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Carlo Macrì per il "Corriere della Sera"
Fabiola, 24 anni, e un diploma all' Istituto tecnico, è una ragazza che da tempo cerca un lavoro. «Quando credevo di averlo trovato - ha scritto su Facebook-, dopo aver presentato il mio curriculum in un negozio, mi è stato detto che sono troppo grassa per fare la commessa».
Fabiola Tricoli in passato ha già fatto la commessa e così quando ha visto che in un negozio in centro a Crotone cercavano una commessa ha pensato di farsi avanti, anche se il suo sogno è di poter diventare una party planner.
«Quando ho ricevuto la chiamata per il colloquio sono stata ricevuta dalla moglie del titolare che mi ha spiegato quello che avrei dovuto fare e mi ha detto che i giorni di prova sarebbero stati quattro, prima di poter essere assunta. Tanti discorsi poi sulle mie attitudini, ma nessun accenno alla retribuzione».
Il mattino dopo Fabiola si presenta in negozio e affronta la prima giornata di lavoro.
«Ho scaricato scatoloni, andando su e giù per la scala, sistemato la merce in un sottotetto, non mi sono affatto lamentata, il lavoro mi piaceva». Un piccolo break per il pranzo, poi di nuovo su e giù per la scala. «Prima di andare via, in tarda serata il titolare mi ha chiamata. Voleva sapere se era andato tutto bene, se il lavoro mi piaceva. E intanto mi squadrava dalla testa ai piedi. Mi sono trovata a disagio» spiega.
«Ho realizzato cosa volesse farmi intendere quando mi ha detto che avrei potuto avere delle difficoltà sul lavoro, perché spesso avrei dovuto salire e scendere le scale. La mia taglia è 52 e il mio peso, in sostanza, sarebbe stato un impedimento che avrei dovuto tenere in considerazione prima di accettare quel lavoro».
Per Fabiola è stato un colpo: «Mi sono sentita avvilita, umiliata, ho provato tanta rabbia». Fabiola rientra a casa, racconta tutto ai genitori e decide di lasciare il lavoro. Lo zio della ragazza, però, ha voluto chiedere spiegazioni al titolare del negozio. «Non sapeva che pesci prendere, si è giustificato parlando di un malinteso. A mio zio ha detto che io ero la prima scelta» riferisce lei.
«Perché avrei dovuto insultare la ragazza se l' abbiamo scelta? Senza alcun dubbio perché l' abbiamo ritenuta la più affidabile» dice, da parte, sua Francesco Oliverio che l' ha selezionata dopo il colloquio. «Se avessi avuto dubbi sul peso o sul fatto che non fosse adatta a questo tipo di lavoro potevo benissimo scartarla già al colloquio. Se si fosse presentata il giorno dopo con i documenti richiesti le avremmo fatto il contratto.
Invece, si è inventata una storia che non esiste» aggiunge Oliverio. «E poi in negozio lavorano commesse molto più robuste di lei».
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