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Niccolo’ Zancan per “la Stampa”
Younes Abauyaaqoub attentato barcellona
Una maglietta a righe orizzontali bianche e blu. Younes Abauyaaqoub la indossava già il giorno prima dell' attentato, quando ancora tutti pensavano che fosse soltanto un ragazzo di 22 anni un po' introverso, con il diploma da magazziniere. È la mattina di mercoledì. Una telecamera della banca centrale di Ripoll lo riprende all' ingresso. Ritira dei contanti. Sorride. È una scena ordinaria.
Ma quella stessa maglietta è stata descritta da due testimoni dopo l' attacco terroristico di giovedì pomeriggio sulle Ramblas di Barcellona. Younes Abauyaaqoub da allora è ancora in fuga. Lo cercano in Spagna, in Francia, in tutta Europa. Sanno che il furgone usato nell' attentato è stato noleggiato con la sua carta di credito. Ritengono che sia lui l' autista che ha travolto e ucciso quattordici persone. Anzi, quindici.
Perché gli agenti del Mossos d' Esquadra, la polizia catalana, sono convinti che abbia ammazzato anche Pablo Pérez Villán, un ingegnere trentacinquenne del Politecnico della Catalogna. Lo hanno trovato morto la sera dell' attentato a bordo di una Ford Focus abbandonata alla periferia settentrionale della città. Quella stessa auto, quaranta minuti prima, aveva forzato un posto di blocco e travolto una poliziotta sulla Diagonal, una delle strade principali di Barcellona. All' inizio, non capivano la storia dell' ingegnere. Pensavano che fosse rimasto ferito nella sparatoria, per poi morire dissanguato. Invece era stato accoltellato. E il suo ultimo viaggio è stato il primo pezzo della fuga di Younes Abauyaaqoub.
ATTENTATO A BARCELLONA - YOUNES ABAUYAAQOUB
Il ragazzo magazziniere, quindi. Quello che stava imparando a guidare i montacarichi. Il terrorista di Barcellona, l' ultimo ricercato. Un altro assassino fanatico che attraversa l' Europa e riesce ad eludere i controlli, così come fece Salah Abdeslam dopo la notte del Bataclan di Parigi.
Younes Abauyaaqoub abitava a Ripoll come altri dieci componenti del commando. È per lui che adesso tutta la zona è piena di posti di blocco che appaiano tardivi. Ora che i nomi dei terroristi sono noti, così come i ruoli, andare a vedere l' appartamento in Calle Santa Magdalena 9 svela la geografia ristretta di questa tragedia.
ATTENTATO A BARCELLONA - IL GRUPPO DI TERRORISTI
Vicino al letto, un libro in spagnolo con la copertina nera: «La vita del profeta Muhammad». I ragazzi del commando abitavano tutti nello stesso quartiere, il primo che si incontra entrando in paese. Il quartiere musulmano, si potrebbe generalizzare. Dei 10.583 residenti di Ripoll, 1.202 sono stranieri, circa la metà ha origini marocchine. Quasi tutti abitano in questa zona.
I ragazzi del commando erano vicini di casa. Amici e parenti. I fratelli Oukabir sono residenti nello stesso palazzo di Moahammed Hychami, abitano a un minuto dai fratelli Abauyaaqoub. Calle Gaudì. Calle Santa Magdalena. Un giardinetto in mezzo. Frequentavano tutti la stessa scuola di arti e mestieri. Sempre qui venivano a giocare a pallone alle cinque di pomeriggio. Anche il fratello di Younes Abauyaaqoub, di nome Houssaine, ha preso parte all' attentato. È già stato identificato fra i cinque terroristi bloccati e uccisi a Cambrils.
E dunque: un imam salafita arrivato nel 2015, Abdelbaki Es Satty, un imam che pubblicamente predicava in maniera moderata, ma viaggiava molto ed aveva contatti con altri terroristi. Per lui c' era questo gruppo di amici adolescenti da indottrinare. Ragazzi con un' altra cosa importante in comune: erano sconosciuti all' antiterrorismo. Ed erano sconosciuti, ora si può dirlo, anche a noi. Ai loro stessi genitori.
La madre di Younes Abauyaaqoub piange davanti alle telecamere. Un hijab viola le incornicia il volto. Si chiama Hannou Gaanimi, è arrivata in Spagna vent' anni fa da Mirt, Marocco, la stessa provenienza di diversi terroristi del commando. «Non puoi pensare che tuo figlio o un tuo parente potrà mai fare una cosa del genere», dice. Altre donne musulmane si stringono intorno a lei.
ATTENTATO A BARCELLONA - OPERAZIONE A CAMBRILS
È una domenica di paura. «Dietro tutta questa storia, c' è una testa più grande. Sono stati influenzati. Plagiati. A Younes e Houssaine è stato fatto il lavaggio del cervello». La madre continua a ripetere una preghiera in arabo rivolta al figlio: «Younes, vai alla polizia. Costituisciti. Preferisco che tu sia vivo in carcere, piuttosto che morto». Ma è proprio questo il punto: ai ragazzi terroristi di Ripoll hanno insegnato a preferire la morte.
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