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Rory Cappelli per “www.roma.repubblica.it”
L'operazione si chiama Medusa, forse per la morsa tentacolare in cui il clan ha stretto il X Municipio, quello di Ostia, non a caso commissariato ormai da tempo. E all'alba di stamattina 150 finanzieri del comando provinciale della guardia di Finanza di Roma hanno eseguito due provvedimenti di sequestro che vanno a colpire il cuore del gruppo criminale dei Fasciani. Tra i beni sequestrati ci sono attività commerciali, beni immobili e bancari.
Il patrimonio sequestrato ha un valore di 20 milioni di euro. E i provvedimenti sono stati emessi dalla Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura - Direzione Distrettuale Antimafia.
Qualche settimana fa era arrivata la sentenza con cui la Corte d'Appello di Roma aveva condannato per associazione a delinquere semplice alcuni membri del clan Fasciani per i quali il procuratore generale aveva invece chiesto che venisse riconosciuto il reato di associazione mafiosa.
Una sentenza che aveva suscitato qualche polemica: «Giustizia schizofrenica — aveva detto il senatore dem e commissario del Pd di Ostia Stefano Esposito — allora perché il municipio è stato sciolto per mafia?».
Le indagini economico-patrimoniali condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del nucleo di polizia tributaria della capitale e dal II gruppo Roma, sono state eseguite nei confronti dei fratelli Carmine e Terenzio Fasciani. Le investigazioni hanno tratto spunto dalle informazioni che arrivavano da due importanti operazioni, eseguite in precedenza sul territorio di Ostia nei confronti del medesimo gruppo delinquenziale, denominate "Nuova alba" (del luglio 2013) e "Tramonto" (del febbraio 2014).
Più nel dettaglio è stato accertato come i due abbiano progressivamente inquinato l'economia legale della zona attraverso la costituzione e acquisizione di svariate società operanti in diversificati settori, sfruttando numerosi prestanome. In alcuni casi, si è assistito a vere e proprie joint-venture tra i fratelli Fasciani e, sino ad oggi, poco conosciuti imprenditori che hanno tentato di camuffare l'illecito patrimonio illecitamente accumulato, come peraltro già emerso nell'operazione Tramonto.
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