
DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI…
Giovanni Audiffredi per “GQ”
Tipico assordante richiamo materno, sin dalla prima comunione: «Non mettere le mani in tasca». Indimenticabile Jack Lemmon con la parrucca della bionda Daphne in A qualcuno piace caldo, quando stronca la specie: «Se c’è una cosa che schifo sono gli uomini: quelle bestie pelose, piene di mani...».
Alla United States Military Academy, se viene ordinato il ri-po-so, e mani e braccia non schizzano conserte dietro la schiena, partono le flessioni. Ma nel mondo civile, la questione di dove tenerle, le mani, è diventata una sindrome per le celebrity maschili. Che nel mettersi in posa assolvono parte del mestiere.
POSIZIONE GRANCHIO BECKHAM ALBERTO DI MONACO
«Finché sono sul red carpet e devono camminare, gli uomini se la cavano con un saluto: Adrien Brody pensa a svelare l’orologio sul polso, Tom Ford strizza gli occhi prima dello scatto, per dare più vitalità allo sguardo», racconta Stefano Guindani, patron dell’omonima agenzia fotografica che ha appena editato Scatto d’attore, i volti del cinema italiano.
Se per le donne vige la regola della «duck face», l’espressione astringente del viso, per gli uomini, gli esperti di look di Hollywood hanno coniato la «crab posture». Nessun riferimento a più note posizioni del Kamasutra, ma al modo in cui il crostaceo tiene le chele: arcuate al centro.
Leggenda vuole che il primo ad assumere la posa sia stato Kanye West, mentre sorvegliava nel 2009 a Parigi la ex Amber Rose. E così, da Leo DiCaprio a Lucky Blue Smith, fino al non più giovane Harrison Ford, si sono ritrovati tutti a gambe larghe ben piantate, braccia che convergono al baricentro e mano dominante che afferra il polso opposto.
Lo standing finale è quello delle bodyguard che piantonano i locali notturni. «Gli uomini dello showbiz assumono tutti una attitude. L’istinto li porterebbe alla rigidità da pesce in barile. Meno tollerabile del vanitoso che tutela il profilo, protegge le rughe del collo o il ciuffo di capelli», conclude Guindani. Perché, passi lo stile da granchio, ma nessuno vuole un’espressione da cozza.
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