Ray e Gioventù bruciata, per il Griffith Observatory di Los Angeles, dove Mia è Seb andranno a consolidare ballando il loro amore.

 

Sullo schermo funziona, è un film, magari un filo lungo, ma gli attori sono strepitosi e Chazelle si rivela un gran regista. Sulla terra, si resta male, come di fronte al cinema Rialto chiuso per sempre. Con la pellicola che brucia. Ma la realtà è questa. In sala da giovedì.

la la  land  di damien chazelle con emma stone e ryan goslingla la land di damien chazelle con emma stone e ryan gosling