"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Valerio Spigarelli per “Il Manifesto” pubblicato da “il Foglio del lunedì”
«Sarà l’emozione del debutto» motteggia il pm in risposta alle obiezioni degli avvocati che nel processo Mafia Capitale contestano la decisione del Tribunale di far seguire l’intero processo in video conferenza ad alcuni degli imputati. Sarcasmo a buon mercato, come vedremo, che però colpisce favorevolmente il cronista del manifesto, che lo riporta compiaciuto e ci mette di suo che «gli avvocati strepitano» su questa questione, e il tribunale ovviamente respinge.
la cupola di mafia capitale carminati
L’incipit del pezzo che ho letto su questo giornale mi ha colpito di più di altre cronache, più o meno fedeli, sul Barnum Capitale che questo processo è stato, e probabilmente sarà, perché lo considero un giornale attento ai diritti. Premetto subito che io sono uno di quegli avvocati «strepitanti» e non mi offendo certo – ci sono abituato – per l’immagine caricaturale che il termine evoca. Piuttosto mi stupisce la caricatura che ne esce della questione videoconferenze, che dunque va spiegata proprio perché liquidata come strepitus fori mentre è ben più seria.
Con buona pace del Pm del processo, e anche delle ordinanze del Tribunale, stare o non stare in un acquario, posto a qualche centinaio di chilometri di distanza, ad osservare su di un francobollo catodico di pollici 6 x 6 il processo in cui si deciderà del tuo futuro – tra l’altro con una possibilità di interloquire in diretta col tuo avvocato che definire farsesca e già un complimento – non è quel che si può definire una robetta.
Checché se ne pensi, infatti, la questione fatalmente incrocia il diritto dell’imputato di partecipare “personalmente” al proprio processo, quello che viene sancito dall’articolo 6 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, dall’articolo 111 della Costituzione italiana. Certo, e questo nessuno di quelli che strepitavano lo metteva in discussione, nel nostro ordinamento esiste una norma (mai troppo vituperata a parere di chi scrive), l’articolo 146 bis delle disposizioni di attuazioni sul c.p.p., che permette la celebrazione del processo «a distanza», tra l’altro nella ipotesi in cui ricorrano «motivi di sicurezza».
Se non che, in questo caso, sempre secondo gli avvocati, questi motivi non sussistono affatto, posto che il processo verrà celebrato in un aula bunker, cioè dentro un carcere, e dunque nessuno spostamento a rischio di evasione è seriamente ipotizzabile. Mentre è ipotizzabile, o perlomeno questo ipotizzavano gli avvocati, che la decisione di non far seguire il processo in aula, in corpore vivo, agli imputati, si risolva in un trattamento deteriore e punitivo proprio perché sfornito di giustificazioni.
Peraltro, al riguardo, alcuni di quegli avvocati sottolineavano che, a leggere bene le altalenanti decisioni del Tribunale sulla faccenda, emergesse in maniera chiara che il diritto degli imputati a stare o non stare nel processo veniva di fatto delegato dal Tribunale stesso alla Procura, da un lato, o alla amministrazione penitenziaria, dall’altro, rinunciando, questo era il punto, ad una prerogativa che doveva rimanere nelle mani del giudice, non dell’accusa e men che meno della burocrazia ministeriale.
Anche qui un problemuccio non da poco – soprattutto per un processo in fase di partenza – riassunto nel fatale interrogativo circa la sussistenza, da parte del Tribunale, di una funzione di garanzia e di equidistanza tra le parti. Fine della trasmissione sulla materia degli «strepiti» sulla quale, si badi, non si pretende consenso. Qualcuno penserà che gli avvocati ponevano una questione fondata, altri, tra questi il collegio e il pm, no, ma non è questo il punto.
MAFIA CAPITALE - MONDO DI MEZZO
Il punto è che se si mette in berlina una questione del genere, sulla quale gli avvocati penalisti, prima a Roma e poi in tutta Italia, stanno protestando, proprio perché sintomatica di una deriva efficientista del processo che asfalta i diritti degli imputati (in parlamento giace una legge del governo del fare che vuole disporre la video conferenza per tutti i processi con detenuti, ndr) si fa una informazione embedded sul carro dell’accusa, il che per questo giornale sarebbe una novità. Non mi resta che sperare, allora, che sia stata «l’emozione del debutto», e attendere una cronaca del processo in cui i diritti degli imputati non siano oggetto di sarcasmo.
MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA
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