LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…
Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
«Che diavolo ci dobbiamo inventare per mollarvi?». Il grido di dolore arriva da un uomo che si arrende, è sconfitto, non si capacita, non capisce quali siano le parole giuste per chiudere una storia. Perché alle donne non gliene va bene una.
Non funziona con: «È meglio così, credimi...». E neppure: «Un giorno mi ringrazierai!».
Ma neanche: «La felicità mi mette angoscia». Non va bene l' autocritica: «Il problema non sei tu, ma io...». E guai a prendersela con il destino: «Perché non ti ho conosciuto prima?»; nella variante: «È il momento ad essere sbagliato, perché tu invece sei perfetta».
Possibile che non basti profondersi in giustificazioni così accorate per farsi comprendere? «Non ti merito». «Ti amo tanto, ma non possiamo stare insieme». «Temo di farti soffrire».
La risposta al quesito di partenza, posto da un lettore sul forum Questioni d' amore di Corriere.it , non è tardata. «Cosa dovete "inventarvi" per lasciarci? Tipo dire la verità: "Scusa, ho conosciuto una più gnocca di te e della tua intelligenza e sensibilità non me ne importa nulla, anzi mi danno anche un po' fastidio, ciao!"».
La psicologa Gianna Schelotto, che del forum è la «madre», legge le ragioni degli uni e delle altre e si diverte. «Mi fa venire voglia di scriverci un libro. Ho già il titolo: Il galateo degli addii». E parla dell' eterna ambiguità tra gli uomini e le donne rispetto a una storia che finisce.
«C'è una certa vischiosità tra chi lascia e chi viene lasciato, scattano dei meccanismi strani per cui chi intuisce che la relazione sta per chiudersi diventa ottuso, rifiuta di riconoscere tutti i segnali; e chi sta per lasciare si sente autorizzato a essere vago».
Le scuse condivise online dai lettori al momento dell' addio sono un sfoggio di deliziosa ipocrisia. Frasi di donne: «Non me la sento...»; «Perché sei una persona speciale...»; «Perché non voglio farti del male...». Frasi di uomini: «Scusa, è stata una debolezza»; «Ho bisogno dei miei spazi per crescere»; «Non sarò mai più felice, ma ti lascio».
La verità è che non gli piaci abbastanza, come aveva astutamente intitolato un suo film il regista statunitense Ken Kwapis. Ma c'è un' altra questione. Spiega Schelotto: «Basterebbero quattro semplici parole: non ti amo più. Ma pronunciarle non è semplice.
Anzitutto perché proprio sicuro sicuro di non amare più un' altra persona non lo sei mai, poi perché è difficilissimo tagliare un pezzo della tua vita e della tua storia personale». Non è solo questo, però.
«Quando lasci un altro devi mettere in conto il tuo fallimento, avevi capito male, avevi sbagliato, se la storia è andata avanti sei responsabile anche tu». E in agguato, poi, ci sono i sensi di colpa. Lo ammette una lettrice che si firma «Desta»: «Io mi sono ritrovata nella condizione di lasciare e non credo di aver dato il meglio di me, anche perché ne ho sofferto molto a mia volta, per non parlare dell' enorme senso di colpa per la sofferenza che stavo causando». È allora che dice di aver imparato una lezione: «Quando è basta deve essere basta, senza lasciare strascichi o parvenze di appigli». Fosse facile. Non staremmo qui a scriverne adesso.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL…
FLASH! - CERCASI TRADITORE URGENTEMENTE! I BOMBASTICI MESSAGGI DEI FRATELLINI D’ITALIA, SCODELLATI…