DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Cappelli per “Libero quotidiano”
In Italia il confine tra realtà e fantasia è sempre stato labile e in un gioco di specchi e di rimandi anche il dramma diventa ridicolo. A confermare questo assioma è un episodio di cronaca: nella notte tra domenica e lunedì, la polizia stradale di Napoli ha fermato un convoglio di cinque carri armati in viaggio lungo l'autostrada Salerno - Caserta. Con grande sorpresa, gli agenti si sono accorti che i veicoli stavano trasportando un carico d'armi.
La notizia si è diffusa rapidamente, tanto da richiedere un intervento dello Stato maggiore della Difesa: «Si precisa che i mezzi trasportati, Pzh2000, provengono dalla base militate di Persano e erano diretti in Germania per una esercitazione.Il trasporto degli stessi era a carico di una ditta privata che non era in possesso di documentazione corretta».
Tre carri armati su cinque, difatti, erano sprovvisti della carta di circolazione e con la revisione periodica scaduta. Non solo: uno dei conducenti non aveva l'autorizzazione per guidare mezzi di trasporto eccezionali. È mai possibile che in Italia anche la guerra si tramuti in farsa? Lo chiediamo a Enrico Vanzina (73 anni), che assieme al fratello Carlo (1951 2018) nell'arco della sua lunga e prolifica attività di sceneggiatore, regista e produttore ci ha regalato alcuni tra i più grandi capolavori della commedia all'Italiana.
Siamo un Paese destinato alla commedia?
«Sì, e non è necessariamente un male. Di fronte a storie come questa mi torna in mente l'auspicio formulato anni fa da uno scrittore francese: "Speriamo che il mondo rimanga ridicolo"».
In Italia questo auspicio viene preso molto seriamente...
«Due mesi prima di morire, mio padre Steno (Stefano Vanzina, 19171988, tra i maggiori registi del cinema comico italiano del Novecento, ndr) mi disse: "Ricordati che l'Italia di Totò non finirà mai". A distanza di 70 anni da film come "Totò cerca casa" (1949), "Totò e i re di Roma" (1951) e "Totò e le donne" (1952), l'Italia descritta all'interno di quelle pellicole è rimasta invariata nei suoi tratti fondamentali.
Totò si confrontava con lo spirito degli italiani, ne aveva colto l'essenza: quel mondo popolato da azzeccagarbugli e fatto di impicci, raccomandazioni e Enrico Vanzina spintarelle lo ritroviamo intatto ancora oggi. Non è un caso che la commedia all'italiana sia stato il genere cinematografico più importante dal dopoguerra ai giorni nostri, quello che più di ogni altro è stato in grado di raccontare il nostro Paese. In Italia è impossibile prendere sul serio il reale».
Detta così non sembra una bella cosa.
«Da una parte è disarmante, dall'altra costituisce la nostra salvezza. La risata contiene in sé una forza enorme, capace di abbattere anche il disastro. Occorre sempre tenere presente che qui da noi, quando si è deciso di affrontare le cose senza umorismo, è arrivata la dittatura. Non voglio essere frainteso, stiamo viaggiando sul filo del paradosso: dico solo che questo spazio di libertà ci consente di evitare il baratro».
Dobbiamo imparare ad accettare il nostro spirito scanzonato?
«Io sono sposato con una tedesca, mi confronto ogni giorno con una mentalità diversa dalla mia. Dopo anni di vita in Italia, mia moglie comincia a rimpiangere una certa serietà teutonica. Anche noi italiani spesso desideriamo essere tedeschi... La verità è che in Germania, così come in Austria o in Inghilterra, i carri armati sono in regola e non vengono fermati al casello, ma quel modello di società presenta altri difetti, altrettanto vistosi».
Del tipo?
«Ti racconto una storia: negli anni '90, assieme a mio fratello Carlo, ci trovavamo a Londra per il film "Io no spik inglish" (1995), con protagonista Paolo Villaggio nel ruolo dell'assicuratore Sergio Colombo. Una sera, finito di girare, Paolo voleva andare a mangiare al The Buccaneer, un pub a cui era affezionato. Il locale chiudeva alle 21 e, una volta giunti sul posto, il titolare è stato irremovibile: "Sono le 21.01, non posso farvi entrare".
enrico e carlo vanzina con steno
Questo è lo spirito dell'Inghilterra. Una volta respinti dal pub, Paolo ha cominciato a declamare: "Capri, ore 17 di Ferragosto, Antonio sta chiudendo la saracinesca dopo l'ultimo servizio. Arriva un'allegra comitiva. "Antonio, siamo in 15, c'è posto?". "Non c'è problema, dotto'..." risponde Antonio, e in men che non si dica corre a preparare il tavolo per i suoi clienti". Noi italiani siamo così, non siamo dogmatici. E a conti fatti credo sia un bene».
enrico vanzina foto di bacco (2)UN GIORNO IN PRETURA STENO CON CARLO ED ENRICO VANZINAtotò
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