DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Nicola Munaro per www.corriere.it
Non proprio una bocca di rosa fine e desiderabile come quella cantata dal poeta De André, ma anche per lei l’amore (quello fisico) sì che era importante. Così tanto da aprire le vie del piacere erotico anche alle figlie di 7 e 11 anni. Complici, loro malgrado e contro la propria volontà, dei giochi osé della loro mamma; fotografe inconsapevoli di quegli scatti in lingerie, o senza nulla addosso, spediti agli uomini che giocavano con lei tramite una webcam.
Spettatrici di rapporti sessuali completi e di immagini in cui la donna che doveva proteggerle da tutto e da tutti, violava per sempre la verginità dei loro occhi. Ma l’ossessione per il sesso di questa 47enne del Piovese, l’aveva spinta anche a dare il numero di cellulare della sua figlia più piccola ad uno dei suoi amanti, convincendolo a chiamare la bambina e parlarle come si parla tra adulti, quando la libido rompe ogni freno.
È durata due anni, dal 2009 al 2011, l’odissea delle due bambine. E i particolari di questi due anni a ottobre saranno le fondamenta del castello accusatorio che il pubblico ministero Giorgio Falcone porterà di fronte al tribunale. Ieri infatti la donna è stata rinviata a giudizio con le accuse di maltrattamenti in famiglia e corruzione di minori. Accuse abbastanza solide da aver convinto il giudice dell’udienza preliminare Cristina Cavaggion a mandare a processo la donna.
D’altra parte a leggere il capo d’imputazione c’è da rimanere di stucco. Solo in un caso il pm parla di una mancata cura nei confronti delle due bambine. Il resto sono due pagine zeppe di istantanee che potrebbero stuzzicare la fantasia di qualsiasi regista erotico. Ora le due bambine, che hanno 13 e 17 anni, sono affidate ad un’altra famiglia e sono seguite dai Servizi Sociali. È stato proprio alla nuova famiglia e agli operatori che a inizio 2014 le due ragazzine si sono confidate quasi assieme, per liberare l’anima e il cuore di un peso sopportato da troppo tempo.
Non hanno esitato nemmeno durante l’incidente probatorio a cui le ha sottoposte il pm per cercare conferma del quadro indiziario. Decise hanno percorso a ritroso il tunnel del sesso in cui le aveva scaraventate la madre. Mai una volta, e lo precisa anche l’accusa, le due bambine sono state toccate o violentate in senso fisico, né dalla madre né dai suoi amanti (che però in alcuni casi hanno dormito con loro).
Ma in quei due anni nel Piovese sono state chiamate a fare da testimoni a quanto faceva la madre, ad assistere alle sue pose hot, alle sue masturbazioni e a quelle dei suoi uomini. Hanno dovuto ascoltare conversazioni a sfondo sessuale, hanno visto gli amplessi, hanno sentito tutto. L’elenco è interminabile: più volte la mamma metteva in mano alle figlie immagini che la immortalavano in pose erotiche, alcune volte erano le stesse bambine che dovevano scattare le fotografie della mamma senza veli addosso. E lei non si preoccupava nemmeno della sua intimità.
Ai carabinieri e in procura le due bambine hanno raccontato che in alcune occasioni, quando la donna faceva sesso in casa, gridava come per farsi sentire dalle figlie. Né si dannava l’anima se le due la sorprendevano a letto con un uomo, in atteggiamenti intimi, anzi. Lo stesso anche quando era lei, via webcam, a eccitare e eccitarsi con adulti che stavano dall’altra parte dello schermo, facendo ascoltare alle figlie frasi volgari o mostrando loro parti genitali e pose hot sue e dei suoi spettatori.
E l’andirivieni da casa era all’ordine del giorno, come quella volta che un amante della donna aveva dormito nel letto con la bambina più piccola o come quando lei, le piccole e un amante avevano raggiunto un argine per sfogare la voglia di sesso: lasciate le figlie in macchina, s’era allontanata per tornare ore dopo. Un classico, anche lasciarle da sole per qualche ora, per qualche giorno o per un’estate intera. In quei due anni di follia.
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