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Fabio Albanese per “la Stampa”
Lo hanno costretto a spogliarsi e a ballare davanti a una compagna di scuola. L’ennesimo caso di bullismo questa volta ha per scenario un istituto superiore di Ragusa e per vittima un ragazzino disabile che già più volte aveva subito sfottò e dileggi da parte di alcuni compagni.
Il ragazzo finora non aveva detto nulla ma stavolta, di fronte alla vergogna per ciò che aveva dovuto subire alla fermata del bus davanti alla scuola, in presenza di numerosi compagni tra cui una ragazzina e davanti alla videocamera di un telefonino, ha raccontato tutto a una insegnante che ha avvertito il preside. Il dirigente ha chiamato la polizia che ha sentito il ragazzo, con l’aiuto di una psicologa e in presenza del padre.
Il ragazzo ha raccontato che finora aveva subìto i pesanti «scherzi» dei compagni per poter restare nel gruppo ma che quella mattina alcuni erano andati troppo oltre: il gruppo, compresa la vittima, stava ballando alla fermata del bus con la musica di uno smartphone quando 5 o 6 di loro ha circondato il ragazzino.
Due, mentre gli altri incitavano e ridevano, lo hanno costretto ad abbassarsi i pantaloni e gli slip e a coninuare a ballare, minnacciandolo di picchiarlo. Qualcuno ha pure azionato una videocamera riprendendo alcune fasi dell’aggressione e trasmettendole in diretta su Instagram, con un programma che cancella il video dopo 24 ore e non lascia tracce sul telefonino.
Il ragazzino inizialmente non ha saputo fornire i nomi dei suoi compagni di scuola bulli. Gli agenti della squadra mobile di Ragusa e dell’ufficio minori hanno dunque chiesto la collaborazione degli insegnanti e i responsabili, tutti ragazzi tra i 14 e i 18 anni, sono stati individuati. Due di loro sono stati denunciati per violenza privata.
Tutti hanno prima negato, contraddicendosi a vicenda, ma poi hanno ammesso le loro responsabilità e, in lacrime, hanno promesso di chiedere scusa al loro compagno. «La Polizia di Stato ha condotto un’indagine brevissima quanto efficace per appurare i fatti narrati coraggiosamente dalla vittima - dice il dirigente della Mobile Antonino Ciavola - mettendo fine alle angherie e prevenendo ulteriori fatti illeciti. Fondamentale il rapporto tra scuola e squadra mobile, risultato efficace per una risoluzione del problema a poche ore dalla denuncia».
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