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1 - GRAFICA VENETA, L'IDEA CHOC DEL PRESIDENTE "BASTA PACHISTANI, ASSUMIAMO GENTE DI QUI"
Laura Berlinghieri per “la Stampa”
Fabio Franceschi lo dice senza giri di parole: «Pachistani, nella mia azienda, non li voglio più». Meglio gli «autoctoni». È il presidente di «Grafica Veneta», colosso della stampa di libri con sede a Trebaseleghe (Padova), in estate scosso dal terremoto del caporalato.
Cos' è successo?
«Il nostro è un gruppo internazionale con più di 800 dipendenti. Alcuni pachistani, dipendenti della ditta Bm Service, che aveva rapporti con noi, hanno litigato, si sono bastonati e ci hanno accusato di un mucchio di falsità».
Tipo?
«Dicevano di lavorare 12 ore al giorno 365 giorni all'anno, cosa risultata falsa. Alcuni, con noi da pochi mesi, sostenevano di non venire pagati da tre anni. Siamo stati additati come schiavisti. Il pm è stato gentile e veloce. Ha capito l'imbarazzo di una realtà come la nostra. Così tutto si è concluso velocemente e ora ne siamo usciti».
Perché l'ad e il direttore dell'area tecnica hanno patteggiato per il reato di sfruttamento del lavoro
«Perché in Italia un processo dura 7 anni, se tutto va bene. La nostra è un'azienda in grande crescita, che non può permettersi di perdere due risorse così importanti per anni, o di restare concentrata su un problema risolvibile con una sanzione amministrativa. Pinton e Bertan hanno patteggiato, anche su consiglio degli avvocati, e ora sono di nuovo operativi».
Quindi non sapevano delle vessazioni?
«Se lo avessero saputo, allora avrebbero dovuto saperlo anche sindacati, Rsu e capi reparto. La nostra azienda è lunga un chilometro, i pachistani erano all'ultimo miglio. Quasi non sapevo di avere dei pachistani. Bertan ha in mano un gruppo che gestisce come fosse una famiglia».
Le vessazioni, però, ci sono state
CASO GRAFICA VENETA - UN IMMIGRATO PACHISTANO LEGATO LUNGO LA STATALE DI PIOVE DI SACCO
«Sicuramente qualcosa ci sarà, perché quella è gente molto violenta. Però la mano sul fuoco non la metterei. Parliamo di prognosi di tre giorni al Pronto soccorso. Abbiamo indicato a un nostro dipendente di andarci a sua volta, dicendo di avere male a un dente. Sa quanti giorni gli hanno dato? Tre. Come per un pestaggio?».
Sono stati abbandonati in strada, imbavagliati e con le mani legate
«Ma li ha visti? Avevano la mascherina in faccia, per calunniarci, e le braccia aperte dietro. Uno era vestito come uno zingaro. Comunque non entro nel merito dei pestaggi. Ma, visto come si sono comportati, è difficile fidarsi sul resto. All'inizio ci avevo creduto e ho donato loro 220 mila euro, adesso taccio».
Vivevano ammassati
«Ma loro sono un po' così, pulizia e bellezza non è che facciano parte della loro cultura. Comunque vivevano in 8 in una casa grande, 2 in una stanza. Neanche male».
Ha detto che d'ora in poi vorrà solo lavoratori veneti...
«Ci sono stranieri che, negli anni scorsi, hanno affittato case, ma ora non pagano le spese condominiali ed è impossibile mandarli via. Il nostro territorio è un po' traumatizzato da questa presenza particolare. Non ce la sentiamo di assumere gente che non vive qui, perché la nostra è come fosse una famiglia, ci daremmo subito da fare per trovare una sistemazione e garantire per la casa. Allora puntiamo sul territorio. Ma la nostra azienda lavora in tutto il mondo, non possiamo avere solo veneti».
Se venisse un romano, lo respingerebbe?
«Con gli italiani non ci sono problemi. Ma gli direi che è un casino con la residenza, perché nel nostro territorio l'edilizia è ferma da anni e catapecchie vengono affittate a centinaia di euro. Quando una persona lavora deve avere anche una vita privata».
E se venisse un pachistano?
«Non ne vogliamo più. In 5 anni non hanno imparato una parola di italiano. Non sono come i rumeni e i filippini, che hanno una cultura vicina alla nostra. I veneti sono abituati a vivere bene: sotto un certo punto di vista, con loro soffriremo un po' di più. Ma non sarebbero mai arrivati a dire certe falsità». -
2 - DUE MANAGER PATTEGGIANO UNA MAXIMULTA DA 45 MILA EURO
Laura Berlinghieri per “la Stampa”
Fabio Franceschi ospite a “Porta_a_Porta”. Grafica Veneta ...
Nella primavera 2020, Grafica Veneta regalava 2 milioni di mascherine alla Regione Veneto. È passato un anno e mezzo. Il teatro si è trasferito dalla Protezione civile di Mestre, sede delle conferenze stampa di Luca Zaia, al Tribunale di Padova. Qui quattro giorni fa Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, ad e direttore dell'area tecnica dell'azienda, hanno patteggiato per il reato di sfruttamento del lavoro. Sei mesi di carcere, commutati in una sanzione pecuniaria di 45 mila euro ciascuno.
Grafica Veneta è un colosso di stampa e rilegatura (Harry Potter, la biografia di Obama). Tutto è nato nel 2020, quando i carabinieri hanno trovato alcuni pakistani abbandonati in strada, imbavagliati, con le mani legate. L'indagine ha scoperchiato un meccanismo di vessazioni e ricatti. Parte lesa nel processo penale sono 11 pakistani, dipendenti di Bm Services, ditta con sede in Trentino, in subappalto a Grafica Veneta.
Fabio Franceschi ospite a “Porta_a_Porta”. Grafica Veneta ...
Turni massacranti, stipendi decurtati con sistematici prelievi dal bancomat e, al tentativo di ribellione, giù le botte. Secondo il pm, Bertan e Pinton erano a conoscenza del sistema di violenze, per questo il 26 luglio sono scattati gli arresti domiciliari. Loro hanno sempre negato tutto e alla fine hanno patteggiato, cavandosela con una sanzione pecuniaria. Ben poco rispetto a quanto si immaginava all'inizio.
Restano in piedi le accuse verso 9 pakistani, compresi i titolari di Bm Services. Il caso aveva provocato diverse reazioni. Il deputato Alessandro Zan aveva deciso di ritardare l'uscita del suo libro perché non fosse stampato da Grafica Veneta. Era anche intervenuto Papa Francesco, rispondendo a una lettera di Maurizio Maggiani sul Secolo XIX: «Abbiamo bisogno di una denuncia che porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell'essere umano».
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