E ORA LA DOMANDA È: QUANTO SONO COSTATI MIGLIAIA DI TEST DEL DNA PER TROVARE MASSIMO BOSSETTI? “POLEMICHE ARIDE E STUPIDE. PER LA VERITÀ SULL’OMICIDIO DI UNA RAGAZZINA NON SI BADA A SPESE”, DICE IL PM DI BERGAMO

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YARA: PROCURATORE, SU SOLDI SPESI POLEMICHE ARIDE 

yara gambirasio facebook yara gambirasio facebook

 (ANSA) - Ha definito ''aride e stupide'' il procuratore di Bergamo Francesco Dettori le polemiche sui milioni di euro spesi durante le indagini per il caso dell'omicidio di Yara Gambirasio. ''Per trovare la verità sul caso di una ragazza di 13 anni non si bada a spese'' ha detto il magistrato in una conferenza stampa.

 

YARA: PROCURATORE,

NO CONTRADDIZIONI IN INDAGINI 

 (ANSA) - ''Non ci sono state contraddizioni nel percorso investigativo basato su una linea operativa strettamente scientifica, dall'individuazione della madre del presunto autore fino all'individuazione della persona che conoscete '': l'ha detto il procuratore di Bergamo Francesco Dettori sulle indagini che hanno portato all'arresto di Bossetti.

 

YARA: PM RUGGERI, DNA FARO CHE HA ILLUMINATO INDAGINI 

(ANSA) - Dopo i primi tre mesi ''da incubo'', il ritrovamento del cadavere di Yara ha dato una svolta alle indagini: ''E' stato di un grande aiuto, come è noto i cadaveri danno informazioni e sapere che sugli slip è stato localizzato questo Dna. A questo punto il Dna è stato il faro alla luce del quale proseguire le indagini''. E' quanto ha detto il pm titolare del caso Yara, Letizia Ruggeri.

 

 

IL GIUDICE: LA LASCIÒ MORIRE IN QUEL CAMPO - HA INDOLE MALVAGIA E PRIVA DI UMANA PIETÀ

Maddalena Berbenni e Fiorenza Sarzanini per ‘Il Corriere della Sera’

 

yara yara

Era lì anche nei giorni precedenti. Girava intorno alla palestra, forse aspettava proprio lei. Sono i dati forniti dalle celle telefoniche a fornire nuovo sostegno all’impianto dell’accusa contro Massimo Giuseppe Bossetti di aver ucciso Yara Gambirasio. E a convincere il giudice Ezia Maccora della necessità di emettere nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Anche perché gli contesta una nuova aggravante collegata al fatto che «Yara era in condizioni di minorata difesa», non poteva sfuggire alla furia dell’uomo. 

 

La motivazione è lapidaria: «Le esigenze cautelari sussistono avuto riguardo alla gravità intrinseca del fatto connotato da efferata violenza e dalla personalità di Bossetti,

dimostratosi capace di azioni di tale ferocia posta in essere nei confronti di una giovane e inerme adolescente abbandonata in un campo incolto ove per le ferite e per ipotermia ha trovato la morte. 

 

Una condotta particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima, con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà». E ancora: «Pur trattandosi di soggetto incensurato, la mancanza di freni inibitori dimostrata rende la misura in carcere l’unica adeguata», anche tenendo conto del «pericolo di reiterazione di reati della stessa indole o comunque commessi con violenza se si considera che ad oggi non si conoscono le ragioni che hanno portato Bossetti a sfogarsi su una giovane ragazza che non si sa se conosceva e se sulla stessa aveva già da tempo posto la sua attenzione».

Yara GambirasioYara Gambirasio

IL DNA E IL CELLULARE
Bastano undici pagine al giudice per avvalorare l’impianto accusatorio e le verifiche effettuate dai carabinieri e della polizia. Soprattutto per confermare l’esistenza di una prova regina come quella del Dna. 

 

Nessuna valenza viene attribuita alla difesa di Bossetti che si proclama innocente, perché «le sue complessive dichiarazioni non sono idonee a scalfire l’indizio principale e cioè la traccia biologica ritrovata sugli indumenti della vittima riconducibile alla persona dell’indagato, non essendovi elementi in atti o prospettati dalla difesa che evidenziano dubbi sulla validità del metodo scientifico adottato per prevenire a tale risultato e possibili errori metodologici nell’estrazione della traccia e nella successiva comparazione».
E in questo quadro viene inserito l’aggancio del cellulare alla cella che si trova nell’area dove Yara è stata portata via. 

il procuratore capo di busto arsizio francesco dettoriil procuratore capo di busto arsizio francesco dettori

 

Secondo il giudice «tale ultima circostanza assume rilievo in una valutazione globale e non isolata dagli indizi a carico. Perché se è possibile che il suo cellulare abbia agganciato la cella di Mapello alle 17,45 del 26 novembre 2010 perché per rientrare a casa dal lavoro transitava di fronte al centro sportivo di Mapello (come dichiarato nel corso dell’interrogatorio), se dalla valutazione isolata dell’inizio si passa a quella globale e si collega tale dato a quelli fin qui illustrati, cioè il Dna e il lavoro nel settore edile, la circostanza che il cellulare dell’indagato abbia agganciato la cella di Mapello conferma il quadro probatorio a suo carico in quanto è certo che Bossetti la sera del 26 non si trovava in un luogo diverso da quello in cui è scomparsa Yara».

 

massimo giuseppe bossettimassimo giuseppe bossetti

LE «INCONGRUENZE» DI BOSSETTI
Nell’ordinanza Maccora si sofferma anche sulle dichiarazioni del presunto assassino, su quelle che definisce «incongruenze nel racconto». E riporta quello che pare come una vera e propria critica al papà della vittima. Scrive il giudice: «Bossetti sostiene che non ha mai conosciuto Yara Gambirasio e in un’occasione ha incontrato per lavoro il padre Fulvio Gambirasio quando era sul cantiere di Palazzago nel periodo in cui la figlia era scomparsa. Ha anche aggiunto che se fosse successo a sua figlia non avrebbe avuto neanche la forza di continuare a lavorare».

Ed ecco i dubbi sulla ricostruzione offerta ieri nel corso dell’udienza, dopo che per due volte si era avvalso della facoltà di non rispondere: «Qualche incongruenza nel racconto si riscontra quando Bossetti afferma di ricordare i suoi movimenti la sera del 26 novembre 2010, perché proprio quella sera aveva visto di fronte al centro sportivo di Brembate dei furgoni con delle grosse parabole e di essere stato attratto da tale presenza. Ha poi precisato di non essere sicuro che il giorno fosse il 26 novembre, potendo essere il 27. Affermazione che andrà verificata dato che la denuncia di scomparsa avviene la mattina del 27 novembre, quindi difficilmente tali furgoni dotati di parabole possono essere collegati a mezzi di telecomunicazioni presenti».