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QUANDO È MORTO IL #METOO? PER LA SCRITTRICE FEMMINISTA SUSAN FALUDI, QUANDO LE ATTRICI BELLE, RICCHE E FAMOSE SI SONO INTESTATE UNA BATTAGLIA NATA PER LE DONNE POVERE ED EMARGINATE: "FOCALIZZARE L'ATTENZIONE SU DI LORO HA TOLTO SPAZIO ALLE ALTRE BATTAGLIE: RACCOGLITRICI DI FRAGOLE COSTRETTE A DARSI AI "CAPORALI" PER LAVORARE, MADRI SINGLE COSTRETTE A FARE LO STESSO PER VEDERSI ASSEGNARE UNA CASA" - "IL CAMBIAMENTO È STATO DI SUPERFICIE CON IL PARADOSSO DI AVER DISTRUTTO ALCUNI UOMINI CHE NON ERANO COSÌ TERRIBILI…"
Estratto dell'articolo di Anna Lombardi per “il Venerdì - la Repubblica”
[…]
È tramontata […] l'era del #MeToo?, si è chiesto il settimanale New Yorker
[…] «Il "contrattacco" è in moto da tempo. Lo dimostra la cancellazione del diritto d'aborto a livello federale avvenuta nel 2022. Ci siamo accorte allora che il clima era cambiato», dice Susan Faludi, storica femminista americana che aveva già previsto tutto nel saggio con cui vinse il Pulitzer nel 1991, tornato a essere drammaticamente attuale: Contrattacco. La guerra non dichiarata contro le donne, è il titolo (ed. Dalai, 1997).
Faludi già allora avvertiva: a ogni conquista segue una reazione. E ogni appropriazione di idee femministe da parte della cultura mainstream ed enfatizzazione da parte dei media, toglie incisività alle conquiste, riportando il pendolo indietro.
«Il #MeToo è servito, ha avuto una eco enorme. Ma col limite di non trasformarsi in azione politica. Il cambiamento è stato di superficie per di più col paradosso di aver distrutto pure alcuni uomini che non erano così terribili. Focalizzarsi sulla sola violenza ha fatto perdere di vista altre forme di sopraffazione. E mentre tante donne facevano sentire la loro voce solo via Twitter, la destra conservatrice si riorganizzava sul terreno, studiando approcci legali, raccogliendo fondi, facendo eleggere persone fidate in posizioni strategiche e facendosi propaganda via podcast», sostiene l'autrice.
Quanto sia vero, lo mostrano i sondaggi: secondo uno studio del Southern Poverty Law Center, il 62 per cento dei giovani uomini repubblicani oggi afferma che il femminismo è negativo per la società. Il 46 per cento dei giovani maschi democratici è d'accordo. «Hollywood si è impossessata di una battaglia che inizialmente riguardava donne emarginate e povere: raccoglitrici di fragole costrette a darsi ai "caporali" per lavorare, madri single costrette a fare lo stesso per vedersi assegnare una casa», prosegue Faludi. «La denuncia delle attrici era sacrosanta. Ma focalizzare l'attenzione su di loro ha tolto spazio alle altre battaglie. Non è un caso che il contraccolpo fa leva su due punti: il controllo dei diritti riproduttivi e le buste paga delle donne».
LA FINE DI UN'EPOCA?
«La situazione attuale è devastante e certo quando le strutture sociali li tollerano gli abusi aumentano», concorda Deborah Tuerkheimer professoressa di Legge alla Northwestern University e autrice di Credible: Why We Doubt Accusers and Protect Abuser, (Perché dubitiamo di chi accusa e proteggiamo chi abusa). «Il lavoro del #MeToo è rimasto incompleto, però non è stato vano» spiega. «Oggi riconosciamo come abusi comportmenti che prima erano accettati. Sì, le strutture di potere che il movimento denunciava esistono ancora e anzi si sono raffinate. Ma il pendolo delle conquiste oscilla: non c'è motivo di credere che abbia terminato il suo corso».
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#metoo
CAMPAGNA DI DENUNCIA DELLE MOLESTIE METOO
susan faludi nella camera oscura
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