DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Antonella De Gregorio per il “Corriere della Sera”
«Quando la scuola di mio figlio ha adottato il registro elettronico e ho ricevuto la password per entrare - racconta Daniela Vetrino, mamma di un 16enne, liceo scientifico a Como - mi è sembrato di avere la chiave del suo diario segreto. Finalmente potrò sapere se lo interrogano, se segue le lezioni, se dietro a certi malumori si nascondono problemi a scuola, ho pensato. Poi, però, mi sono sentita a disagio: ho capito che quando guardavo la sua pagina, si sentiva messo a nudo, la viveva come un' intromissione».
Invece Irene, sul blog «mammeacrobate» benedice la tecnologia: «Io che ho sempre fatto fatica a farmi dire i voti da mia figlia, ora l' ho messa in competizione con il registro elettronico: "fanno a gara" a chi mi informa prima…». Certo, a volte può non essere piacevole. Un' insufficienza via sms nel momento sbagliato, al lavoro, mentre si è compagnia può essere una brutta sorpresa. E ci sono mamme e papà cresciuti in scuole analogiche che faticano ad adattarsi alle novità. Diffuse, ma non ancora universali.
Nonostante una legge del 2012 che prevede, oltre al registro, anche l'invio di informazioni ad alunni e famiglie in formato elettronico, la comunicazione digitale interessa solo 6 o 7 scuole su 10: registro dell'insegnante elettronico per il 73,6%, dice il Miur, quello di classe, usato nel 69,2% degli istituti. Un Paese spaccato a metà, racconta Skuola.net: al Nord le comunicazioni scuola-famiglia sono per il 70% «elettroniche», al Sud la percentuale scende al 38.
Gli sms sono un' eccezione: a inviarli è l' 8% delle scuole. «Non possiamo essere troppo "accudenti"», commenta Monica Galloni, preside del Righi di Roma, dove però per via elettronica viaggiano le giustificazioni e ai ragazzi non viene più consegnato il libretto su cui segnare assenze e ritardi. Ci sono realtà che faticano ad adeguarsi per mancanza di fondi. Come il Majorana di Avola (Siracusa), che ha chiesto un contributo a tutti i genitori che desiderino vedere i voti del proprio figlio online.
«Pago il registro elettronico seimila euro l'anno: è un costo che non riesco a sostenere», ha dichiarato il dirigente, Fabio Navanteri. Ma è un'opportunità che divide le famiglie: c'è chi sottolinea i vantaggi delle pagelle via sms (tempestività, risparmio di tempo) e chi teme che l'uso di Internet e del cellulare elimini del tutto il già difficile rapporto faccia a faccia con i propri figli.
«Una relazione che deve essere costante e diretta, per quanto possa essere faticosa», sostiene Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano. Che vede il rischio che il registro elettronico «fornisca la scusa per isolarsi a chi non vuole avere rapporti con la scuola». Meglio - dice - un dialogo franco, sincero e interessato, piuttosto che informazioni asettiche, in tempo reale, su pc o telefonino. Il rischio «è che la mediazione umana, che è fondamentale, esca relativizzata, svalutata».
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