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POLLO FRITTO E DINAMITE - LA DOPPIA VITA DI AHMAD - CRESCIUTO NEGLI USA, SCAPPATO PER AVER AGGREDITO UN POLIZIOTTO, ERA TORNATO IN AFGANISTAN E PRESO MOGLIE IN PAKISTAN - MA QUALCUNO L’AVEVA CONTROLLATO AL RIENTRO NEGLI STATES?

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Guido Olimpio per “Corriere della Sera”

 

Ahmad Rahami somiglia ad altri terroristi attivi all' interno negli Stati Uniti. Nati ad Oriente, diventati cittadini americani, che poi riattraversano un confine: quello che porta alla violenza. Terroristi invisibili, o quasi, fintanto che non passano all' azione.

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L' attentatore, 28 anni, è giunto all' età di 7 anni dall' Afghanistan al seguito della famiglia che aveva chiesto asilo, ha vissuto a Elizabeth, nel New Jersey. Dopo aver studiato per due anni al college criminologia, è passato dietro il bancone del First American Fried Chicken, una tavola calda gestita insieme al padre al centro di un contenzioso con il Comune. Il locale teneva aperto oltre l' orario consentito, c' erano schiamazzi. All' ordinanza di chiudere entro le 22, i Rahami hanno reagito con atti legali e l' accusa di essere discriminati perché musulmani.

 

Il fratello Mohamed aveva invece postato su Facebook frasi sul martirio. Dal passato è poi spuntato un arresto per un' aggressione contro la sorella e una scazzottata con un poliziotto, seguita dalla veloce partenza di Ahmad alla volta di Kabul per evitare l' arresto.

 

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Chissà che la lite non abbia aumentato il rancore del giovane pronto comunque a portare avanti un piano d' attacco ambizioso con bombe in più località. A volte le vicende personali sono un additivo per chi è comunque deciso a fare male in nome della guerra santa.

 

I conoscenti dicono che Rahami sia cambiato dopo il viaggio in Afghanistan nel 2011 e un soggiorno di un anno, nel 2014, in Pakistan dove ha sposato una donna locale e risiede un fratello. Dicono che al suo ritorno sarebbe apparso più chiuso, diverso dal giovane con la passione per le auto veloci e scherzoso.

 

Particolari che ricordano quelli di Syed Farook, che insieme alla moglie pachistana Tashfeen, ha compiuto il massacro a San Bernardino. E si è ipotizzato che fosse stata la donna a spingerlo verso il radicalismo. Il sentiero di Ahmad richiama altro episodi che hanno coinvolto statunitensi d' origine afghana o pachistana, affiliati a Osama oppure al Califfato. Anche se l' appartenenza ad una fazione tende a diluirsi man mano che ci si allontana dal territorio della casa madre.

 

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Il primo caso è quello di Naijbullah Zazi, emigrato in America nel 1999 e fermato nel settembre del 2009 mentre era pronto a disseminare zaini bomba nel metrò di New York. Le indagini hanno dimostrato i collegamenti con la realtà qaedista, il training nell' area tribale e l' assistenza da parte di complici che gli avevano inviato istruzioni via web su come costruire gli ordigni.

 

Faisal Shahzad è invece riuscito ad arrivare sul target, la famosa Times Square, dove ha parcheggiato una rudimentale autobomba. Che però non ha fatto danni. Era il 1 maggio del 2010. Due giorni dopo era già in manette. Figlio di un ufficiale pachistano, cresciuto a Karachi, poi studi negli Stati Uniti, seguiti dalla cittadinanza statunitense il 17 aprile del 2009. Un onore non da poco, l' inizio di una nuova vita dopo anni piuttosto turbolenti.

 

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E, invece, in luglio era nel Waziristan a imparare come fabbricare ordigni. Neppure un anno dopo era pronto a New York con la sua trappola esplosiva con polvere nera recuperata da fuochi d' artificio, liquido infiammabile e le solite pentole a pressione.

Un testimone di violenza passato nelle mani dei fratelli ceceni Tsarnaev, autori dell' attentato di Boston, la coppia di San Bernardino e infine a Omar Mateen, il killer di Orlando.

 

Sempre casi dove i protagonisti erano immigrati legali che una volta entrati nel sistema americano lo hanno rifiutano aderendo alla guerra santa. Piccola minoranza di una moltitudine che abbraccia il nuovo modello di vita.

 

La lotta armata e l' avversione nei confronti dei simboli americani sono una scelta ideologica ma creano anche condizioni operative ideali per alcune organizzazioni. Non potendo mandare militanti li influenzano a distanza. Anche se Rahami potrebbe essere stato agganciato da estremisti in occasione delle sue visite afghane e a Quetta, cittadina pachistana dove muovono fazioni radicali. Ora ci si chiede se lo abbiano mai controllato al suo rientro. L' inchiesta non è per nulla chiusa.