pizzaballa visita gaza

“IN MEDIO ORIENTE OGNI SPERANZA DI PACE SARÀ FRAGILE FINO A QUANDO NON SI AFFRONTERÀ LA QUESTIONE PALESTINESE” - PARLA IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME, PIERBATTISTA PIZZABALLA, UNO DEI PAPABILI NELL’ULTIMO CONCLAVE (E A LEGGERE L’INTERVISTA SI CAPISCE ANCHE PERCHE’ NON E’ DIVENTATO PAPA: TROPPO FILO-PALESTINESE) - “IL CESSATE IL FUOCO TRA IRAN E ISRAELE È IMPORTANTE MA NON BASTA, SERVE UNA NUOVA LEADERSHIP POLITICA. NON CE NE È UNA CAPACE DI FARE QUESTO ADESSO, DA NESSUNO DEI LATI…”

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Francesca Caferri per “la Repubblica”  - Estratti

 

pizzaballa visita gaza

Il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, ci riceve nel giorno in cui per la prima volta da due settimane in questa regione si intravede uno spiraglio di speranza, con l'annuncio del cessate il fuoco fra Israele e l'Iran. 

 

Ma anche nel giorno in cui a Gaza decine di persone sono state uccise nell'ennesima strage del cibo. Naturale che la conversazione con lui parta da qui: dal dramma della Striscia, dalla speranza, dal futuro e dal sogno della pace. 

 

Cardinale Pizzaballa, lei conosce molto bene questa zona di mondo: vive a Gerusalemme dal 1990, è stato Custode di Terra Santa, oggi è la guida spirituale dei cattolici della regione e si confronta spesso con i leader politici israeliani, palestinesi e non solo. Crede che questo cessate il fuoco possa essere un primo passo per la pace? 

il giuramento di pierbattista pizzaballa prima del conclave

«Pace è una parola impegnativa.  Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile. E comunque ogni speranza di pace sarà fragile e instabile finché non si affronterà la questione palestinese». 

 

Il grande tema al centro della regione. Che però, in questi giorni di scontro diretto fra Israele e Iran, è stato di nuovo dimenticato: nonostante ciò che accade a Gaza, e anche in Cisgiordania….

«Esatto. Ma fino a quando non si affronterà in maniera seria e radicale la questione palestinese, qualsiasi futuro assetto regionale — e chissà se sarà necessario avere un nuovo assetto — resterà incompleto. Il mondo arabo è collegato: ci sono i confini fra i vari Stati, ma ci sono anche legami molto forti che vanno al di là dei confini. La questione palestinese è uno di questi legami. Non è la prima volta che viene messa da parte: succede, ci sono alti e bassi. Purtroppo manca una visione politica». 

 

IL GIURAMENTO DI PIERBATTISTA PIZZABALLA AL CONCLAVE

E cosa serve, per rilanciare questa visione? 

«Abbiamo bisogno di una nuova leadership politica. Non ce ne è una capace di fare questo adesso, da nessuno dei due lati». 

 

I cristiani in questa situazione che posizione hanno? 

«Noi siamo pochi. Inutile dire che la nostra preoccupazione principale ora è per la piccola comunità di Gaza: 541 persone che sono diventate un simbolo di resilienza in tutto il mondo. Sono grato della testimonianza che danno, perché sono in condizioni estremamente difficili ma continuano a vivere nella fede. 

 

Ma la situazione è molto complicata anche in Cisgiordania: c'è un continuo deterioramento delle condizioni di vita, posti di blocco, permessi di lavoro cancellati, villaggi continuamente sottoposti alla violenza dei coloni senza che nessuno intervenga. È difficile avere una vita normale, lavorare, andare in ospedale, spostarsi: e non si capisce fino a quando durerà, se e come se finirà.

 

Tutto questo crea un senso di insicurezza, di sfiducia, di disorientamento, complesso da descrivere. Si parla molto della fame di Gaza: ma anche in Cisgiordania c'è fame, perché la gente non ha soldi per comprare da mangiare. Pensi solo alle famiglie, e sono migliaia, che dipendevano dall'industria del turismo». 

 

Papa Leone cosa pensa di tutto questo? Ha avuto occasione di confrontarsi con lui sulla situazione? 

«Il Papa ha citato Gaza già nel suo discorso inaugurale e ripete la parola pace continuamente: la situazione gli sta sicuramente a cuore. Insiste molto sulla diplomazia e sulla necessità dei cristiani e delle chiese del mondo di diventare avvocati della pace». 

 

pierbattista pizzaballa giura prima del conclave nella cappella sistina 3

 

(…)

Non ha paura che il mondo si abitui a tanta violenza, e che di conseguenza si dimentichi delle piccole comunità che lei guida? Di Gaza, dei cristiani e dei cattolici della Cisgiordania, di quelli della regione…

«Io credo che in mezzo a questa guerra atroce, a questa situazione assolutamente drammatica, quello che dobbiamo fare è resistere: ma non in maniera passiva. Va molto di moda la parola "resilienza" oggi: non la userò direttamente, ma voglio dire che il nostro sforzo è continuare a fare di tutto per esserci. E anche per parlare: noi di fronte al male abbiamo il dovere di dire qualcosa.

benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale

 

Le immagini di Gaza sono immagini che toccano l'umanità: e in un contesto in cui c'è la tendenza a deumanizzare l'altro, credo che sia importante tutto questo desiderio di solidarietà che vediamo verso la gente di Gaza. 

Noi, come Chiesa, a parte i pochi aiuti monetari che possiamo dare, abbiamo solo un'arma: la parola. E dunque, continueremo a parlare. Senza vergogna e senza paura. Anche se l'attenzione del mondo andrà da un'altra parte». 

il cardinale Pierbattista Pizzaballa con la kefiah a betlemmeil discorso di ali khamenei dal bunker 2 AL BANO Pierbattista Pizzaballapierbattista pizzaballa alla messa pro eligendo pontefice foto lapressepierbattista pizzaballa PIERBATTISTA PIZZABALLA PIERBATTISTA PIZZABALLA