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1 - BRUCIORI E CAPOGIRI: IL GIALLO DELL' ACQUA SANTA DI NOTRE DAME
Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
GIOCHI DI LUCE SULLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME
Gli agenti del commissariato del quarto arrondissement sono entrati a Notre Dame con grande discrezione, dopo la funzione del mattino. L' inchiesta è durata poco e non è riuscita a trovare il colpevole: chi ha avvelenato l' acqua santa della cattedrale? Chi ha osato profanare le acquasantiere, provocando mal di testa e pruriti ai fedeli che si segnavano entrando? Mistero di Ferragosto.
I fatti risalgono a venerdì. Fuori c' è il sole sul sagrato e file davanti ai portali. Molti visitatori e fedeli, appena dentro, sfiorano automaticamente con le dita l' acqua nelle antiche vasche di marmo e si segnano. L' effetto è quasi immediato: prurito, giramenti di testa. A tutti. Un prete accorre e prende atto, senza ombra di dubbio, che l' acqua santa puzza. Un odore acre, forte, assolutamente non normale.
Evita di diffondere il panico, ma corre comunque al commissariato del IV arrondissement, il quartiere dove sorge la cattedrale. «L' acqua aveva un odore forte, molto forte! Non ho dubbi, è stato un sabotaggio. Che volete che vi dica, qui c' è chi vuole avvelenare la gente!».
ANALISI Alcuni test sono stati eseguiti sull' acqua santa, che non ha rivelato molecole sospette o pericoli particolari per la salute pubblica. Il sindaco dell' arrondissement Ariel Weil, assicura in un primo momento che «se si conferma che si è trattato di una profanazione, andremo fino in fondo a questo affare». Poi però, di fronte agli scarsi risultati dell' inchiesta, ieri ha sdrammatizzato citando il commissario del quartiere e assicurando che non c' è «nessun caso in corso», anche se in effetti «il luogo fa sognare».
la zona di notre dame chiusa al pubblico e al traffico
E ha scelto come hashtag: Quasimodo. Per ora la parrocchia ha deciso di rinunciare a sporgere denuncia: tutte le acquasantiere sono state svuotate e accuratamente lavate con la candeggina, prima di essere nuovamente rese funzionanti.
Monsignor Patrick Chauvet, rettore arciprete della cattedrale, ha liquidato tutto col sorriso: «Un' impiegata della cattedrale che si trovava all' ingresso ha avuto paura, ha pensato che si trattasse di un attacco chimico e ha dato l' allarme. Se devo dire la mia, a me sembrava che le acquasantiere emanassero soprattutto un forte odore d' aglio».
Un venditore di cartoline e santini che conosce bene i luoghi, è invece certo di aver risolto il mistero: «Sono stati dei ragazzini che hanno pensato di fare gli spiritosi gettando bombette puzzolenti nell' acqua santa»; Ipotesi che trova d' accordo anche l' arciprete: «In effetti a un certo punto nella cattedrale si è sprigionato un odore che non era precisamente quello dell' incenso».
Monsignor Chauvet ha assicurato che le acquasantiere non sono mai state così pulite e profumate come adesso. Nessun problema dunque per la folla attesa a Ferragosto, altissima stagione per Notre Dame, come le feste di Natale: in questi giorni, la cattedrale accoglie una media di 30mila persone al giorno.
2 - ORRIBILI, ANTI- IGIENICI E SESSISTI. TUTTI CONTRO GLI URINATOI DI NOTRE DAME
Ettore Livini per “la Repubblica”
«Sono orribili, anti- igienici e - a voler ben vedere - anche un filo sessisti». Ergo: «Fateli sparire subito, in nome della pubblica decenza, dai dintorni di Notre Dame» . I nuovi vespasiani hi- tech di Parigi, a pochi giorni dall' installazione nel centro della città, sono già nell' occhio del ciclone.
Il consiglio di zona dell'Ile de la Cité ne ha piazzati cinque - a mo' di test - a due passi dalla cattedrale, convinto di fare un favore alla cittadinanza esasperata dai muri trasformati in orinatoi dai turisti e dalla movida notturna.
La toppa, però, è stata peggio del buco. E gli uritrottoir - gli avveniristici oggetti scelti dal comune per combattere la guerra della pipì - sono già in odore di sfratto, complice una petizione che ne chiede l' eliminazione immediata « per una questione di pudore», dicono i firmatari.
Il cubone inventato dai designer per il centro di Parigi, in sé, ha una sua elegante praticità. È alto poco più di un metro, è ingentilito da un' artistica aiuola sul coperchione rosso, ha un buco sul fianco come bersaglio per gli utenti che dà su un letto di paglia. Riciclabile in concime per il verde cittadino.
Tutto esteticamente perfetto, con la vista su Notre Dame a fare da ciliegina sulla torta. La pratica però è un' altra cosa. E alla prova dei fatti - lamentano tutti - spuntano i difetti: la privacy è pari a zero («attira esibizionisti, qui c'è una scuola» , dicono i cittadini).
Non solo: la fretta di chi si affida agli orinatoi di strada sommata alla cronica difficoltà del genere maschile a centrare il bersaglio quando fa pipì hanno trasformato il marciapiede attorno agli esemplari-test in una sorta di catastrofe ecologica.
Al punto che molti rimpiangono l'era in cui per le urgenze metaboliche "last minute" ci si affidava ai muri nei vicoli più defilati.
Il futuro degli uritrottoir pare insomma già segnato. Anche perché oltre ai problemi pratici c'è la sottile discriminazione di genere di un progetto riservato ovviamente solo agli uomini. Il loro destino sarà esaminato nelle prossime sedute dei consigli di zona. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, i vespasiani 4.0 di Parigi hanno già perso la loro battaglia.
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