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Luca Fazzo per www.ilgiornale.it
Una brutta mattina per Rocco Princi, il nuovo re milanese del business del pane, sempre più sulla cresta dell'onda dopo l'accordo con il colosso americano Starbucks, quello delle palme in piazza del Duomo.
Princi ieri mattina ha dovuto sottrarre un paio di ore alla gestione della sua rete di panetterie e pasticcerie - cinque negozi, tutti rigorosamente all'interno del centro storico, più una succursale a Londra - e presentarsi davanti alla quarta sezione del tribunale per essere processato con rito abbreviato per l'accusa di minacce e violenza a pubblico ufficiale, articolo 336 del codice penale. Gli è andata decisamente male: il giudice Maria Cristina Filiciotto lo ha dichiarato colpevole e lo ha condannato a due mesi e venti giorni di carcere, concedendogli la sospensione condizionale della pena.
Ma cosa ha combinato, Princi, per ritrovarsi in un simile pasticcio? Dietro, sembra di capire, c'è una certa insofferenza del 57enne imprenditore calabrese verso i controlli sanitari nei suoi punti vendita. La storia risale a tre anni e mezzo fa, e ha per teatro il più in vista dei negozi della catena, quello affacciato su largo La Foppa. È qui che, un giorno di agosto, Princi si vede arrivare una ispezione dell'Ufficio d'igiene. Controllo di routine, secondo i funzionari: ma vissuto, pare, da Princi come una sorta di persecuzione.
Tema: la porta di un laboratorio lasciata aperta. Sta di fatto che le proteste del titolare salgono di tono, pesantemente. I funzionari dell'Ufficio d'igiene si sentono insultati e minacciati. Lo scontro prosegue qualche giorno dopo nella sede di via Statuto del servizio di controllo. E a quel punto i funzionari fanno partire la denuncia nei confronti di Princi. Il fascicolo viene assegnato al sostituto procuratore Alessia Miele, che si convince della colpevolezza di Princi e dispone il processo con citazione diretta, saltando l'udienza preliminare.
Ieri, assistito dall'avvocato Tomaso Pisapia, Princi si è presentato in aula per difendere le sue buone ragioni. Ma le dichiarazioni messe a verbale durante le indagini dai funzionari dell'ufficio d'igiene non gli hanno lasciato via di scampo. Nonostante il pm d'udienza - un magistrato onorario che ha gestito il processo per conto della dottoressa Miele, trasferita nel frattempo - avesse chiesto l'assoluzione dell'imputato, il giudice Filiciotto è stata più severa del rappresentante dell'accusa: per la sentenza il comportamento dell'imprenditore è stato ingiustificabile, davanti a pubblici funzionari che stavano semplicemente compiendo il loro dovere.
Ora la condanna piomba su Princi nel momento più luminoso della sua carriera, iniziata nel lontano 1986, con l'apertura del primo negozio milanese, e che lo ha portato ad essere scelto come partner dal gigante Starbucks in vista dell'atteso sbarco a Milano. Una alleanza che non si limiterà alla gestione del megalocale di piazza Cordusio, con i suoi trecentocinquanta dipendenti, ma porterà il pane di Princi nelle caffetterie migliori del gruppo, le torrefazioni Starbucks Roastery di New York, Shangai e Seattle.
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