RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
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— Eurosport IT (@Eurosport_IT) August 11, 2024
Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
L’America sembravamo noi. Non solo per il livello stratosferico del gioco; per la mescolanza. L’unità nella differenza. Ekaterina Antropova, nata in Islanda da genitori russi, abbraccia Sarah Fahr figlia di uno skipper tedesco e cresciuta sull’isola d’Elba, che abbraccia Myriam Sylla nata a Palermo da genitori ivoriani e cresciuta a Valgreghentino in provincia di Lecco, che abbraccia Alessia Orro avvolta nella bandiera sarda [...] che abbraccia Paola Egonu nata a Cittadella da genitori nigeriani, il padre camionista di Lagos la madre infermiera di Benin City, già capitale di un grande impero africano.
Tutte indossano la maglia azzurra. E tutte abbracciano Julio Velasco: padre peruviano morto di pancreatite quando aveva sei anni, madre argentina, un fratello desaparecido; arrivato in Italia nel 1983, nel 1989 già allenatore della Nazionale maschile. Inseguiva un oro olimpico da allora. Sostiene di non pensare mai alla finale persa ad Atlanta 1996, quando sembravamo imbattibili; in realtà ci ha pensato tutti i giorni.
Ha dovuto attendere Parigi 2024 per dimenticarla, e conquistare il primo oro olimpico della pallavolo italiana. Quando due numeri uno si incontrano, non è detto finisca bene. Questa Olimpiade ha consacrato Paola Egonu come la più forte pallavolista in attività: un torneo perfetto con la squadra perfetta, 22 punti in finale, in pratica un set vinto solo con le sue schiacciate. […]
Le questioni sono tre. La prima è tecnica. Spiega Velasco che, essendo la Egonu l’attaccante più forte, prima si tendeva a farle arrivare troppi palloni, il che implicava troppa responsabilità e troppe avversarie pronte a murarla; «così ho detto che bisognava far arrivare a Paola solo i palloni giusti, anziché cercarla necessariamente ogni volta».
La seconda questione è mentale. Velasco ha lavorato per togliere un po’ di pressione alla sua giocatrice più rappresentativa, per prenderla su di sé, come faceva Mourinho nell’Inter del Triplete, e anche per valorizzare l’altro opposto, la Antropova — 21 anni, quattro in meno di Egonu —, che lo storico presidente del volley Carlo Magri considera il nostro vero fenomeno.
Della terza questione oggi nessuno parla. Ed è la questione politica. Paola Egonu in questi anni si è esposta molto, con coraggio. Ha denunciato il razzismo che esiste in Italia, come qui a Parigi ha ribadito Fiona May: e ha fatto benissimo. Ha querelato il generale Vannacci, e forse ha fatto meno bene, perché dire stupidaggini può non essere considerato reato. In questi Giochi Egonu non ha mai parlato. Ieri ha accettato per la prima volta di fermarsi all’uscita dal campo a rispondere alle domande.
L’ha fatto con un filo di voce. Ha confermato l’importanza di Velasco sia sul piano tecnico, sia sul piano psicologico. Ma è parsa emotivamente coinvolta solo quando ha parlato di suo nonno scomparso da poco, cui ha dedicato la medaglia; «perché si è sempre preso cura di me, mi ha voluto bene, mi ha sostenuto, e mi ha detto che avrei vinto. Come si chiamava il nonno? Preferirei non dirlo».
Anche Velasco oggi evita la politica. Un giornalista che lo conosce bene, Flavio Vanetti del Corriere, racconta che una volta a tavola cominciarono a fargli domande su Che Guevara; finì alle tre del mattino. [...] Lui ha conosciuto una dittatura inefficiente sul piano militare ed economico, ma efficientissima nella repressione. Velasco era tra i repressi.
«Sono ancora un uomo di sinistra, ma non ideologico; forse perché lo sono stato troppo in gioventù. Non voglio stare tra le veline intellettuali: per questo in Italia non ho mai fatto politica, tranne quando ho dato una mano a Veltroni candidato premier, perché sapevo che avrebbe perso. C’è un errore che la sinistra non dovrebbe commettere: rinunciare al merito, e anche all’autorità […]».
In realtà, Julio Velasco e Paola Egonu hanno fatto politica anche portando questa squadra mista e perfetta all’oro olimpico. Perché da oggi chi nega che l’Italia possa essere un Paese multietnico ha un argomento in meno.
aldo cazzulloMEME ROBERTO VANNACCI PAOLA EGONUtweet vannacci egonualdo cazzullo ricevimento quirinale 2 giugno 2024 giovanni malago con julio velasco
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