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Maria Corbi per "La Stampa"
«Io amo questo quartiere, i Parioli. Lo devo premettere». Francesca, la chiameremo così, lo precisa quando tutte le parole hanno già composto questo articolo. «Mi sono chiesta: come può una mamma crescere dei figli in un quartiere che ha prodotto le baby prostitute, ma soprattutto i loro clienti? Qui sono nata, qui voglio rimanere».
Un quadrilatero benestante stretto tra villa Borghese e villa Glori. Terra di ricchi, certo, spesso di nuovi ricchi. Ma non solo. Qui abitano anche la borghesia intellettuale, e famiglie modeste che hanno ereditato le loro case dai bisnonni. Gente perbene. Figli perbene.
«Io due figli li sto crescendo. Non so se sarebbe più facile in un'altra zona di Roma, so però che questo viaggio con loro fino a qui, in questo contesto, è stato faticoso. Come se in un mare calmo, dove tu hai deciso la rotta, ci fosse qualcuno che, continuamente, tenta di spostare la barra per farti dirottare. E la fatica per tenerla dritta, quella barra è tanta. E' difficile in assoluto, in ogni luogo, insegnare a chi stai crescendo il senso di responsabilità , cosa è giusto e cosa non lo è, ma qui lo è di più. Molto fa l'esempio, ma può non bastare quando tutto ti rema contro. Quando le prime feste di tuo figlio sono all'hotel Hilton, quando va a casa di un amichetto che ha in camera ceste ricolme di merendine a disposizione, quando i suoi amici non amano il Natale perché tanto i regali li hanno tutti i giorni. Quando a 8 anni pretendono vestiti Ralph Lauren. Quando a 14 anni la paghetta mensile è di 400 euro. E la lista è lunga».
Gli episodi le si affollano in mente. «Anni fa nella scuola dei miei figli, una manciata di pargoli dai cognomi altisonanti rubarono negli zaini dei compagni i cellulari, gli Ipod, i soldi. Un consiglio disciplinare decise pene varie, tra cui sospensione ed espulsione. Qualche genitore, invece di trascinarsi via il figlio per le orecchie, decise di denunciare la scuola per danni "biologici"».
Difenderli, sempre, ad ogni costo, anche a quello della loro educazione, del loro futuro. «Difenderli anche quando il professore di italiano riferisce con educazione che la ragazzina invece di scrivere il tema ha disegnato fiorellini sul foglio protocollo». Sempre e comunque. Genitori che non tollerano che il figlio subisca rimproveri o salutari frustrazioni. Che minacciano i professori della costosissima scuola privata, ricorda Francesca, «quando li convocano per avvertire che il figlio/figlia rischia di rimanere analfabeta».
«"Io pago e lei non deve seccarmi"». E che parlano all'erede ciuccio del radioso futuro che li attende, perché tanto il merito non conta. «E se tuo figlio cresce tra queste persone devi continuamente spiegargli che gli strani sono gli altri genitori e non tu che lo costringi a studiare, a chiedere scusa, ad assumersi le responsabilità . Che quando vai a parlare con il professore ti cospargi il capo di cenere quando lo ascolti raccontare che tuo figlio nel tema ha scritto che il capo dei crociati era un certo "Alemanno". Che gli togli la playstation e non lo fai uscire per punizione. Che ritieni che per un adolescente 20 euro a settimana siano grasso che cola. Che pretendi che non frequentino quei dementi che su WhatsApp chiamano il gruppo "Terzo Reich", anche se sono compagni di scuola».
«Uno dei miei figli - confida Francesca - conosceva di fama e di vista una delle baby prostitute». «Ne parlavano l'altro giorno alla Casina delle Muse». «Non sapevano che si prostituisse. Era una delle tante "putty" che girano». Putty? «Mah sì, le chiamano così, le ragazzine svelte, quelle che non si fanno tanto problemi. Ma senza farsi pagare». Perché lo fanno? «L'ho chiesto a mio figlio e mi ha detto "Per essere popolari"».
Le Putty, dice il figlio di Francesca, classe 1999, hanno tra i 14 e i 16 anni. «Anche di meno. Vanno tutte ai pomeridiani delle discoteche, entrano gratis perché movimentano la festa». Come entrano gratis i cosiddetti «pr», ragazzini imberbi contattati tramite Facebook dai gestori delle discoteche per portare gente. Con percentuale sulle vendite. E ci sono pure le riunioni motivazionali dove quattro cialtroni incitano i ragazzini a fare del loro meglio, a convincere tutto il gruppo ad andare «all'evento».
«Evento», altra parola magica che deve mettere in allarme i genitori normali. «Perché qui, in queste "festicciole", sui tavoli dei locali non c'è coca-cola ma vodka o prosecco», spiega Francesca. Uno "shot" tira l'altro anche a 13 anni. «Sono andata dai carabinieri questa estate a denunciare un bar che vendeva tequila ai minorenni. Sono stata ascoltata gentilmente, ma quel gestore di bar ha continuato a spacciare (perché di questo si tratta) alcol». Il triangolo maledetto delle riunioni parioline si snoda tra piazza delle Muse, Ponte Milvio e Campo dei Fiori, affollate di macchinette truccate che costano quanto un'utilitaria.
«Ma alla fine - assicura Francesca - ce la puoi fare, puoi permettergli di frequentare quella gente, i loro, i tuoi, vicini di casa, perché i principi, le regole, la tradizione e la storia della loro famiglia, hanno un peso fondamentale. Anche se non smetteranno mai di ripeterti: "mamma sei una rompic...". Sì, lo sono, lo ammetto, perché il terrore che l'ambiente, il nulla, li divori è un compagno di viaggio nella loro crescita».
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