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L'ACQUA E' POCA E LA PAPERA NON GALLEGGIA - PER COLPA DELLA SICCITÀ RECORD IL MARE "RISALE" ED ENTRA PER OLTRE 30 CHILOMETRI NEL PO: NON ERA MAI ACCADUTO NELLA STORIA - IL LIVELLO DEL FIUME È AL MINIMO, PER TAMPONARE L'EMERGENZA VERRANNO RIDOTTI DEL 20 PER CENTO I PRELIEVI IDRICI PER I CAMPI AGRICOLI - AD AREZZO L'ACQUA DOVRÀ ESSERE USATA SOLO PER SCOPI DOMESTICO-SANITARI...

Daniela Uva per “il Giornale

 

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Il mare è entrato per oltre trenta chilometri nel Po. Non era mai accaduto nella storia e la colpa è della siccità, che imperversa da Nord a Sud nonostante le piogge delle ultime ore.

 

La situazione più critica si registra proprio lungo il fiume, il cui livello è al minimo mentre il cuneo salino ovvero la presenza di acqua salmastra dall'Adriatico si sta progressivamente estendendo anche per via della mancata contrazione dei prelievi.

 

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A lanciare nuovamente l'allarme è l'Osservatorio sul Po tornato a riunirsi ieri. L'ente mette bene in chiaro che occorre rispettare «le misure decise», ovvero la diminuzione del prelievo idrico del venti per cento.

 

Anche perché le cinque stazioni di monitoraggio delle quote idrometriche del fiume restano ancorate al livello di «siccità grave». I dati delle portate in metri, rispetto alla media, dicono che a Piacenza si registrano meno 0,88 metri, a Cremona meno 8,20, a Boretto meno 4,37, a Borgoforte meno 3,83 e a Pontelagoscuro addirittura meno 7,16 metri.

 

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I temporali delle scorse ore hanno migliorato leggermente la situazione, soprattutto sui rilievi e sulle colline di Piemonte e Liguria e in misura minore su Emilia, Lombardia e Veneto dove «le piogge hanno toccato anche i 58/60 millilitri, incrementando i livelli del grande fiume che in poche ore sono passati, in prossimità della foce a Pontelagoscuro nel Ferrarese, da 161 a 200 metri cubi al secondo». Un incremento di portata che però «non risolve il problema del pesantissimo deficit esistente ma, di fatto, lo sposta in avanti di una decina di giorni».

 

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Insomma, il paventato stop ai prelievi di acqua per il momento è scongiurato, a patto che si rispetti la decisione di ridurli del 20 per cento. Nel frattempo i territori più coinvolti cercano di mitigare i danni.

 

L'Emilia Romagna ha ufficializzato la richiesta al governo dello stato di emergenza nazionale attraverso il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

 

«Sale a 36 milioni 700mila euro la stima delle risorse necessarie per fronteggiare le criticità: una cifra - spiega - comprensiva degli interventi più urgenti da mettere in campo con immediatezza e delle opere da attuare nel medio termine».

 

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Ad Arezzo, invece, il sindaco Alessandro Ghinelli ha firmato l'ordinanza che regola, limitandolo, l'uso dell'acqua potabile fino al 30 settembre. La norma di fatto vieta tutti gli usi non essenziali della risorsa proveniente dal pubblico acquedotto, impedendo l'utilizzo per scopi diversi da quelli igienico-domestici e prevedendo, in caso di violazione, multe da cento a 500 euro. E in questa direzione va anche la Regione Marche.

 

Ma non sono solo le temperature record di queste settimane a preoccupare. La carenza di acqua è causata anche dalle perdite idriche, che interessano moltissimi territori. «Ci sono aeree del Paese dove le perdite di acqua sono al 70 per cento, spesso a causa di allacci abusivi che portano allo spreco della risorsa idrica non perché ci siano buchi fisici nella rete - conferma il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli - Per questo serve un piano strutturale che ci consenta di captare l'acqua piovana».

 

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Contro la crisi idrica per Patuanelli occorre anche realizzare invasi, dove servono, programmando interventi e strumenti per diminuire lo spreco della risorsa in agricoltura.

 

«Penso all'agricoltura di precisione dove si può arrivare fino al 70 per cento di risparmio idrico - dice - Abbiamo messo in campo molte progettualità con il Pnrr, con la meccanizzazione, e la possibilità per l'agricoltura di accedere a Industria 4.0».

 

Intanto però proprio i campi subiscono il colpo più grave. Solo nel territorio di Siena la Cia registra un calo del raccolto di grano pari al trenta per cento, spiegando che al momento anche la produzione di olio è fortemente a rischio.