RADDRIZZARE, ROTEARE, TRAINARE: L’IMPOSSIBILE BALLO DELLA CONCORDIA DA 500 MILIONI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Luca De Carolis per "Il Fatto Quotidiano"

Seicento giorni dopo è ancora ferma lì, con le sue 114 mila tonnellate adagiate su un fianco. E chissà quanto ci rimarrà ancora, perché portarla via da quel lembo di mare che era paradiso è un'impresa dai tempi e dall'esito più che incerti, con buona pace degli annunci che furono.

Però qualcosa si muove, perché entro fine mese proveranno a raddrizzarla, davanti alle telecamere di mezzo mondo. Si riaccenderanno le luci attorno alla Costa Concordia, la nave da crociera che il 13 gennaio 2012 andò a sbattere su uno scoglio davanti all'Isola del Giglio.

Un naufragio che è sinonimo di tragedia (32 morti, 110 feriti) e di Francesco Schettino, il comandante che dovrà portare per sempre il peso della sua paura di fronte al disastro. Ma l'ex palazzo viaggiante, lungo 290 metri e largo 35, è anche un enorme guaio, unico nel suo genere. Perché è la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata nella storia.

E perché è rimasta incastrata tra due speroni di roccia, rimanendo inclinata di 65 gradi. Una manna per il turismo, perché per vedere il relitto vengono da ogni parte del globo. Ma l'attrazione è anche una bomba che incombe sull'ambiente, con il suo carico di plastiche, detersivi e sostanze varie. E va rimossa. Dividerla in pezzi sul posto sarebbe stato di gran lunga più semplice e meno costoso. Ma sarebbe stato come far brillare un ordigno.

Così, via al progetto (quasi) impossibile di rimozione, con l'obiettivo di trascinare la nave in un porto e lì smontarla. Il 21 aprile 2012, la Costa Crociere e Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile e commissario delegato per l'emergenza per il naufragio, hanno assegnato l'appalto a due società, l'americana Titan Salvage e l'italiana Micoperi.

I lavori sono partiti nella primavera di un anno fa, dopo che la nave è stata svuotata di carburante, combustibile e acque nere. Spostarla costerà "ben oltre" 500 milioni di euro, precisano dalla Costa Crociere. Cifra lievitata, rispetto ai 500 milioni di dollari (380 milioni di euro) iniziali. "Ma sarà tutto coperto dalle assicurazioni (il consorzio internazionale di armatori Standard P&I, ndr) ai contribuenti non costerà un euro", spiega la Costa.

Al progetto lavorano quasi 500 persone: ingegneri, tecnici, sub e operai di 21 nazionalità diverse. Nei primi comunicati si parlava di un anno per la rimozione. I tempi però si sono dilatati, tra difficoltà tecniche e intoppi vari. "Abbiamo avuto 60 giorni di maltempo, durante i quali era impossibile lavorare", fanno notare. "Questa è un'impresa senza precedenti", spiega Franco Porcellacchia, responsabile del progetto per la Carnival, il gruppo che racchiude Costa Crociere.

Molto cauto sui tempi: "Potremmo concludere la rimozione entro la fine del 2014. Ma ci sono tante variabili da considerare, dal tempo alle condizioni dello scafo". Una certezza c'è: "Entro fine settembre faremo ruotare la nave, attendiamo il via libera del Comitato consultivo allargato all'Osservatorio". Ovvero, del tavolo composto da Protezione Civile, ministero dell'Ambiente, corpi ed enti locali vari, che sovrintende all'operazione.

Il sì potrebbe arrivare venerdì 6, o qualche giorno dopo. Poi inizieranno gli ultimi test. La Concordia dovrebbe essere rimessa dritta "nel giro di 10-12 ore" sostiene Porcellacchia. È lui a raccontare i passaggi verso il parbuckling, come si chiama in termini tecnici: "Abbiamo stabilizzato la nave per evitarne l'inabissamento, tramite un sistema di ancoraggio con elementi sommersi. Poi è stato creato un falso fondale per darle una base: abbiamo messo dei sacchi di cemento tra i due speroni su cui poggia, per colmare i vuoti, poi abbiamo sistemato sotto lo scafo sei piattaforme, fissate sul fondale con 21 pilastri".

A sostenere la nave durante la rotazione saranno due blister tanks (cassoni speciali) sistemati sulla prua, che dovranno darle una spinta di circa 4mila tonnellate: 11 cassoni di galleggiamento sul lato sinistro, quello scoperto, faranno da contrappeso. La Concordia verrà tirata su con dei cavi d'acciaio, collegati ai cassoni centrali della nave.

Se tutto andrà nel verso giusto, la nave si assesterà sulle piattaforme. Ma c'è il rischio di gravi lesioni allo scafo. "Speriamo che il guscio esterno resti intatto", aveva spiegato Nicholas Sloane, uno dei responsabili, alla rivista Le Scienze. Ovvero, che non si spezzi nella rotazione. "I test sono andati bene, e comunque abbiamo piani da applicare in caso di problemi", assicurano dalla Costa. Protesta il Wwf: "Appare poco credibile che le operazioni possano partire entro il mese, e poi non si conoscono i contenuti del progetto esecutivo".

Ma la stampa internazionale fa la fila per assistere, tanto che si lavora a "un piano di gestione". E poi? Dopo la rotazione inizieranno le riparazioni. "Non sappiamo cosa c'è lì sotto", ammette Porcellacchia: c'è una parte dello scafo dove neanche i sub possono arrivare. Quindi, verranno messi altri cassoni sulla nave riemersa, per un totale di 15 per lato. Serviranno a tenerla a galla. Enorme problema: la nave raddrizzata avrebbe un pescaggio (la parte sommersa) di 18 metri e mezzo. Non esiste un porto abbastanza profondo da accoglierla. Dove portarla? "Ci stiamo lavorando", risponde Porcellacchia.

 

COSTA CONCORDIA RIPRESA DA UN DRONE FRANCESCO SCHETTINO CON GLI AVVOCATI COSTA CONCORDIA RIPRESA DA UN DRONE COSTA CONCORDIA RIPRESA DA UN DRONE COSTA CONCORDIA