DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
B. B. per “Libero quotidiano”
La testimonianza di una vicina, il cui telefono ha agganciato le celle telefoniche in un preciso orario, le impronte sul dispenser del bagno, i capelli nel lavandino: riparte dall'analisi di questi tre punti la richiesta di revisione della sentenza depositata dai legali di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi, a Garlasco. Entro la fine di luglio la Corte d'Appello di Brescia deciderà se accogliere o meno l'istanza presentata dagli avvocati del 36enne da 5 anni recluso nel carcere di Bollate.
Stasi è stato condannato in Cassazione, per i genitori di Chiara non può che essere lui l'assassino di loro figlia, e nonostante i tentativi di riaprire il caso anche il processo d'appello bis si è concluso per in modo sfavorevole per l'ex bocconiano, ma da dicembre lo assiste l'avvocato Laura Panciroli, la quale è intenzionata ad andare in fondo nel dimostrare che «Stasi è innocente», ha dichiarato.
«Le circostanze su cui era basata la sua condanna sono ora decisamente smentite». I nuovi elementi che scagionerebbero Alberto sono contenuti in 22 pagine fitte che prendono in considerazione soprattutto la deposizione di Manuela Travain, una vicina dei Poggi sentita più volte come teste. La signora Travain sostiene di avere visto, passando in auto davanti alla casa del delitto, una bicicletta nera da donna appoggiata sul cancello. Una bici, appureranno le indagini, diversa da quella dell'imputato per il tipo di manubrio, il cestino, le molle sotto il sellino. Ma allora di chi è quella bici?
Si è sempre detto di una ragazza, che conosceva bene la vittima. Nella simulazione di quella mattina fatta dalla difesa, e mostrata anche nella scorsa puntata dalle Iene su Italia1, particolare importanza viene data alle persiane della porta-finestra al piano terra della villetta del massacro. Per la Travain, che è transitata in auto quel 13 agosto 2007 tra le 9,27 e le 9,28 «tutte le finestre erano chiuse e il cancelletto aperto».
Allora chi ha aperto la finestra della cucina del piano terra che alle 13 i carabinieri trovano spalancata? Per la difesa, solo Chiara può averlo fatto, il che attesta che era ancora viva intorno alle 9,30 e se è vero che Stasi accende il computer alle 9,35 come può avere ucciso la fidanzata e poi essere andato in 5 minuti scarsi nella propria abitazione situata altrove?
Poi le impronte sul dispenser del bagno miste a Dna: oltre a quelle di Stasi ce n'erano altre su cui non sono stati effettuati approfondimenti, scrive l'Agi, e c'erano, inoltre, quattro capelli nel lavandino. Questo farebbe sorgere dei dubbi sul fatto che il lavabo sia stato davvero lavato dopo il delitto. Una ricostruzione ovviamente contestata da Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi. Eppure, l'omicidio di Garlasco, da 13 anni, divide ancora.
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