negozi chiusi in via del corso a roma

DA SALOTTO BUONO A SGABUZZINO SGARRUPATO: NELL’ANNO DEL GIUBILEO VIA DEL CORSO A ROMA SI PRESENTA COME UN’INFILATA DI NEGOZI CHIUSI, VETRINE POLVEROSE E OUTLET - TRA ATTIVITÀ COMMERCIALI ED EX SEDI DI BANCHE, SONO QUATTORDICI I LOCALI CHIUSI: SIGNIFICA CENTINAIA DI METRI QUADRATI DI SPAZIO INUTILIZZATO IN UNO DEI LUOGHI PIÙ COMMERCIALI DELLA CITTÀ – E A BREVE POTREBBE ARRIVARE LA SVOLTA PER L’EX CINEMA METROPOLITAN, ORMAI CHIUSO DA ANNI: POTREBBE ESSERE RICONVERTITO IN SPAZIO COMMERCIALE…

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1. VIA DEL CORSO, SHOPPING ADDIO. NEGOZI CHIUSI E TANTI OUTLET

Marina de Ghantuz Cubbe per “la Repubblica – Roma”

 

negozi chiusi in via del corso a roma 4

L’ingresso in via del Corso da piazza del Popolo dovrebbe essere l’antipasto che apre lo stomaco e fuor di metafora il portafogli, a chi ha voglia e possibilità di fare shopping. Invece, una dietro l’altra, da entrambi i lati della storica strada degli acquisti, ci sono una serie di vetrine e serrande chiuse. A sinistra, subito dopo il grande portone al civico 4, si susseguono i tendoni neri che coprono le cinque vecchie vetrate del cinema Metropolitan. Di fronte, altre cinque serrande abbassate.

 

Erano negozi, ora somigliano più a dei foschi presagi. Perché continuando a camminare lungo via del Corso tra attività commerciali ed ex sedi di banche, sono quattordici i locali chiusi. Significa centinaia di metri quadrati di spazio inutilizzato in uno dei luoghi, in teoria, più commerciali della città.

 

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Al posto delle serrande abbassate davanti all’ex cinema, fino a una decina di anni fa c’erano due negozi di scarpe. Uno di questi, Re Michelle, era un negozio storico con un grande cartello sotto l’insegna: “Solo fabbriche italiane”. Addio anche a “Piero il fichissimo”, altro negozio storico di abbigliamento che sorgeva al civico accanto. Ce n’era un altro ancora, offriva capi firmati: chiuso.

 

Continuando a camminare e spostandosi dal civico 575 al 512 ecco che compaiono altre due vetrine coperte dall’interno con dei fogli di carta rossi e, al centro, un piccolo cartello bianco sempre con la stessa scritta: “ chiuso”. […]

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Eppure, la presenza della fermata della metro A, Flaminio, che lascia le persone proprio a due passi, assicura un flusso di acquirenti di non poco conto, soprattutto nel weekend. Certamente un problema rispetto alla clientela esiste: tra chi preferisce fare acquisti su internet oppure evitare il centro perché è difficile raggiungerlo con i mezzi privati, ieri nel pieno del periodo dei saldi, la strada non era particolarmente affollata. Ma la criticità principale sembra essere un’altra: i costi che aprire un’attività in via del Corso e non solo, comporta.

 

«Nel 2024 hanno chiuso, nel centro storico, tra i 200 e i 300 negozi — spiega il presidente di Confesercenti Lazio Valter Giammaria — Bisogna pensare, infatti, che intorno alle vie principali dello shopping ci sono i negozi delle strade limitrofe che sono i più penalizzati. In centro c’è il 35% del commercio romano, ma i costi fissi aumentano, come i prezzi degli affitti».

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Il settore dell’abbigliamento, continua Giammaria, «è quello più colpito, preda anche del commercio online che avendo una tassazione molto più bassa dei negozi offre merce a prezzi bassissimi. Poi ci sono gli oltre due miliardi di euro del giro d’affari che deriva dalla vendita di merce contraffatta. Altra concorrenza sleale. Gli outlet che si vedono anche in via del Corso sono un segno della crisi. […]». Ieri, tra i negozi con più persone all’interno, oltre alle marche più gettonate come Zara, mango ed H& M, c’erano proprio gli outlet. Che ormai sono di diverso tipo: grandi locali con tre o quattro vetrine che espongono enormi scritte offrendo sconti su capi firmati fino al 70%. La stessa formula, però, viene scelta anche da negozi decisamente più piccoli che sembrano offrire l’occasione imperdibile: un golf griffato, magari di un buon tessuto, ma di vecchie collezioni.

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Infine, capitolo banche: lungo via del Corso ci sono due grandi spazi, da centinaia di metri quadrati ciascuno, che erano occupati da istituti di credito. Per dare l’idea dell’ampiezza, basti pensare che ciascuna occupa quattro numeri civici. La sede della Banca Nazionale del Lavoro e quella del Monte dei Paschi di Siena sono completamente deserte all’interno e questi spazi, a maggior ragione perché enormi e particolarmente costosi, è difficile che trovino una nuova destinazione, lasciando un immenso vuoto.

 

2. CINEMA METROPOLITAN PRONTA LA LEGGE PER FARLO DIVENTARE LOCALE COMMERCIALE

Estratto dell’articolo di Emiliano Pretto per “la Repubblica”

 

l'ex metropolitan in via del corso a roma 2

Per l’ex cinema Metropolitan di via del Corso potrebbe arrivare a breve un momento di svolta, ma nella direzione opposta alle speranze di quanti auspicavano la tutela della sala e la sua riapertura con il solo scopo di riavviare le proiezioni. Il Consiglio regionale del Lazio sta per approvare una norma che favorirà il cambio di destinazione d’uso per quelle sale abbandonate da più di dieci anni. Andando a disarticolare la precedente legge regionale, targata Nicola Zingaretti, che permetteva solo una parziale riconversione commerciale delle sale cinematografiche, a patto di mantenere almeno il 70% degli spazi a scopo cinematografico-culturale.

 

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Lo strumento attraverso cui tutto questo sarà reso possibile è un articolo contenuto nella proposta di legge 171 sulla semplificazione urbanistica, in arrivo nelle prossime settimane nell’aula del Consiglio regionale del Lazio. « Ci sono oltre 200 sale cinematografiche chiuse aRoma che l’attuale normativa non permette di utilizzare in maniera diversa — ha spiegato l’assessore regionale all’Urbanistica, Pasquale Ciacciarelli [...]

 

La proposta di legge 171 semplificherà quindi i cambi di destinazione d’uso, modificando o eliminando, questo lo stabilirà l’aula al momento del voto, le vecchie percentuali di mantenimento di aree a vocazione cinematografica dentro i locali in corso di trasformazione. E conterrà premi costruttivi fino al20% per chi manterrà almeno il 30% di attività culturali.

 

È quello che chiedeva da tempo l’attuale proprietà del Metropolitan, la Dm Europa.

cinema metropolitan a roma chiuso

Sconfitti al Tar il 20 dicembre scorso, gli attuali proprietari della sala presenteranno comunque ricorso al Consiglio di Stato per contestare nuovamente la legge regionale 5/ 2020. Quella, appunto, voluta dalla giunta Zingaretti e che aveva impedito la trasformazione del cinema in uno spazio commerciale. Secondo un progetto che prevedeva anche, come “onere accessorio”, il recupero e la riqualificazione di altre due sale cinematografiche, l’Airone, sala storica dell’Appio Latino, e l’Apollo, che si trova nella zona dell’Esquilino.

cinema metropolitan a roma chiuso